Maratona di lettere ad Amsterdam, nel dicembre 2016 © Marieke Wijntjes / A
Maratona di lettere ad Amsterdam, nel dicembre 2016 © Marieke Wijntjes / A

Maratona di lettere Le vostre parole hanno cambiato delle vite

Ogni anno sono milioni le lettere inviate da un po’ ovunque nel mondo durante la Maratona di lettere. Questi scritti cambiano delle vite. Nel 2020, nonostante la pandemia, abbiamo scritto 4,5 millioni di lettere, di cui 30'000 sono state inviate dalla Svizzera. Ecco alcuni successi ottenuti negli scorsi anni grazie a tutte le persone che hanno firmato una delle nostre azioni.
Yasaman Aryani, attivista per i diritti delle donne, Iran

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Yasaman Aryani è stata condannata a 16 anni di carcere per aver contestato l’obbligo di indossare il velo in Iran. La Maratona di lettere 2019 e le migliaia di lettere inviate chiedendo la sua liberazioni hanno ottenuto una riduzione della sua pena a 5 anni e mezzo. La riduzione della pena è un passo nella giusta direzione, ma la sua condanna rimane un atto inammissibile e inaccettabile!

Vitalina Koval, militante LGBTI* in Ucraina

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“Oggi, domani e per molti giorni a venire trascorrerò il mio tempo a leggere le vostre lettere, una dopo l’altra. Mi daranno la forza e mi permettono di sapere perché vivo, qual è il mio scopo in questo mondo. Sento un amore totale per tutte le persone che mi hanno sostenuta” sono le parole con le quali Vitalina ha commentato questa foto pubblicata su Facebook il 20 luglio 2019. Vitalina Koval è una militante LGBTI* in Ucraina, che è stata aggredita dopo aver organizzato una manifestazione pacifica in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, nel 2018. Amnesty International si è occupata del suo caso durante la Maratona di lettere 2018.

Mahmoud Abou Zeid, detto Shawkan, fotoreporter in Egitto

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Il fotogiornalista egiziano Shawkan è stato liberato nel marzo 2019. Era stato arrestato nel 2013 durante una manifestazione di sostenitori del presidente uscente Mohammed Morsi. Le forze dell’ordine erano intervenute in modo estremamente violento, uccidendo quasi 700 persone. Quando la polizia ha scoperto che Shawkan era giornalista, e che aveva scattato delle immagini della manifestazione, lo ha immediatamente arrestato e incarcerato adducendo motivi totalmente arbitrari. Dopo 5 anni di carcere ha ritrovato la libertà. Amnesty International si era impegnata a più riprese per lui, in particolare durante la Maratona di lettere del 2016.

 Tadjadine Mahamat Babouri, detto Mahadine, blogger in Ciad

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© Rebecca Hendin

Il blogger e attivista online Mahadine è stato liberato nell’aprile 2018. Era stato arrestato nel 2016 dopo aver pubblicato diversi video su Facebook nei quali criticava la gestione dei fondi pubblici da parte del governo. È stato tra le decine di persone arrestate ingiustamente dalle autorità ciadiane per aver criticato il governo. Amnesty International si è impegnata per lui in occasione della Maratona di lettere 2017: quasi mezzo milione di persone gli hanno scritto delle lettere o firmato una petizione che chiedeva la sua liberazione.

Muhammed Bekzhanov, giornalista in Kirghizistan

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Il 22 febbraio 2017 il giornalista Muhammed Bekzhanov è stato liberato dopo 17 anni trascorsi in carcere. Nel 1999 era stato accusato di essere implicato in alcuni attentati avvenuti a Tashkent. Il vero motivo del suo arresto erano però il suo ruolo di editore del giornale Erk e le attività di suo fratello, Muhammad Salih, leader dell’opposizione. Muhammed Bekzhanov è stato torturato e maltrattato durante la detenzione. Amnesty si era impegnata per lui durante la Maratona di lettere del 2015.

Fred Bauma e Yves Makwambala, attivisti in Congo

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Quattro attivisti sono stati liberati in Repubblica democratica del Congo a fine agosto 2016. Tra loro anche  Fred Bauma e Yves Makwambala, che erano stati arrestati nel 2015 dopo aver organizzato un evento a Kinshasa per incoraggiare i giovani ad interessarsi alla politica e a votare. Amnesty International si era impegnata per la liberazione dei due uomini durante la Maratona di lettere 2015, raccogliendo oltre 170'000 appelli in tutto il mondo.

Burkina Faso, matrimoni forzati

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A fine febbraio 2016 il ministro della Giustizia del Burkina Faso ha espresso il desiderio di fare della lotta i matrimoni forzati una priorità a livello nazionale e ha annunciato delle misure concrete. L’età minima per il matrimonio deve essere fissata a 18 anni e i matrimoni forzati devono essere iscritti quali reati nel Codice penale nazionale. Amnesty International si era impegnata contro i matrimoni forzati in Burkina Faso durante la Maratona di lettere 2015.