Maratona di lettere 2023 Justyna Wydrzyńska, Polonia: Condannata per aver difeso il diritto all'aborto

6 novembre 2023
L'attivista Justyna Wydrzyńska ha cercato di aiutare una donna vittima di violenza domestica ad abortire in sicurezza. Le pillole abortive che ha inviato per posta sono state intercettate dal compagno della donna, che ha informato la polizia. In Polonia, con alcune rare eccezzioni dovute a uno stupro o a un rischio per la salute della futura madre, l'aborto è un reato penale. La condanna di Justyna crea un pericoloso precedente.

L'esperienza personale dell'aborto di Justyna Wydrzyńska, senza alcun sostegno o accesso a informazioni affidabili, le ha dato la forza e la motivazione per aiutare altre donne a prendere decisioni informate sulla loro vita riproduttiva.

Justyna ha co-fondato Abortion Dream Team, un collettivo che si batte contro la stigmatizzazione dell'aborto e offre
consulenza riguardo l'accesso all'aborto sicuro in Polonia, dove le leggi in materia sono tra le più restrittive d'Europa.

Nel febbraio 2020, Justyna è stata messa in contatto con Ania (pseudonimo). Ania aveva una relazione violenta, era incinta e disperata: diceva che avrebbe preferito morire piuttosto che portare avanti la gravidanza. Justyna, anche lei sopravvissuta a una relazione violenta, sapeva di doverla aiutare. Ha inviato ad Ania le sue pillole abortive per posta, ma il compagno della donna ha intercettato il pacco e ha contattato la polizia, che le ha confiscate.

Nel novembre 2021, il pubblico ministero ha denunciato Justyna per "aiuto all'aborto". Nel marzo 2023 è stata dichiarata colpevole e condannata a otto mesi di lavori socialmente utili. I suoi avvocati hanno presentato appello.

La condanna di Justyna costituisce un pericoloso precedente. Senza il sostegno e le informazioni affidabili che lei e altri attivisti forniscono, persone come Ania sarebbero sole e senza accesso a un aborto sicuro. Dimostrando il suo coraggio nonostante l'ostilità che deve affrontare, Justyna afferma: "Sono stata spinta dalla volontà di aiutare quando nessun altro voleva o poteva farlo. Per me, aiutare Ania era una cosa ovvia, dignitosa e onesta da fare".

Chiedi al Procuratore generale di prendere le misure necessarie per l'annullamento di questa ingiusta condanna.

Puoi anche firmare l'appello online (pagina in francese)