Il pastore Norbert Valley è sotto processo per aver ospitato e aiutato finanziariamente un richiedente asilo togolese la cui domanda era stata respinta. L’11 aprile sarà ascoltato dal Ministero pubblico neo-castellano.
«Il caso del pastore Valley è rappresentativo di una lunga serie di situazioni simili in Europa, nelle quali le autorità utilizzano le leggi sull’immigrazione e contro i passatori per criminalizzare gli atti di solidarietà.»Julie Jeannet, responsabile della campagna migrazione
«Criminalizzare un atto di solidarietà è assurdo e mostra fino a che punto le autorità sono pronte ad andare per piegare lo slancio umanitario di coloro che desiderano assistere i rifugiati e i richiedenti asilo», ha dichiarato Julie Jeannet, responsabile della campagna migrazione per Amnesty International Svizzera. «Il caso del pastore Valley non è, purtroppo, un caso isolato ma è rappresentativo di una lunga serie di situazioni simili in Europa, nelle quali le autorità utilizzano le leggi sull’immigrazione e contro i passatori per criminalizzare gli atti di solidarietà.»
«Ad essere in gioco non è solo la condanna dei cittadini ma anche l’instaurazione di un clima deleterio che criminalizza la solidarietà e scoraggia la popolazione dal venire in aiuto alle persone migranti bisognose contribuendo a garantire loro delle condizioni di vita decenti. Il pastore Valley è diventato la voce di tutti coloro che rifiutano di essere ridotti al silenzio perché hanno scelto di aiutare un’altra persona. Tutte le accuse contro di lui devono essere abbandonate.»
Campagna di Amnesty Svizzera contro il delitto di solidarietà
Nel 2019, Amnesty International Svizzera dedica una campagna alla protezione e al sostegno della solidarietà nei confronti di rifugiati e migranti. I difensori dei diritti di rifugiati e migranti non devono essere criminalizzati e il loro lavoro deve essere riconosciuto e protetto invece di venir diffamato. Con una petizione Amnesty International e Solidarité sans frontières chiedono la revisione delle leggi che limitano e reprimono la solidarietà nei confronti di migranti e rifugiati. Le due organizzazioni chiedono in particolare ai parlamentari di sostenere l’iniziativa parlamentare 18.461 «Basta con il reato di solidarietà» il cui obiettivo è la modifica dell’articolo 116 della Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione (StrI) affinché la giustizia non possa più criminalizzare le persone che prestano assistenza a migranti e rifugiati se si tratta di un atto disinteressato e se non ne traggono un profitto personale.
Informazioni complementari
Articolo 116 LStrI
In Svizzera l’articolo 116 della LStrI permette alle autorità svizzere di punire le persone che hanno facilitato l’ingresso, l’uscita o il soggiorno illegali di migranti o di rifugiati con una pena privativa della libertà di un anno al massimo e di una pecuniaria che, a dipendenza della situazione e dell’apprezzamento del giudice, è molto variabile. I casi di persone recentemente condannate per aver aiutato un individuo in cerca di protezione di cui Amnesty è a conoscenza mostrano che le pene pecuniarie possono variare da una semplice multa inferiore ai 200 fino a diverse aliquote giornaliere il cui totale può sfiorare i diecimila franchi. A questi si aggiungono le spese di procedura e i possibili costi legali in caso di ricorso. Se queste spese possono essere difficili da sostenere per le persone che hanno una situazione finanziaria modesta anche la condanna penale rappresenta un problema poiché questa è iscritta nella fedina penale personale.
Secondo la direttiva europea 2002/90/CE detta di «favoreggiamento», gli Stati membri dell’UE devono adottare delle sanzioni contro qualsiasi persona che «aiuti l’ingresso, il transito e il soggiorno illegali» se ne trae un vantaggio finanziario. Questa direttiva comporta una «clausola umanitaria» che gli Stati membri possono – senza essere obbligati – utilizzare al fine di escludere dal campo delle sanzioni le persone che portano un aiuto disinteressato da qualsiasi finalità lucrativa. In altre parole, gli Stati possono – ma non devono – utilizzare questa clausola per fare delle eccezioni nell’applicazione di questa direttiva per non sanzionare le persone che, per motivi umanitari, intervengono in aiuto di persone in situazioni irregolari. Esiste quindi una tensione tra la rigida applicazione di questa direttiva e i “rischi reali che questa fa correre alle persone che forniscono un aiuto umanitario”. Amnesty International raccomanda alla Commissione europea di riformare la propria legislazione per far sì che l’aiuto umanitario non possa venir sanzionato.