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L’autopostale attraversa il paesaggio verdeggiante del Säuliamt, un distretto di campagna nei dintorni di Zurigo. Siamo diretti a Hedingen, a dieci chilometri dalla città, dove si trova la Ersnt Schweizer AG, un’azienda familiare conosciuta per la fabbricazione di cassette delle lettere. Samuel Schweizer, che rappresenta la quarta generazione e dirige l’azienda, sostiene l’iniziativa multinazionali responsabili praticamente dal primo giorno.
“Va da sé che un imprenditore debba assumersi le proprie responsabilità in termini di ambiente e diritti umani. Approvo l’obiettivo dell’iniziativa che trovo ragionevole e proporzionata.”
La Ernst Schweizer AG impiega 450 collaboratrici e collaboratori e, per il tipo di lavorazioni che esegue, appartiene a una categoria di aziende toccate dall’Iniziativa per multinazionali responsabili. Samuel Schweizer non è assolutamente preoccupato. Già oggi vuole conoscere la provenienza e le condizioni di fabbricazione dei materiali e delle componenti che importa.
“Gli oppositori lasciano intendere che l’iniziativa causerà nuove procedure estremamente complicate. Ma già ora è normale per un’impresa industriale gestita professionalmente controllare i propri fornitori, sono loro che garantiscono gli elementi chiave per la produzione. Non acquistiamo a caso. Verifichiamo la qualità, il rispetto dei termini e delle norme di sicurezza.”
Con l’iniziativa sarà necessario aggiungere altri aspetti, come la sicurezza delle condizioni di lavoro nelle fabbriche e sul luogo di lavoro, come pure le esigenze in materia di ambiente. Bisognerà semplicemente includere questi criteri nella gestione dei fornitori, che è già pratica corrente.
Gestire un’impresa sostenibile
Gli amici e i colleghi del giovane imprenditore non sono stupiti del suo sostegno all’Iniziativa per multinazionali responsabili. “A volte qualcuno mi chiede maggiori informazioni, ma né il mio personale né i nostri partner sono sorpresi dal mio impegno.” Ai suoi occhi, un’azienda deve mirare alla sostenibilità nelle tre dimensioni essenziali: l’economia, la società e l’ecologia. E lui cerca di dare il buon esempio. La Ernst Schweizer AG, nata dalla bottega di un fabbro e dalla passione per il lavoro, è oggi una realtà importante nel settore della produzione di lavorati in ferro: realizza facciate, finestre, porte, buca lettere ed elementi prefabbricati. L’azienda si è anche fatta una reputazione nel settore del fotovoltaico. L’anno scorso ha realizzato oltre 100 milioni di cifra d’affari.
“L’iniziativa tiene in considerazione i bisogni dell’economia, ma regolamenta anche chiaramente le esigenze minime alle quali le imprese devono rispondere. Vogliamo condizioni eque per tutti. A lungo termine nessuno ci guadagna se certe aziende si arricchiscono nell’immediato violando i diritti delle persone e inquinando irrimediabilmente il mondo in cui tutti viviamo”, afferma il 34enne, che dal 2014 è nel Consiglio d’amministrazione dell’azienda e ne preside la direzione dall’ottobre scorso.
“In qualità di cittadino, sono preoccupato dai valori che la Svizzera deve simboleggiare. Lo Swiss made è sinonimo di alta qualità, ma anche di economia responsabile. È nell’interesse di un’impresa come la nostra garantire questo valore anche per i prossimi anni. Noi siamo automaticamente associati a dei settori problematici, questo non è favorevole alle nostre esportazioni.”
Un premio per il rispetto delle leggi
Samuel Schweizer, che ha studiato diritto, sottolinea come la maggior parte delle imprese “hanno le mani pulite”. “Ma è come con tutte le regole: coloro che non le rispettano devono subirne le conseguenze.” Ritiene quindi essenziale che l’iniziativa preveda un meccanismo di sanzioni. “Senza questa capacità di imporre la legge, questa rimarrebbe una tigre di carta.” Vede nel contro progetto approvato dal Parlamento una variante burocratica:
“Le imprese molto grandi dovrebbero presentare un rapporto che verrebbe analizzato. Il vantaggio dell’iniziativa, è che non prevede una simile istanza di controllo: le aziende che sono in regola sono sicure di non essere controllate. Sono incentivate a prendere in mano le proprie procedure.”
Schweizer si stupisce che le organizzazioni mantello, economiesuisse e SwissHoldings combattano l’iniziativa con tanta forza. È forse una questione di mentalità, un rifiuto di qualsiasi regolamentazione.
“Numerose imprese, soprattutto nella Svizzera romanda, si rammaricano che il contro progetto non sia stato un po’ più vigoroso. Anche alle Camere federali il campo borghese era diviso.”
Il Covid-19 ha cambiato le cose? “Naturalmente, un argomento proposto di frequente è che l’economia sta già soffrendo troppo. Ma non lo trovo pertinente. Questo equivale a dire che a causa del Coronavirus il rispetto dei diritti umani e la protezione dell’ambiente sono un lusso che non ci possiamo più permettere. A me pare evidente il contrario: la mancanza di protezione nel ramo della salute e del lavoro ha favorito la diffusione della pandemia”.
Ernst Schweizer AG comincia a risentire gli effetti della crisi. Il settore della costruzione spera di uscirne solo “con un occhio nero”. Per Schweizer, la sfida quotidiana è far entrare nuovi ordini, poiché è cosciente della responsabilità che ha nei confronti delle 450 persone che lavorano nella sua azienda. Ritiene però che sia arrivato il momento di impegnarsi a favore dell’Iniziativa multinazionali responsabili. È un tema che gli sta particolarmente a cuore:
“Stiamo parlando di regole minime su questioni fondamentali: l’integrità fisica, la vita, i danni importanti causati all’ambiente. In questo ambito dobbiamo essere impeccabili, per me è un’evidenza”.