Il cittadino yemenita Muhammad Al-Assad ha trascorso quasi 18 mesi di
detenzione nelle mani degli Usa, la maggior parte del tempo in località
ignote, ma probabilmente anche in una prigione segreta in Europa
dell’Est. È quanto suggeriscono le dichiarazioni di questo anziano
detenuto, pubblicate per la prima volta da Amnesty International, che
ricalcano quanto già contenuto nelle testimonianze di altri prigionieri
delle forze statunitensi.
Negli ultimi mesi, Amnesty International ha intervistato numerose
vittime delle cosiddette «restitutions» e le loro affermazioni si sono
dimostrate coerenti e plausibili ogni volta che sono state confrontate
con fatti e informazioni documentate come quelle riguardanti i voli
segreti. Le descrizioni delle torture e dei maltrattamenti subiti sono
altrettanto credibili. Solo tre cittadini yemeniti – incarcerati per
diciotto mesi in una prigione segreta - hanno autorizzato la
pubblicazione della loro testimonianza.
Poiché durante ogni trasporto
venivano bendati, non hanno potuto ricostruire con esattezza dove si
trovino tali prigioni, ma molti indizi, come la durata dei voli, le
condizioni climatiche, gli orari di preghiera concessi, lasciano
sospettare che siano stati detenuti in Turchia, Romania, Bulgaria o in
Albania. Conclusioni che coincidono con quelle dell’inchiesta condotta
su incarico del Consiglio d’Europa dal senatore ticinese Dick Marty.
Amnesty International ha ottenuto presso l’Amministrazione federale
dell’aviazione degli Stati Uniti le registrazioni di volo di sei aerei
noleggiati dalla CIA tra il settembre 2001 e lo stesso mese del 2005.
Secondo il rapporto di Amnesty International, la CIA ha sviluppato un
ingegnoso sistema che permette di trasferire senza controllo persone in
località segrete.
Per esempio, la CIA ha organizzato molti voli
attraverso una ditta intermediaria, la Premier Executive Transport,
compagnia che di fatto esiste solo sulla carta. «L’amministrazione
americana ha tentato in vari modi di aggirare l’interdizione della
tortura e dei maltrattamenti sui prigionieri. Le ultime prove raccolte
dimostrano che l’amministrazione manipola gli accordi commerciali allo
scopo di trasferire dei detenuti in violazione del diritto
internazionale» rileva Irene Khan, Segretario generale di Amnesty
International.
Voli segreti anche in Svizzera
Numerosi aerei della CIA sono atterrati sul territorio elvetico.
L’aereo con immatricolazione N313P si è posato due volte a Ginevra.
Questo Boeing 737-7ET è stato visto all’opera di frequente in basi
militari americana, e anche in Afghanistan. Il Gulfstream V N379P è
invece atterrato tre volte a Ginevra. Lo stesso aereo, soprannominato
«Guantanamo Express», ha effettuato ben 114 voli verso il campo di
detenzione costruito dagli Usa nella base cubana di Guantanamo. È stato
anche impiegato per il trasferimento e la restituzione di due
prigionieri dalla Svezia all’Egitto, Ahmed Agiza e Mohammad Al-Zari.
Infine, il velivolo Gulfstream IV N85VM si è posato due volte sulla
pista di Ginevra e due volte a Zurigo ed è lo stesso aereo sul quale è
stato trasferito Abu Omar dalla Germania all’Egitto, dopo il suo
arresto avvenuto a Milano.
Il rapporto di Amnesty International insiste sulle responsabilità degli Stati e delle aziende che hanno mostrato tolleranza verso i voli segreti della CIA: «I governi devono assicurare che la CIA non utilizzi il loro territorio o spazio aereo per i voli di «restituzione» di prigionieri. Le compagnie aeree devono rifiutarsi di mettere i loro apparecchi a disposizione dei voli segreti» ha aggiunto Irene Khan. «Coloro che tollerano o facilitano queste restituzioni si rendono colpevoli di complicità in gravi violazioni dei diritti umani».
Communicato stampa di Amnesty International.
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