“Nessun fenomeno meglio della guerra al terrorismo lanciata dagli Stati Uniti e del loro programma delle ‘restituzioni straordinarie’ di sospetti terroristi – a cui hanno preso parte tra gli altri paesi come l’Italia, il Pakistan, la Germania e il Kenya – simboleggia la mondializzazione delle violazioni dei diritti umani in corso“ ha dichiarato oggi a Londra il segretario generale di Amnesty International, Irene Khan, in occasione del lancio del rapporto annuale 2007.
Fra le violazioni più gravi contenute nel rapporto, Amnesty ha recensito nel 2006 casi di tortura e maltrattamenti compiuti dalle forze di sicurezza, dalla polizia o altri agenti dello stato in almeno 102 paesi del mondo. E ciò malgrado ben 144 stati abbiano ratificato la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
Per allestire il suo rapporto annuale 2007, Amnesty ha effettuato 120 indagini in 77 paesi e pubblicato 473 rapporti e sintesi sulle violazioni dei diritti umani.
“Ai nostri giorni – ha dichiarato Irene Khan in conferenza stampa – molti governi ignorano i diritti umani e agitano una moltitudine di fantasmi che intensificano le divisioni, alimentano il razzismo e la xenofobia e seminano nuove violenze e nuovi conflitti: l’invasione dei migranti, la perdita d’identità, la paura dell’altro, la minaccia del terrorismo, gli stati canaglia dotati di armi di distruzione di massa. Questa politica della paura crea le premesse per ulteriori violazioni dei diritti umani, e una situazione in cui nessun diritti è più sacrosanto e nessuna persona davvero sicura dei suoi diritti.
Troppo spesso la comunità internazionale, divisa e sospettosa, si è rivelata impotente o ha dato prova di scarsa volontà al cospetto delle grandi crisi dei diritti umani che si sono verificate nel 2006, come è stato il caso per la Cecenia, la Colombia oppure lo Sri Lanka, o ancora per la situazione in Medio Oriente. Malgrado abbia già provocato oltre 200 mila vittime e si stia estendendo ai vicini Ciad e Repubblica Centrafricana, il conflitto nel Darfur continua senza che le forze dell’ONU siano riuscite a proteggere in modo efficace la popolazione civile, e ciò anche perché membri influenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU sostengono il regime militare sudanese.
Numerosi governi agitano la minaccia del “terrorismo” per restringere e limitare le libertà civili fondamentali e instaurare una politica di sicurezza repressiva. Un fenomeno che coinvolge anche alcuni stati europei, attuato mentre situazioni ben più gravi come la povertà diffusa o la pandemia di HIV/aids attentano alla vita di miliardi di persone.
Solo in Africa, centinaia di migliaia di persone sono state espulse dai loro paesi in dispregio delle procedure legali e senza alcun indennizzo o sistemazione alternativa. Milioni sono diventati profughi per fuggire la miseria, la man-canza di prospettive, la guerra, la tortura e la repressione, spesso correndo rischi enormi per la propria integrità. Rischi che aumentano per la decisione di alcuni governi europei di adottare una politica più severa e restrittiva in materia di immigrazione e diritto all’asilo. Più di 6 mila persone di origine africana sono decedute nel 2006 mentre cercavano di raggiungere l’Europa.
Nel 2006 la libertà d’espressione e di stampa sono state ripetutamente minacciate e negate, decine di paesi – Cina, Vietnam, Bielorussia, Iran e Siria solo per citare alcuni – hanno continuato a praticare la censura di internet e dei mezzi di informazione e gli attivisti per i diritti umani hanno subito minac-ce, intimidazioni e sono stati incarcerati e torturati.
Svizzera: critiche all’inasprimento della legge sull’asilo
Nel capitolo riservato alla Svizzera, il rapporto 2006 di Amnesty International critica le nuove restrizioni ai diritti dei richiedenti l’asilo e dei migranti, in particolare per il fatto che richiedenti privi di documento d’identità valido non potranno avere accesso alle procedure per l’ottenimento del diritto all’asilo; inoltre la nuova legislazione in materia di stranieri non è conforme agli impegni internazionali assunti dalla Svizzera.
Amnesty chiede ai governi di non cedere alla tentazione di utilizzare la politica della paura e di impegnarsi al contrario nella protezione dei diritti umani. “Così come la lotta per la salvaguardia dell’ambiente richiede un’azione globale fondata sulla cooperazione internazionale, allo stesso modo l’erosione dei diritti umani a cui assistiamo non potrà essere fermata che con il rispetto del diritto internazionale e con una solidarietà mondiale” ha detto Irene Khan.
Communicato stampa di Amnesty International.
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