I governi di molti paesi sono incapaci di fronteggiare gravissime crisi umanitarie e violazioni dei diritti umani come quelle in atto in Darfur, Zimbabwe, Irak e Myanmar. Nel capitolo riservato alla Svizzera, l’organizzazione denuncia in particolare le campagne xenofobe, la precaria situazione delle famiglie private del diritto all’asilo e la diffusa violenza domestica. Amnesty International chiede agli Stati il coraggio di rispettare gli impegni presi 60 anni fa al momento della firma della Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
I governi devono scusarsi per i loro fallimenti
Amnesty International chiede ai dirigenti di tutto il mondo di scusarsi e di assumersi le loro responsabilità per 60 anni di fallimenti in materia di diritti umani, invitandoli a prendere provvedimenti concreti affinché i diritti di tutti gli esseri umani siano rispettati, nel rispetto della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo firmata il 10 dicembre 1948. “Il mondo oggi è ancora segnato dall’ingiustizia, dall’ineguaglianza e dall’impunità. È urgente che gli stati agiscano in fretta per colmare il fossato esistente tra le promesse fatte e le realizzazioni concrete” ha affermato Irene Khan, Segretario generale di Amnesty International, in occasione del lancio del Rapporto annuale 2008, che fotografa la situazione dei diritti umani in oltre 150 paesi.
Diritti umani calpestati nel mondo
60 anni dopo l’adozione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, lo scenario rimane preoccupante: in almeno 81 paesi sono stati accertati casi di tortura o trattamenti degradanti, in 54 paesi uomini e donne sono state condannati al termine di processi iniqui che non rispettano gli standard internazionali, mentre in 77 Stati la libertà d’espressione viene soffocata. 1252 persone sono state condannate a morte, spesso al termine di processi iniqui, e 270 sono tuttora detenute nella base di Guantánamo senza processo o capo d’imputazione.
Incapacità di fronteggiare le crisi umanitarie
L’ostacolo più grande sulla strada del rispetto dei diritti umani è la mancanza di una visione coerente e di una strategia comune a livello globale, afferma Amnesty International. “Il 2007 è stato caratterizzato dall’impotenza dei governi occidentali nel fronteggiare gravi crisi umanitarie e dalle posizioni ambivalenti o incerte adottate dai paesi emergenti, poco inclini ad agire quando si sono manifestate situazioni di crisi a livello di diritti umani, come nel caso di conflitti di lunga durata come in Darfur, così come incapaci di rimediare alle crescenti ineguaglianze che aggravano le condizioni di vita di milioni di persone” ha dichiarato Irene Khan. Amnesty International esorta i governi di tutto il mondo ad adottare un nuovo modello comune fondato sui principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Le critiche alla Svizzera

Nel capitolo dedicato alla Svizzera, Amnesty International denuncia il clima di xenofobia suscitato dalle campagne di manifesti promosse dall’UDC e si associa alle rivendicazioni espresse dal relatore speciale dell’ONU contro il razzismo sulla necessità di una legislazione completa e di una politica coerente per contrastare il razzismo nel nostro paese. La situazione delle persone richiedenti l’asilo e respinte dalle autorità desta viva preoccupazione. Numerosi richiedenti non hanno neppure potuto inoltrare la loro domanda d’asilo perché sprovvisti di documenti d’identità. Famiglie il cui ricorso contro una sentenza negativa era in fase di riesame hanno ricevuto l’ordine di abbandonare il loro domicilio e attendere la decisione inerente il loro dossier in un centro d’urgenza. L’organizzazione ha inoltre ravvisato violazioni dei diritti umani compiute dalla polizia e dalle forze di sicurezza, violazioni che erano state oggetto di un rapporto sulla polizia in Svizzera pubblicato nel giugno dell’anno scorso.
Le grandi potenze devono dare l'esempio
• La Cina deve concretizzare le promesse in
materia di diritti umani fatte al momento dell’assegnazione dei Giochi
olimpici di Pechino, in particolare in quattro ambiti: garantire la
libertà d’espressione e la libertà di stampa; chiudere i “centri di
rieducazione attraverso il lavoro”; tutelare i difensori dei diritti
umani; e abolire la pena di morte.
• Gli Stati Uniti devono
chiudere il centro di detenzione di Guantánamo e tutti i centri di
detenzione segreti sparsi nel mondo; garantire il rispetto del diritto
e delle convenzioni internazionali nell’ambito della “guerra al
terrorismo”; e bandire senza tentennamenti l’utilizzo della tortura e
di altre forme di maltrattamenti.
• La Russia deve
mostrare maggiore tolleranza nei confronti dei dissidenti politici e
combattere l’impunità dilagante per le violazioni dei diritti umani
perpetrate in Cecenia.
• L’Unione europea deve aprire
inchieste sulla complicità di suoi Stati membri al sistema orchestrato
dalla CIA delle “restituzioni straordinarie” di persone sospettate di
terrorismo; deve essere esigente nel chiedere ai suoi Stati membri il
rispetto dei diritti umani così come lo pretende dagli altri paesi.