Il 29 aprile scorso una delegazione di Amnesty International aveva tentato senza successo di consegnare la petizione “Pechino 2008: diritti umani sul podio” all’ambasciata della Repubblica popolare cinese a Berna; benché la rappresentanza diplomatica cinese fosse stata avvertita in anticipo, i cancelli dell’ambasciata erano rimasti chiusi. La polizia cantonale bernese, presente sul posto, aveva suggerito di consegnare le scatole contenenti le 25'176 firme della petizione per il tramite del Servizio federale di sicurezza, ma l’ambasciata cinese ha rifiutato anche in questo caso la consegna. Le scatole, non aperte, sono quindi state riconsegnate nei giorni scorsi al Segretariato della Sezione svizzera dell’organizzazione per i diritti umani.
Di fronte al categorico rifiuto del dialogo mostrato dall’ambasciata cinese, un gruppo di parlamentari federali di vari schieramenti politici (PPD, PLR, PS e Verdi) ha accettato di inviare la petizione, accompagnata da una lettera personale, direttamente al Primo Ministro cinese Wen Jiabao. Una delegazione di Amnesty International ha consegnato martedi 3 giugno ai deputati le scatole con la petizione davanti a Palazzo federale.
“Con questa petizione” - ha spiegato Christine Heller, coordinatrice della campagna –“Amnesty International vuole ricordare alle autorità cinesi la promessa di migliorare la situazione dei diritti umani nel paese fatta al momento dell’assegnazione dei Giochi olimpici”.
Purtroppo, quando mancano appena due mesi alla Cerimonia d’apertura della manifestazione, la situazione non è migliorata. Al contrario, il governo cinese ha aumentato la repressione contro dissidenti e difensori dei diritti umani, come dimostra la recente condanna a 3 anni e mezzo di prigione dell’attivista Hu Jia. Amnesty chiede alla Cina l’abolizione della pena di morte, la chiusura dei centri di rieducazione attraverso il lavoro e la fine della censura di internet.
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