La pena di morte non è una soluzione: proteste davanti all'ambasciata cinese di Hong Kong © Privato
La pena di morte non è una soluzione: proteste davanti all'ambasciata cinese di Hong Kong © Privato

Nel mondo Amnesty International ha recensito 1'252 condanne Pena di morte 2007: le esecuzioni diminuiscono

Le esecuzioni capitali sono diminuite nel 2007: Amnesty International ha recensito 1’252 condanne a morte, 339 in meno rispetto all’anno precedente. La Cina continua a detenere il record, con almeno 470 persone giustiziate. Le statistiche pubblicate oggi dall’organizzazione per i diritti umani mostrano una confortante tendenza verso la diminuzione di questa pratica crudele e disumana. Il numero dei paesi abolizionisti aumenta. Nel mondo, tuttavia, 27'500 condannati sono ancora reclusi nei “bracci della morte” in attesa dell’esecuzione.

“La maggioranza delle esecuzioni capitali avvengono in una manciata di paesi soltanto. La Cina occupa anche nel 2007 il primo posto di questa macabra classifica, con almeno 470 persone giustiziate, e questo nell’anno che precede i Giochi Olimpici di Pechino. Ma ci sono segnali confortanti: il ricorso alla pena capitale è in costante diminuzione nel mondo” spiega Lukas Labhardt, coordinatore contro la pena di morte per la Sezione svizzera di Amnesty International, in occasione della pubblicazione delle statistiche 2007 sulla pena di morte. Amnesty International esige che tutti gli stati in cui la pena capitale è ancora in vigore seguano la risoluzione votata nel dicembre 2007 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e applichino una moratoria immediata sulle esecuzioni.

135 paesi abolizionisti

Nel 2007 Amnesty International ha recensito 1'252 esecuzioni capitali (erano state 1'591 nel 2006) in 24 paesi, mentre le condanne a morte emesse l’anno scorso sono state almeno 3'347 in 51 nazioni. 135 sono i paesi che hanno deciso di abolire la pena di morte nella legge o di fatto, contro 62 che continuano ad applicare questa forma estrema di punizione. Nel 2007 Albania, Isole Cook e Ruanda hanno abolito la pena di morte, mentre in Kirghizistan è stata abolita per i delitti ordinari. Ciò significa che oggi più di due terzi degli Stati sono de facto paesi in cui la pena di morte non è più in vigore.

Minorenni giustiziati

In Iran, Arabia Saudita e Yemen, cinque delinquenti minorenni sono stati giustiziati, in violazione del diritto internazionale. In alcuni paesi, le autorità hanno messo a morte persone condannate per comportamenti raramente ritenuti come criminali: in Iran, per esempio, Jafar Kiani, padre di due bambini, è stato giustiziato per adulterio mediante lapidazione; in Corea del Nord, un direttore di fabbrica è stato fucilato per aver investito capitali propri e per aver nominato i suoi figli in ruoli dirigenziali all’interno dell’azienda; in Arabia Saudita, Mustafa Ibrahim, un rifugiato egiziano, è stato condannato alla decapitazione perché riconosciuto colpevole di “stregoneria”.

88% delle esecuzioni in soli 5 paesi

L’88% delle esecuzioni recensite nel 2007 sono avvenute in soli 5 paesi: 470 in Cina, 317 in Iran, 143 in Arabia Saudita, 135 in Pakistan e 42 negli Stati Uniti. Il nu-mero delle esecuzioni ha avuto un’impennata in Iran, Arabia Saudita e Pakistan, ma è sensibilmente diminuito in Cina. Ma i dati che riguardano il paese che si appresta ad ospitare la prossima estate i Giochi Olimpici vanno presi con molto cautela: le informazioni sulla pena di morte sono infatti considerate “segreto di Stato” e non vengono fornite cifre ufficiali.

Pena di morte: in Cina è segreto di Stato

Il numero effettivo delle esecuzioni in Cina rischia quindi di essere molto più alto, secondo Amnesty verosimilmente alcune migliaia, considerando che nel paese asiati-co la pena capitale può essere comminata per più di 60 reati, tra i quali la frode fiscale, la corruzione o il traffico di droga. 

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