Iran Un difensore dei diritti umani testimonia dopo la sua liberazione

Emadeddin Baghi, un difensore dei diritti umani iraniano tra i più critici del regime, è stato liberato lunedì 20 giugno 2011. Ha detto a Amnesty International che la sua lotta continuerà, poiché sono ancora numerosi gli iraniani incarcerati ingiustamente.

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Appena liberato Emadeddin Baghi ha rivolto questo messaggio ai detenuti: “Nonostante io parta, metà della mia esistenza resterà incarcerata con voi”.

Baghi è stato liberato dopo aver scontato due condanne di un anno per “propaganda contro lo Stato”. Una era stata causata dalla creazione dell’Associazione per la difesa dei diritti dei prigionieri, l’altra da un’intervista diffusa dalla BBC. Oltre alla condanna detentiva, Baghi si è visto vietare qualsiasi attività politica per cinque anni. Una pena ulteriore di cinque anni è stata annullata dalla corte d’appello, ma il difensore dei diritti umani ha scontato 19 giorni di carcere in più del previsto.

“Naturalmente siamo felici che Emadeddin Baghi sia stato liberato, ma non avrebbe mai dovuto essere incarcerato. Amnesty lo considerava un “prigioniero di coscienza”, detenuto solo per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà d’espressione e associazione nell’ambito del suo lavoro di difensore dei diritti umani e giornalista”, ha sottolineato Malcolm Smart, direttore del programma Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International.

Prigionieri in sciopero della fame

Prima del suo rilascio Emadeddin Baghi era uno dei tanti prigionieri in sciopero della fame per protestare contro la morte, negli scorsi mesi, di due prigionieri di coscienza:

- Haleh Sahabi, deceduta durante il funerale di suo padre, per partecipare al quale le era stato concesso un permesso d’uscita speciale. Secondo testimoni, la donna sarebbe morta dopo essere stata picchiata da un rappresentante delle forze di sicurezza.

- Hoda Saber, morta in seguito a una crisi cardiaca in carcere dopo aver iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il decesso di Haleh Sahabi. Altri detenuti affermano che gli agenti del penitenziario l’hanno picchiata e non le hanno fornito le cure mediche di cui necessitava.

Emadeddin Baghi ha dichiarato a Amnesty International che ritiene che tra i 10 e i 15 prigionieri siano tutt’ora in sciopero della fame nel carcere di Evin per questi stessi motivi. Un’informazione difficile da verificare a causa della mancanza di comunicazioni telefoniche.

Problemi di salute

Durante la sua detenzione Emadeddin Baghi ha avuto ricorrenti problemi di salute, in particolare a causa di un’ernia discale estremamente dolorosa. Svolgendo compiti che gli erano stati affidati nel corso di precedenti periodi di incarcerazione ha avuto tre attacchi e una crisi cardiaca, oltre a problemi ai reni e alla vescica. Oggi ha inoltre bisogno di cure dentarie.

Emadeddin Baghi ha precisato che attualmente non è al centro di nuove indagini, anche se la giustizia iraniana ha ancora diversi vecchi dossier aperti contro di lui.

“Speriamo che le autorità iraniane la smetteranno di perseguitare senza sosta quest’uomo coraggioso che ha consacrato una parte così importante della sua vita ai diritti umani in Iran, e che gli permetteranno di tornare in salute, dopo aver patito delle terribili condizioni di detenzione vigenti in questo paese. Le autorità devono inoltre mettere in atto misure immediate per revocare tutti i divieti pronunciati contro di lui, e autorizzarlo a viaggiare all’estero, un diritto che gli è conferito dal diritto internazionale”, ha insistito Malcolm Smart.

Nel 2009 Emadeddin Baghi è stato insignito del Premio Martin Ennals per i difensori dei diritti umani, ma non ha potuto ritirare il premio di persona a causa del divieto di lasciare il paese imposto dalle autorità. Baghi è stato la prima persona premiata che non si è potuta presentare di persona alla cerimonia di consegna. Inoltre ha ricevuto altri numerosi riconoscimenti per il suo lavoro e i suoi scritti.

Arresti precedenti

Emadeddin Baghi è stato arrestato e detenuto a più riprese a causa del suo lavoro di difensore dei diritti umani e giornalista in Iran. In totale ha scontato 5 anni e 19 giorni di carcere.

Tra il 2000 e il 2003 ha scontato tre anni di detenzione dopo esser stato condannato per “minaccia alla sicurezza nazionale” a causa dei suoi scritti.

Nel 2007 è stato incarcerato per un anno con l’accusa di “pubblicazione di informazioni false” e di “messa in pericolo della sicurezza nazionale” a causa del suo libro “”The Tragedy of Democracy in Iran”.

Oltre all’Associazione per la difesa dei diritti dei prigionieri, Emadeddin Baghi ha pure fondato un’altra ONG, la Società dei guardiani del diritto alla vita, che milita contro la pena di morte in Iran.

21 giugno 2011