Dopo aver chiesto alla Nato, all'inizio di agosto, di indagare su una serie di operazioni militari che avevano causato vittime civili, Amnesty International è ritornata in Libia il 23 agosto per continuare a verificare le violazioni dei diritti umani commesse negli ultimi mesi, da quando il paese è sprofondato in un sanguinoso conflitto. Le testimonianze e le prove raccolte dalla nostra delegazione chiamano in causa sia le forze fedeli al colonnello Gheddafi che i ribelli del Consiglio nazionale di transizione.
Ad az-Zawuya, le forze ribelli si sono resi responsabili di violazioni nella scuola Bir Tirfas, usata come centro di detenzione per i soldati pro-Gheddafi e per presunti mercenari e civili fedeli al colonnello.
Ad al-Khums, 120 km a est di Tripoli, la delegazione ha rinvenuto prove che le forze pro-Gheddafi hanno rinchiuso 29 persone in due container con unica fonte d'aria i fori di proiettile, causando la morte di 19 persone.
Ex prigionieri delle carceri di Tripoli e di Sirte hanno raccontato ad Amnesty International di essere stati picchiati da forze pro-Gheddafi con cavi di metallo, manganelli, bastoni e di essere stati sottoposti a scariche elettriche. A loro volta, il 23 e 24 agosto le forze fedeli a Gheddafi hanno lanciato granate su prigionieri ribelli e ucciso altri cinque.
Tra le vittime che hanno parlato con la delegazione di Amnesty International, vi sono anche molti migranti provenienti dall'Africa subsahariana che spesso vengono arrestati nelle loro case o sul posto di lavoro semplicemente perché, a causa del colore della pelle, vengono considerati "mercenari stranieri".
Durante la visita alla famigerata prigione di Abu Salim, dove nel 1996 erano stati massacrati 1200 prigionieri, la nostra delegazione ha rinvenuto prove di stupri commessi dai lealisti e ha constatato che gli archivi della prigione rischiano di andare persi pregiudicando, così, la possibilità di reperire informazioni sui prigionieri 'scomparsi' in Libia negli ultimi decenni, comprese le migliaia di persone catturate dalle forze pro-Gheddafi dall'inizio della rivolta.