Il Consiglio nazionale di transizione (CNT) deve assumere il controllo dei gruppi armati anti-Gheddafi per fermare le rappresaglie e gli arresti arbitrari. Lo ha affermato Amnesty International al momento della pubblicazione di un rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante il conflitto in Libia. Il rapporto The Battle for Lybia: Killings, Disappearances and Torture rivela che se durante il conflitto le forze fedeli a Gheddafi hanno perpetrato numerosi crimini che sottostanno al diritto internazionale, anche le forze fedeli al CNT hanno commesso abusi che, in alcuni casi, possono essere qualificati come crimini di guerra.
"Le nuove autorità devono rompere completamente con gli abusi degli ultimi 40 anni e definire nuovi standard, mettendo i diritti umani al centro del loro programma", ha dichiarato Claudio Cordone, membro della direzione di Amnesty International. "L’onere di agire diversamente, mettendo fine agli abusi e dando il via alle riforme in materia di diritti umani di cui c’è urgente bisogno, riposa ora sul CNT. Una priorità assoluta deve essere quella di valutare lo stato del settore della giustizia e iniziare la sua riforma, per garantire un sistema giudiziario che rispetti le procedure e permettere che sia fatta giustizia per le vittime."
Le prove trovate da Amnesty International dimostrano che durante il conflitto le forze fedeli a Gheddafi hanno commesso crimini di guerra e abusi che possono costituire crimini contro l'umanità. Tra questi: attacchi indiscriminati, uccisione di massa di prigionieri, torture, sparizioni forzate e arresti arbitrari. Nella maggior parte dei casi ad essere presa di mira maggiormente è stata la popolazione civile.
L'organizzazione ha inoltre documentato un brutale "regolamento di conti" da parte di alcuni rappresentanti delle forze anti-Gheddafi, avvenuto al momento dell’espulsione delle forze del colonnello dalla Libia orientale. Tra gli episodi documentati,il linciaggio di soldati fedeli a Gheddafi catturati. Dal mese di febbraio, nella Libia orientale, decine di persone sospettate di essere ex agenti di sicurezza, fedeli a Gheddafi o mercenari sono state uccise dopo la cattura.
Quando Al-Bayda, Bengasi, Derna, Misurata e altre città sono cadute sotto il controllo del CNT nel mese di febbraio, le forze anti-Gheddafi hanno effettuato incursioni nelle case, commesso omicidi e altri attacchi violenti contro i sospetti mercenari, africani di origine sub-sahariana o libici dalla carnagione scura. L’uccisione di prigionieri rappresenta un crimine di guerra. Amnesty International ha messo in guardia, avvertendo che con il prolungarsi del conflitto, e con alcune regioni del paese ancora contese, esiste il pericolo di questi comportamenti possano essere ripetuti.
L’organizzazione ha affermato che i cittadini stranieri provenienti da paesi africani continuano a essere particolarmente a rischio. Tra un terzo e la metà di tutti coloro che si trovano nei centri di detenzione a Tripoli e al-Zawiya sono cittadini stranieri - Amnesty ritiene che la maggior parte di essi siano lavoratori migranti, non combattenti. Amnesty International ha potuto accertare che le voci secondo le quali le forze fedeli a Gheddafi hanno utilizzato un gran numero di mercenari originari dell'Africa sub-sahariana sono state notevolmente esagerate. I rappresentanti del CNT però hanno fatto ben poco per correggere l’idea, rivelatasi falsa, che gli africani sub-sahariani sono dei mercenari.
Presentando programma per i cambiamenti in materia di diritti umani al CNT, Amnesty International ha chiesto alle nuove autorità di mettere immediatamente tutti i centri di detenzione sotto il controllo del Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani e di garantire che gli arresti siano effettuati esclusivamente da organi ufficiali, piuttosto che dai "thuwwar" (rivoluzionari). Dei funzionari delle prigioni di Tripoli e di al-Zawiya hanno raccontato ad Amnesty International che fanno rapporto ai consigli militari e locali, piuttosto che il Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani.
Amnesty International, che ha raccolto le testimonianze di oltre 200 detenuti dalla caduta di al-Zawiya e di Tripoli, ritiene che centinaia di persone siano state prelevate dalle loro case, al lavoro, ai check-point, o semplicemente per strada. Molte persone sono state maltrattate durante l'arresto: picchiate con bastoni o con il calcio dei fucili, prese a calci e pugni, insultati. In certi casi le vittime avevano gli occhi bendati ed erano ammanettate. In alcuni casi, i detenuti hanno riferito che, dopo il sequestro, sono stati feriti con armi da fuoco.
L'organizzazione ha invitato il CNT a dare la priorità alle indagini che riguardano persone – legate ad entrambe le parti in conflitto - sospettate di essere responsabili di abusi, con l’obiettivo di perseguirle nel corso di giusti processi che soddisfino gli standard internazionali e di garantire il giusto indennizzo alle vittime. "I responsabili della terribile repressione del regime del colonnello Gheddafi dovranno rendere conto degli atti commessi", ha dichiarato Claudio Cordone. "I “thuwwar” (rivoluzionari) devono essere giudicati secondo gli stessi standard. Se questo non accadrà, la giustizia non potrà fare il suo corso e si rischia di perpetuare un circolo vizioso di abusi e rappresaglie.".
13 settembre 2011