Xstrata e Glencore, ma anche Syngenta, Nestlé, Danzer, Triumph ou Holcim : filiali all’estero di imprese svizzere che nuocciono ai diritti umani e all’ambiente senza che le case madri responsabili debbano rispondere di queste violazioni. Il potere e l’influenza delle multinazionali sono fortemente aumentati con la mondializzazione. Il diritto però non è andato di pari passo: mancano regole vincolanti che obbligano le imprese a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali. Tali regole sono urgentemente necessarie in Svizzera, sede di numerosissime multinazionali.
La petizione «Diritto senza frontiere» intende per l’appunto colmare queste lacune. Ha lanciato lo scorso novembre un’ampia coalizione di più di 50 organizzazioni di sviluppo e diritti umani, associazioni di protezione dell'ambiente, di donne, sindacati e di associazioni di azionari critici.
La petizione mostra anche come la Svizzera debba eseguire i compiti decisi dal Consiglio dei diritti dell’uomo dell’ONU. Esattamente un anno fa, quest’ultimo ha adottato a l’unanimità le Linee guida elaborate dal suo l’ex rappresentante delle Nazioni Unite per la questione dei diritti umani e delle imprese, John Ruggie. Queste linee guida affermano il dovere di tutti gli Stati di proteggere i diritti umani anche contro le violazioni commesse dalle imprese. Sottolineano pure la responsabilità delle imprese di rispettare tutti i diritti umani ovunque nel mondo.
Gli Stati hanno ora il dovere di applicare queste Linee guida. Mentre l’Unione europea ha, già nell’autunno scorso, ingiunto ai suoi membri di sviluppare strategie a questo scopo, nulla ancora è successo in Svizzera. Tiana Moser (Verdi liberali), Anne Seydoux-Christe (PPD), Ursula Haller (PBD), Maja Ingold (Partito evangelico), Alec von Graffenried (i Verdi) e Carlo Sommaruga (PS) hanno depositato durante la sessione in corso interventi parlamentari sulle questioni dei diritti umani e le imprese.
Durante la consegna della petizione, Manon Schick, direttrice generale della Sezione svizzera di Amnesty International, ha rilevato che l’autoregolamentazione delle imprese mediante misure volontarie non bastano per impedire danni ai diritti umani e all’ambiente. Sono necessarie misure complementari per evitare tali violazioni.
Peter Niggli, direttore di Alliance Sud, la comunità di lavoro delle organizzazioni di cooperazione internazionale, ha puntato l’indice sulla responsabilità speciale della Svizzera in quanto sede del maggior numero di multinazionali per abitante al mondo. Molte di queste imprese sono attive in settori problematici. Senza regole vincolanti la Svizzera mette a repentaglio la sua reputazione.
Kaspar Schuler, direttore di campagna di Greenpeace Svizzera, ha ricordato che i danni all’ambiente vanno spesso di pari passo con le violazioni dei diritti umani. I recenti esempi di Xstrata in Perù o di Glencore nella Repubblica Democratica del Congo mostrano che i danni ambientali hanno sempre effetti negativi sulla popolazione locale.
La coalizione «Diritto senza frontiere» continuerà dopo la consegna della petizione e persevererà ad impegnarsi per regole vincolanti per le multinazionali svizzere.
13 giugno 2012