L’esecuzione della condanna a morte della domestica Rizana Nafeek, per un delitto che avrebbe commesso quando era minorenne, dimostra ancora una volta lo spregio totale, da parte dell'Arabia Saudita, degli standard giuridici internazionali.
Rizana Nafeek (nella foto del passaporto) è stata decapitata il 9 gennaio 2O13 nella città saudita di Dawadmi. Era stata condannata a morte nel giugno 2OO7 a seguito di un processo irregolare, con l'accusa di aver ucciso un neonato di cui si occupava quando aveva 17 anni d'età.
Ancora da ultimo, Amnesty International si era appellata al re d'Arabia Saudita, Abdullah, affinché accordasse la grazia a Rizana, in particolare in ragione della giovane età della balia e dei dubbi che sussistevano circa la regolarità del processo.
Non si mettono a morte i minori
In quanto Stato parte della Convanzione relativa ai diritti dei minori, l’Arabia Saudita non ha il diritto di applicare la pena capitale a persone minori all'epoca dei fatti imputati loro. In caso di dubbio circa l'età, i tribunali sono tenuti a considerare le accuse come rivolte a dei minorenni.
Il passaporto utilizzato nel 2OO5 da Rizana Nafeek per entrare in Arabia Saudita, riporta il febbraio 1982 come sua data di nascita, mentre il certifricato di nascita indica una data di sei anni posteriore, in base alla quale l'imputata aveva soltanto 17 anni quando il neonato è deceduto.
Stando alle informazioni raccolte da Amnesty, Rizana Nafeek non è stata autorizzata a produrre in giudizio il suo certificato di nascita né alcun altro documento che attestasse la sua età al tribunale durante il processo, svoltosi nel 2OO7.
Processo iniquo
Rizana Nafeek non ha potuto beneficiare del patrocinio di un avvocato né durante l'interrogatorio preliminare, né durante il processo. Dapprima, durante l'interrogatorio, avrebbe «confessato» l'omicidio, e in seguito lo ha ritrattato, affermando che la «confessione» le era stata estorta dopo essere stata aggredita fisicamente durante la detenzione. Rizana Nafeek affermava che il bebè è soffocato accidentalmente mentre beveva dal biberon.
L'uomo che ha tradotto le dichiarazioni dell'imputata non era un interprete diplomato.
Pena di morte e discriminazione
Un numero disproporzionato di cittadini stranieri, principalmente lavoratori immigrati provenienti da Paesi poveri, sono stati messi a morte in Arabia Saudita in questi ultimi anni. Soltanto nel 2O12, 79 persone sono state messe a morte in Arabia Saudita, di cui 27 erano cittadini stranieri.
In Arabia Saudita, l'iter giudiziario non si celebra conformemente agli standard internazionali del giusto processo. Gl'imputati di altri Stati sono particolarmente colpiti in ragione delle difficoltà linguistiche, o in quanto non sono informati dei loro diritti e spesso non beneficiano dell'assistenza di un legale.