L'apertura di un'inchiesta, mercoledì 16 gennaio, da parte della Corte penale internazionale (CPI) sui crimini commessi nell'ambito del conflitto che affligge il Mali da un anno costituisce un progresso decisivo per assicurare giustizia alle vittime, ha dichiarato Amnesty International.
L'annuncio, fatto il 16 gennaio dalla procuratrice Fatou Bensouda, che la Corte penale internazionale avvierà un'indagine sui crimini di diritto internazionale commessi nell'ultimo anno di conflitto in Mali, è stato salutato dall'ONG.
Il 28 luglio 2012, a sei mesi dall'inizio del conflitto tuttora in corso tra esercito maliano e gruppi armati islamisti, cui ora si è aggiunta anche la Francia, il ministro della Giustizia del Mali aveva sollecitato la CPI a indagare sulle esecuzioni extragiudiziali, le violenze sessuali, torture e sparizioni forzate, e sull'arruolamento di bambini soldato.
Amnesty International ha sollecitato la procuratrice della CPI a indagare approfonditamente sui crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
I tuareg e i gruppi armati islamisti che hanno assunto il controllo del nord del Mali si sono resi responsabili di torture e uccisioni di soldati fatti prigionieri, stupri di donne e ragazze, arruolamento di bambini soldato e di attacchi e distruzioni di siti culturali e religiosi.
Le forze di sicurezza del Mali a loro volta hanno commesso violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, tra cui uccisioni extragiudiziali di civili tuareg, il bombardamento di un campo tuareg e l'abbattimento di capi di bestiame, che per le popolazioni tuareg sono essenziali.
Fuori dalla regione settentrionale, Amnesty International ha documentato torture, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e attacchi contro giornalisti, leader politici e altri oppositori pacifici.