Le analisi della valle di Ch’oma-Bong, sita a 7O chilometri a Nord-Est di Pyongyang, mostrano la costruzione di un perimetro di sicurezza di 2O chilometri attorno alla valle, con torri di guardia e posti di blocco. «Ci aspettavamo di trovare nuovi campi di prigionia o campi ampliati. Ciò che abbiamo constatato è, per certi versi, ancor più inquietante», ha dichiarato Christine Heller, esperta del Paese alla Sezione svizzera di Amnesty International. «La creazione di un perimetro di sicurezza con varchi controllati e torri di guardia al di là dei limiti formali del Campo di prigionia 14 confonde la demarcazione tra le persone coinvolte nel sistema dei campi di detenzione e la popolazione vicina».
Centinaia di migliaia di persone, fra cui dei bambini, sono detenute nel campo per prigionieri politici in Corea del Nord, in cui sono condannate a trascorrere il resto della loro vita in condizioni disumane: lavori forzati, mancanza di cibo, tortura, molestie sessuali ed esecuzioni sommarie sono all'ordine del giorno. Molte non hanno commesso alcun delitto ma sono considerate ostili dal regime o detenute secondo il sistema della colpevolezza «per associazione». In base a tale criterio, ogni persona appartenente alla famiglia di un «oppositore» entro tre generazioni può essere imprigionata a vita.
«L’aumento delle misure di controllo attorno al Campo di prigionia dimostra a qual punto siano giunte la repressione e le restrizioni della libertà di movimento, divenute endemiche in Corea del Nord», ha aggiunto Christine Heller. «Le ultime immagini di cui disponiamo sottolineano la necessità d'istituire una commissione d'inchiesta indipendente che sia in grado di documentare le gravi violazioni dei diritti umani commesse in Corea del Nord». Negli ultimi dieci anni, l’accesso al Paese è stato rifiutato agli osservatori indipendenti.
Il rapporto di Amnesty con l'analisi delle immagini satellitari.