La Svizzera deve imporre regole chiare e vincolanti per garantire il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali da parte delle imprese con sede nel nostro paese, ovunque esse siano presenti. Questa è la richiesta principale della campagna nazionale “Diritto senza frontiere”, presentata il 17 gennaio a Lugano in occasione del suo lancio nella Svizzera italiana. I promotori dell’iniziativa, sostenuta da Dick Marty, ritengono che non sia sufficiente contare sulla buona volontà delle imprese quando in gioco ci sono questioni cruciali come il rispetto dei diritti umani e la protezione dell’ambiente.
Una cinquantina di organizzazioni e associazioni attive in Svizzera ( la lista aggiornata è pubblicata sul sito http://www.rechtohnegrenzen.ch/it/campagna/organizzazione/ ) ha creato l’alleanza “Diritto senza frontiere” per chiedere al Consiglio federale e al Parlamento di mettere a punto disposizioni di legge che obblighino le imprese con sede in Svizzera a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali, in patria e all’estero. Aziende che devono essere chiamate a rendere conto delle attività delle proprie filiali e dei fornitori, attivi in paesi i cui apparati giuridici sono spesso lacunosi. Legiferare in questo senso significherebbe dare un importante contributo alla difesa dei diritti umani e dell’ambiente su scala internazionale poiché la Svizzera, con il maggior concentrazione di multinazionali pro-capite al mondo, gioca un ruolo centrale nell’economia del mondo globalizzato.
Azioni spontanee dei consumatori e campagne di denuncia hanno spinto, nel recente passato, molte multinazionali a dotarsi di codici di condotta, la cui applicazione dipende unicamente dalla volontà delle singole imprese. “I consigli di amministrazione non dovrebbero preoccuparsi unicamente degli aspetti finanziari, ma anche del rispetto dei diritti dell’Uomo nei paesi in cui operano filiali della loro azienda” ha affermato Dick Marty, sostenitore della campagna, nel corso della conferenza stampa. “L’autoregolamentazione non basta per raggiungere questo scopo. Delle regole vincolanti permetteranno alle vittime di far valere i propri diritti e metteranno sullo stesso piano tutte le imprese multinazionali che hanno sede in Svizzera” ha sottolineato Marty.
Novartis, Roche, Nestlé, Syngenta, Glencore sono solo alcune delle multinazionali con sede in Svizzera. Imprese coinvolte in violazioni dei diritti umani commesse spesso da loro filiali o fornitori. Danièle Gosteli Hauser, esperta della Sezione svizzera di Amnesty International in materia di “economia e diritti umani” ha illustrato la legislazione attuale: “Secondo il diritto penale un’azienda può essere denunciata solo per delitti economici (finanziamento del terrorismo, riciclaggio di danaro o corruzione), ma se un’azienda, tramite le sue filiali o i suoi fornitori, ricorre al lavoro minorile, partecipa allo sgombero forzato di intere popolazioni, inquina o provoca delle emergenze sanitarie, allora non deve rendere conto del suo operato in tribunale”, ha spiegato Danièle Gosteli. Una situazione che i promotori della campagna “Diritto senza frontiere” considerano inaccettabile.
A nome della campagna Lavinia Sommaruga Bodeo, coordinatrice per la Svizzera italiana, ha ricordato le principali rivendicazioni di “Diritto senza frontiere”:
- L’imposizione di basi legali affinché le multinazionali svizzere – per le loro attività, le loro filiali e fornitori – debbano prendere le misure necessarie per evitare le violazioni dei diritti umani e i degradi ambientali qui e altrove (obbligo di «vigilare»);
- Basi legali che permettano alle persone che subiscono danni legati alle attività delle multinazionali svizzere, delle loro filiali e fornitori, di sporgere denuncia in Svizzera ed esigere dei risarcimenti,
invitando la popolazione a sostenere la petizione indirizzata al Consiglio federale e al parlamento (www.dirittosenzafrontiere.ch). Nella Svizzera italiana una giornata di sensibilizzazione è prevista il 20 e 21 aprile 2012 con postazioni sparse sul territorio. Seguiranno dettagli.