Il progetto di legge egiziano riguardo le manifestazione apre la strada a nuovi spargimento di sague, secondo Amnesty International. Se venisse firmato dal presidente ad interim Adli Mansur questo progetto di legge permetterebbe di limitare arbitrariamente il diritto alla libertà di riunione pacifica e accorderebbe alle forze di sicurezza la possibilità di ricorrere alla forza in maniera eccessiva, perfino omicida, per esempio contro i sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi.
Stando al progetto le forze di sicurezza hanno il potere di disperdere le manifestazioni pacifiche non autorizzate utilizzando idranti, gas lacrimogeni e manganello. Il progetto permette inoltre alle forze di sicurezza di usare la forza omicida per difendere “gli interessi finanziari” senza che questi siano in alcun modo definiti.
Secondo Amnesty International le autorità egiziane hanno totalmente ignorato le lezioni che avrebbero dovuto trarre dall’ultima ondata di repressione che ha provocato centinaia di morti. Dal luglio 2013 sono oltre 1300 le persone morte nel corso di manifestazioni e violenze politiche
Un progetto contrario al diritto internazionale
Il progetto viola il diritto alla libertà di riunione degli egiziani, garantito dal diritto internazionale. Il diritto internazionale e le norme in materia indicano che le forze di sicurezza non devono impiegare la forza letale tranne se non esiste altra soluzione per proteggere la vita o evitare gravi ferite.
I Principi di base delle Nazioni Unite sul ricorso alla forza e all’impiego di armi da fuoco da parte delle persone responsabili per l’applicazione delle leggi stipulano che, nelle manifestazioni violente, le forze di sicurezza non possono usare armi da fuoco, tranne in caso di legittima difesa.
La legge egiziana permette già alle forze di sicurezza di usare proiettili reali per disperdere i manifestanti che minacciano la “sicurezza pubblica” o per proteggere le vite, gli interessi finanziari o degli edifici.
Ostacoli burocratici
Il progetto di legge prevede pure diversi ostacoli burocratici che gli organizzatori di manifestazioni dovranno superare. Le autorità otterrebbero inoltre grandi poteri che consentirebbero loro di rifiutare arbitrariamente l’autorizzazione a una manifestazione, invocano motivi vaghi come “la sicurezza e l’ordine pubblico”, “la minaccia degli interessi dei cittadini” o “ostacoli alla circolazione stradale”.
Qualsiasi persona colpevole di aver infranto la legge, organizzando per esempio una manifestazione dopo il termine stabilito, rischia una multa fino a 10600 euro e fino a tre anni di detenzione.
Legge più repressiva che sotto Morsi
Il progetto di legge in questione è più repressivo di una legge simile proposta dal governo di Mohammed Morsi, ha precisato Amnesty International.
Il progetto precedente permetteva anch’esso l’impiego degli idranti, dei lacrimogeni e dei manganelli per disperdere le manifestazioni pacifiche, ma ciononostante non prevedeva il divieto generale dei sit-in né autorizzava l’uso della forza letale da parte delle forze di sicurezza.
Il presidente Adli Mansur non deve firmare una legge che non è conforme al diritto internazionale e ai suoi ordinamenti ha dichiarato Amnesty International. L’organizzazione ha invitato il presidente ad interim ad abbandonare il progetto di legge o a farlo rivedere profondamente.