La barca, che secondo quanto riferito proveniva dalla Libia, apparentemente trasportava più di 500 migranti originari perlopiù da Eritrea e Somalia, quando ha preso fuoco ed è affondata al largo dell'isola italiana di Lampedusa. Circa 120 persone sono state tratte in salvo e più di 100 corpi sono stati finora portati a riva. Molti altri risultano ancora dispersi.
"Le acque intorno alla piccola isola di Lampedusa si sono ancora una volta trasformate in un cimitero per migranti. Questi eventi tristi continuano a ripetersi mentre migliaia di persone intraprendono il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo per cercare protezione o una vita migliore" - ha detto Jezerca Tigani, vicedirettrice del programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.
"È ora che le autorità italiane e l'Unione europea intensifichino la loro capacità di ricerca e soccorso e la cooperazione nel Mediterraneo, piuttosto che concentrare le risorse sulla chiusura delle frontiere. Occorre fare di più per prevenire ulteriori perdite di vite in futuro".
I sopravvissuti hanno descritto il calvario orribile che hanno sopportato in quest'ultima tragedia: cadaveri galleggianti in acqua, mentre gli equipaggi delle navi da pesca cercavano freneticamente di salvare vite.
Un'altra imbarcazione con oltre 460 migranti è giunta a Lampedusa poco prima del naufragio. Le persone a bordo sono ora alloggiate presso il centro per migranti dell'isola, che attualmente ospita circa 700 persone.
Questo è il secondo naufragio di un'imbarcazione di migranti al largo delle coste italiane questa settimana. Il 30 settembre, 13 migranti perlopiù eritrei sono annegati mentre la barca che li trasportava si è arenata al largo di Ragusa, in Sicilia. Secondo quanto appreso, dei trafficanti a bordo dell'imbarcazione che affondava avrebbero costretto i migranti a saltare verso la morte in mare, frustandoli e minacciandoli con coltelli.