1. Perché Amnesty International lancia una campagna sullo Sri Lanka?
Ci sono diverse ragioni. Nel mese di novembre 2013 i paesi membri del Commonwealth si riuniranno a Colombo: capi di Stato del mondo intero parteciperanno a questo incontro. Il regime srilankese approfitterà dell’attenzione sulla conferenza per tentare di discolparsi agli occhi del grande pubblico. Per questo motivo Amnesty lancia una campagna internazionale la cui rivendicazione principale è “Dite la verità”: la verità sui crimini di guerra e sulle violazioni dei diritti umani in Sri Lanka deve venire a galla e avere il sopravvento sulla propaganda del governo.
Quattro anni dopo la fine del conflitto armato tra l’esercito srilankese e le Tigri Tamil del LTTE la situazione dei diritti umani nel paese rimane allarmante. È necessario che la comunità internazionale faccia pressione sul governo per far sì che la situazione dei diritti umani migliori in Sri Lanka. È pure importante che non si allenti la pressione all’interno dell’ONU per ottenere lo svolgimento di un’indagine internazionale indipendente sui crimini di guerra avvenuti nel paese.
In Svizzera quasi 2'000 richiedenti l’asilo Tamil sono attualmente minacciati di essere rinviati in Sri Lanka. Questo nonostante questi rinvii siano inaccettabili dal punto di vista della precaria situazione dei diritti umani.
Amnesty International organizza la campagna sullo Sri Lanka in collaborazione con la Società per i popoli minacciati e l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati, con l’auspicio di toccare una grande parte della popolazione. Inoltre la petizione proposta ha ottenuto il sostegno di circa 15 altre organizzazioni svizzere.
2. Quali sono le principali violazioni dei diritti umani in Sri Lanka?
Amnesty International continua a ricevere rapporti sulle violazioni dei diritti umani che avvengono in Sri Lanka, come arresti e detenzioni arbitrari, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, torture e altri maltrattamenti, come pure le violazioni del diritto alla libertà d’espressione, di associazione e di riunione.
Il governo ha aumentato la repressione nei confronti degli oppositori, minacciandoli, arrestandoli o aggredendoli fisicamente. A questo si aggiunge l’impunità di cui beneficiano quasi sempre i responsabili di violazioni dei diritti umani in Sri Lanka. Il rapporto di Amnesty “Sri Lanka’s Assault on Dissent” (30 aprile 2013) presenta una panoramica su questa situazione fornendo numerosi esempi: http://www.amnesty.ch/fr/pays/asie-pacifique/sri-lanka/docs/2013/sri-lanka-la-dissidence-reprimee-dans-la-violence (articolo in francese, rapporto in inglese).
3. La petizione esige verità e giustizia per lo Sri Lanka – di cosa si tratta?
Il governo srilankese continua a rifiutare di condurre un’indagine credibile sui presunti crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità commessi dall’esercito e dalle Tigri tamil nel corso del conflitto armato. Secondo i rapporti dell’ONU tra 40 e 70 mila civili sono morti durante gli ultimi mesi della guerra, tra il gennaio e il maggio del 2009. La maggior parte delle vittime sono morte in seguito a bombardamenti dell’esercito.
Fino ad oggi la pressione internazionale non è stata sufficiente perché sia avviata un’indagine credibile e indipendente sui presunti crimini di guerra. Il governo dello Sri Lanka nega che le forze di sicurezza abbiano commesso crimini di guerra, rifiuta le numerose prove e ogni indagine indipendente. A questo si aggiungono i tentativi del governo di impedire ai testimoni di crimini di guerra di contattare l’ONU e altre organizzazioni internazionali.
Il documentario “No Fire Zone: The Killing Fields of Sri Lanka” (presentato a Berna in occasione del lancio della campagna) parla degli ultimi mesi del conflitto e mostra i crimini di guerra commessi da entrambe le parti coinvolte. Immagini impressionanti, difficili da sopportare.
4. La petizione esige protezione per i richiedenti l’asilo srilankesi in Svizzera – perché?
Da quando la Svizzera ha inasprito la propria pratica in materia di asilo per le persone originarie dello Sri Lanka, due anni fa, circa duemila richiedenti l’asilo tamil sono minacciati d’espulsione.
La maggior parte delle persone provenienti dallo Sri Lanka ha ottenuto uno statuto che regola la questione del loro soggiorno in Svizzera, se non sono naturalizzate svizzere. Ma un certo numero di persone sono richiedenti l’asilo o beneficiano di un’ammissione provvisoria. La fine della guerra civile in Sri Lanka ha avuto delle conseguenze sulla politica d’asilo dei paesi europei e anche della Svizzera.
In una direttiva di principio dell’ottobre 2011, il Tribunale amministrativo federale ha stabilito che la maggior parte delle regioni abitate dai tamil (ad eccezione della regione di Vanni, nel nord del paese) sono da considerare sicure e che offrono sufficienti sbocchi economici per permettere il ritorno di coloro che non hanno ottenuto lo statuto di rifugiato. Queste persone beneficiavano di un’ammissione provvisoria in Svizzera, anche se non potevano provare di aver personalmente subito persecuzioni al senso della Legge sull’asilo. Semplicemente non era possibile rinviarle in Sri Lanka, dove imperversava la guerra civile.
Da qualche anno l’Ufficio federale della migrazione (UFM) verifica sistematicamente tutte le ammissioni provvisorie. Quasi duemila persone sono toccate, secondo le statistiche sull’asilo della Confederazione (dati fine 2012). Inoltre attualmente l’UFM sta lavorando su un accordo di riammissione con lo Sri Lanka in modo da facilitare ed accelerare i rientri.
Amnesty International ritiene che a causa della drammatica situazione in materia di diritti umani e del persistere di persecuzioni arbitrarie non sia accettabile che delle persone siano rinviate in Sri Lanka. Il rischio è che vengano imprigionate e torturate o subiscano persecuzioni. (per maggiori informazioni, leggere l’articolo nel numero di agosto 2013 della rivista Amnesty)
5. Quanti rifugiati originari dello Sri Lanka vivono in Svizzera? Da quanto tempo?
I primi rifugiati originari dello Sri Lanka sono arrivati in Svizzera trent’anni fa – dopo l’inizio della guerra civile e il “luglio nero” del 1983. Oggi sono circa 50'000 le persone provenienti dallo Sri Lanka che vivono nel nostro paese. Molti di loro appartengono alla seconda generazione e circa 22'000 si sono naturalizzati. I tamil formano la più grande comunità non europea in Svizzera. (per maggiori informazioni: Amnesty, numero di agosto 2013)
6. Quale influenza hanno le LTTE in Svizzera? Qual è la posizione di Amnesty sulle Tigri LTTE?
La Svizzera è uno dei pochi paesi in cui le LTTE non sono state, e non sono ancora, vietate. Le Tigri tamil erano quindi presenti in Svizzera e hanno raccolto donazioni da parte della diaspora tamil. Amnesty esige che un’indagine sia condotta anche sui crimini di guerra commessi dalle LTTE e che i colpevoli siano chiamati a rispondere dei propri atti. Per preservare la neutralità e la credibilità di Amnesty qualsiasi collaborazione con le LTTE e i loro rappresentanti è esclusa – anche in Svizzera.
7. Perché Amnesty rivolge le proprie rivendicazioni al Consiglio federale e non al governo dello Sri Lanka?
Con circa 50'000 abitanti di origine srilankese (la popolazione della città di Bienne) la Svizzera ha una responsabilità particolare. La Svizzera si deve impegnare con maggior fermezza a livello internazionale per i diritti umani in Sri Lanka. Deve anche mettere in atto misure concrete per garantire la protezione dei richiedenti l’asilo originari dell’isola che si trovano in Svizzera. Comunque Amnesty International ha delle rivendicazioni che presenta direttamente al governo dello Sri Lanka.
8. Quali sono le richieste che Amnesty International rivolge al governo dello Sri Lanka?
Amnesty International ha lanciato una petizione nella quale rivolge sei rivendicazioni a Majinda Rajapaksa, il presidente srilankese. Per rispondere a queste richieste il governo deve dimostrare, prima della riunione del Commonwealth del novembre 2013, che dei progressi possono essere fatti per evitare le violazioni dei diritti umani sistematiche.
La petizione chiede al presidente dello Sri Lanka:
- di abrogare la Legge sulla prevenzione del terrorismo (Prevention of Terrorism Act) e di sopprimere il sistema di detenzione amministrativa;
- di liberare tutte le persone arrestate sulla base delle leggi d’urgenza o della lotta al terrorismo a meno che non siano state incolpate di infrazioni riconosciute dalla legge;
- di assicurarsi che ogni persona arrestata possa consultare un avvocato;
- creare e rendere pubblico un registro completo e dettagliato dei detenuti indicando luogo e momento dell’arresto, l’autorità incaricata della detenzione, il luogo di detenzione (e tutti i trasferimenti) e le informazioni relative all’accusa o alla liberazione di ogni singolo detenuto;
- di pubblicare il rapporto della Commissione di inchiesta del 2006 su 16 casi di gravi violazioni dei diritti umani, tra i quali il caso di 5 studenti uccisi a Trincomalee, e accettare l’aiuto della comunità internazionale per risolvere i casi in sospeso;
- di promulgare una legge efficace sulla protezione dei testimoni ( vedi anche http://www.amnesty.ch/fr/pays/asie-pacifique/sri-lanka/docs/2013/action-dire-la-verite)
9. Amnesty esige un boicotto del turismo o delle sanzioni economiche per lo Sri Lanka?
In generale Amnesty International non si pronuncia né a favore né contro le sanzioni economiche. Non invitiamo nemmeno al boicotto da parte dei turisti. I turisti però devono essere sempre ben informati sul paese che visitano e sulle offerte proposte.
«Lonely Planet», considerata la bibbia dei viaggiatori, ha eletto lo Sri Lanka “destinazione dell’anno 2013”. Ma per sviluppare il settore turistico il governo dell’isola toglie le terre alla popolazione. Alcuni alberghi sono direttamente gestiti dall’esercito. Dopo quasi tre decenni di guerra civile il governo dello Sri Lanka ha fatto grandi sforzi per attirare il più grande numero di turisti sull’isola. Ed è riuscito nell’impresa: nel 2010, un anno dopo la fine del conflitto, il numero di turisti stranieri è aumentato quasi del cinquanta percento. Nel 2011 i turisti sono stati più di 850’000, stando ai dati delle autorità incaricate dello sviluppo turistico. L’obiettivo dello stato era accogliere due milioni e mezzo di turisti entro il 2016. La Banca mondiale versa quasi sedici milioni di franchi allo Sri Lanka per promuovere lo sviluppo di un “turismo sostenibile”.
I grandi gruppi alberghieri del mondo intero non si sono fatti aspettare. Shangri-La, Sheraton e Mövenpick, tra gli altri, stanno costruendo in varie regioni del paese. Ma lo sviluppo del settore turistico ha delle conseguenze. Incoraggia l’appropriazione delle terre, un problema sempre più grave in Sri Lanka, come pure in altri paesi asiatici. L’esercito, molto presente nella zona tamil al nord del paese, ha un ruolo da protagonista in questi espropri. Sulla penisola di Jaffna l’esercito ha confiscato diversi milioni di ettari di terra, in gran parte proprietà di persone che sono dovute fuggire durante la guerra. Rientrate a casa queste persone non possono che constatare che lo Stato si è impossessato dei loro beni. Gli scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza si moltiplicano e diventano sempre più violenti.
Se l’esercito si impossessa delle terre non è solo per costruire delle caserme. Le forze armate dello Sri Lanka hanno il controllo di varie aziende e investono sempre di più nel turismo. Secondo dei militanti nelle regioni tamil, dove si sono svolte le ultime battaglie della guerra civile nel 2009, l’esercito ha confiscato dei terreni per costruirvi dei complessi turistici. (un articolo sul tema nel numero di agosto 2013 di Amnesty)
10. Cos’è successo negli ultimi mesi del conflitto in Sri Lanka?
La guerra civile in Sri Lanka è iniziata esattamente trenta anni fa. Il conflitto è terminato nel 2009 con un assalto finale da parte dell’esercito dello Sri Lanka nel nord dell’isola, con l’operazione militare più micidiale del nuovo millennio. Da allora, in un contesto di repressione crescente nei confronti dell’opposizione, il governo nega e camuffa i crimini di guerra di cui è responsabile.
Nel 2008 delle importanti offensive governative hanno fatto arretrare le LTTE (che controllavano la costa occidentale dell’isola) circoscritte nel nord. Le organizzazioni umanitarie e i giornalisti hanno lasciato la zona nell’autunno 2008, su richiesta del governo. Nel gennaio 2009 l’esercito dello Sri Lanka ha preso il controllo di Kilinochchi, il capoluogo delle Tigri. Le zone civili si sono trovate incastrate nella zona di combattimento, e le Tigri hanno impedito alla popolazione di lasciare le aree che erano sotto il loro controllo. Fino alla dichiarazione ufficiale di fine delle ostilità, il 18 maggio 2009, il conflitto ha ucciso centinaia di persone ogni giorno. “Si tratta dell’operazione militare più micidiale del nuovo millennio, per intensità e rapidità delle uccisioni. Tra 40 e 70 mila civili sono stati uccisi in cinque mesi” constata Anne Harrison, corrispondente della BBC in Sri Lanka durante il conflitto. (Vedi Amnesty, agosto 2013.)
11. Il governo dello Sri Lanka ha già fatto un’indagine sui presunti crimini di guerra. Perché questo non basta?
Lo Sri Lanka ha creato diverse commissioni d’indagine sulle violazioni dei diritti umani. Queste hanno avuto come principale obiettivo mettere a tacere le voci critiche e impedire l’avvio di un’indagine credibile.
Nel maggio 2010 il presidente Rajapaksa ha creato la LLRC (Lessons Learnt and Reconciliation Commission) come risposta all’annuncio del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon di voler creare una commissione di esperti internazionale sullo Sri Lanka. La LLRC non era né indipendente né imparziale. La Commissione era composta da persone molto vicine al regime, tra le quali un ex procuratore e un ex ambasciatore. Due persone queste che avevano già difeso lo Sri Lanka dalle accuse di crimini di guerra documentate da vari rapporti internazionali. Un gran numero di raccomandazioni della LLRC non è mai stato concretizzato.
Il rapporto di Amnesty International del 2009 “Twenty-years of make believe: Sri Lanka's commissions of inquiry” mette in evidenza le falle sistematiche nei meccanismi di indagine, come la LLRC, in Sri Lanka. Il governo non permette che le commissioni svolgano il loro mandato in modo indipendente. Non c’era motivo di pensare che sarebbe stato diverso per la LLRC. Per questo motivo l’ONU deve svolgere un’indagine internazionale indipendente sullo Sri Lanka.
12. Amnesty International esige che il caso dello Sri Lanka sia deferito alla Corte penale internazionale?
Il coinvolgimento della Corte penale internazionale è una delle possibilità della giustizia internazionale che deve essere presa in considerazione se una commissione di indagine internazionale dovesse stabilire che i crimini commessi in Sri Lanka sono di competenza della CPI, come nel caso di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Un’altra possibilità sarebbe la creazione di un tribunale specifico per lo Sri Lanka.
Amnesty International potrebbe pure rivolgersi ai tribunali nazionali di altri paesi per perseguire crimini che sono si competenza universale. Queste diverse possibilità non si escludono a vicenda.
13. Cosa fa l’ONU in merito alla situazione in Sri Lanka?
La comunità internazionale ha fallito due volte in Sri Lanka. Nel 2009 l’ONU e le organizzazione di aiuto umanitario hanno lasciato la popolazione civile tamil indifesa di fronte all’attacco dell’esercito srilankese, nel nord dell’isola. Dopo la guerra la comunità internazionale ha rapidamente ripreso le proprie attività. Ad oggi la pressione politica è stata insufficiente per ottenere informazioni credibili sui crimini di guerra e per migliorare la situazione dei diritti umani.
Dalla fine della guerra il Consiglio per i diritti umani dell’ONU ha votato tre risoluzioni sullo Sri Lanka (2009, 2012, 2013). Queste si fanno sempre più critiche ed insistenti. Con l’ultima risoluzione del 21 marzo 2013 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha sottolineato che è necessario che il governo metta a punto delle misure volte a favorire la riconciliazione tra le comunità tamil, cingalese e musulmana. Sono pure state denunciate violazioni dei diritti umani, passate e presenti, per le quali bisogna stabilire delle responsabilità. In settembre un primo rapporto orale valuterà i progressi, un bilancio completo sarà stilato nel marzo 2014.
14. Cosa può fare la Svizzera a livello internazionale?
Fino ad oggi la Svizzera ha avuto un ruolo positivo nel Consiglio per i diritti umani dell’ONU e ha sostenuto le risoluzioni critiche nei confronti dello Sri Lanka. Ciononostante bisogna assicurarsi che delle rivendicazioni cruciali, e in particolare quelle riguardo l’avvio di un’indagine indipendente sui crimini di guerra, siano incluse nelle risoluzioni. Nella primavera 2014 ci sarà una nuova opportunità con una nuova risoluzione. La Svizzera deve impegnarsi attivamente per far sì che siano prese delle misure durature. Oltre al proprio impegno multilaterale la Svizzera si può impegnare bilateralmente per migliorare la situazione dei diritti umani in Sri Lanka, facendo pressione direttamente sul governo srilankese o su paesi influenti.