“Questa è la realtà della Russia di oggi. Una realtà nella quale si sopprime ogni forma di dissenso e ogni opinione divergente, che essa riguardi la sfera privata, pubblica o qualsiasi aspetto della società. Ancora una volta si vede il disprezzo dei poteri pubblici russi nei confronti dei loro obblighi internazionali e nazionali, in virtù dei quali sono tenuti a promuovere i diritti umani di tutte le persone che dipendono dalla loro autorità” ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
La blasfemia è ora punibile
La legge che permette l’incriminazione per blasfemia è entrata in vigore il primo luglio e prevede delle multe fino a 500000 rubli (circa 11600 euro) e delle pene detentive fino a tre anni se le azioni pubbliche giudicate irrispettose nei confronti delle convinzioni religiose avvengono in luoghi di culto. Se tali infrazioni sono commesse in altri luoghi la pena massima è di un anno di detenzione, con un’eventuale ammenda supplementare che non può superare i 30000 rubli (circa 6900 euro). Questa offensiva legislativa contro la libertà di coscienza interviene dopo il processo e la condanna, nel 2012, di tre componenti delle Pussy Riot, un gruppo punk russo femminile, per “teppismo per motivi di odio religioso”. Il gruppo aveva cantato un inno di contestazione nella più grande cattedrale ortodossa di Mosca. “Concretamente la legge sulla blasfemia è discriminatoria nei confronti dei non credenti. Il suo obiettivo è reprimere le critiche nei confronti della gerarchia religiosa o i commenti sulla dottrina religiosa e i principi della fede e questo secondo una modalità chiaramente incompatibile con la libertà d’espressione”, ha aggiunto John Dalhuisen.
La comunità LGBTI nel mirino
La legge che prende di mira la popolazione LGBTI è entrata in vigore il 30 giugno, subito dopo la sua approvazione da parte del presidente Putin. Essa permette di infliggere delle multe esorbitanti alle persone accusate di “propaganda in favore di relazioni sessuali non tradizionali” poiché tale attività potrebbe corrompere i bambini. Secondo John Dalhuisen, “questa legge non farà che aggravare la discriminazione e la minaccia di cui sono oggetto le persone LGBTI all’interno della società russa. Le stigmatizza e priva i giovani alla scoperta della propria sessualità del diritto a un’educazione sessuale e a un sostegno in questo ambito.”
Le pene pecuniarie previste arrivano fino a 5000 rubli (circa 115 euro) per dei semplici cittadini, fino a dieci volte questa somma per i rappresentanti dello Stato e raggiungono il milione di rubli (oltre 23000 euro), accompagnate da un’eventuale sospensione delle attività fino a 3 mesi, per le organizzazioni. Sabato 29 giugno a San Pietroburgo, in seguito a una denuncia secondo la quale era stato violato il divieto di “propaganda in favore dell’omosessualità” la polizia ha disperso un raduno legale di persone LGBTI. Individui omofobi hanno aggredito i manifestanti e la polizia ha interpellato 55 militanti LGBTI, tra i quali almeno una persona è stata gravemente ferita. “Si tratta di intolleranza incoraggiata dal governo. La legge non rispetta il principio della non discriminazione e viola esplicitamente il diritto alla libertà di espressione e di riunione” ha concluso John Dalhuisen.