Russia Presidente Putin: Non usi le Olimpiadi per nascondere le violazioni dei diritti umani!

Mancano tre mesi all’inaugurazione dei Giochi olimpici invernali di Sochi. Con una campagna internazionale Amnesty International punta i riflettori sulle crescenti limitazioni alla libertà di espressione e riunione imposte in Russia e sulle ripetute violazioni dei diritti umani. L’organizzazione chiede a Swiss Olympic di informare adeguatamente la delegazione svizzera sulla situazione in Russia.

Il 7 febbraio 2014 si apriranno le Olimpiadi invernali di Sochi. Il presidente russo Vladimir Putin sta già approfittando dell’attenzione internazionale per presentarsi come un politico democratico e progressista. In una recente intervista alla BBC ha dichiarato: “I Giochi mostreranno il rispetto della Russia per l’uguaglianza e la diversità.” Ma la realtà in Russia è un’altra: dall’inizio del terzo mandato presidenziale di Putin, nel maggio 2012, un susseguirsi di nuovi articoli di legge impone importanti limitazioni alla libertà d’espressione. Le manifestazioni sono vietate o disperse in modo violento, le voci critiche sono messe a tacere, gli omosessuali vengono discriminati e le organizzazioni non governative (ONG) devono registrarsi come “agenti stranieri”.

Queste nuove leggi sono in contraddizione con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani sottoscritti dalla Russia, come pure con la Costituzione del paese. Per questo motivo Amnesty International rivolge una petizione mondiale al presidente Putin, chiedendogli di abrogare le modifiche di legge. L’organizzazione per la difesa dei diritti umani lo invita anche a permettere ai cittadini russi di beneficiare pienamente del loro diritto alla libertà d’espressione, di riunione e di associazione.

Swiss Olympic, con la quale la Sezione svizzera di Amnesty International è in contatto, dovrebbe da parte sua informare la delegazione svizzera sulla situazione dei diritti umani in Russia.

Prigionieri d’opinione

Amnesty International ha scelto come caso emblematico quello di tre detenuti e chiede la loro liberazione immediata. Vladimir Akimenkov, Artem Savelov e Mikhail Kosenko sono stati arrestati nel maggio 2012 per aver protestato in piazza Bolotnaya a Mosca, con altre migliaia di persone, contro il risultato delle elezioni presidenziali. Sono stati accusati di “violenza contro la polizia”. Vladimir Akimenkov e Artem Savelov sono in detenzione preventiva da allora e rischiano pesanti condanne. Mikhail Kosenko, che soffre da tempo di problemi psichici in seguito a una ferita alla testa, è stato internato con la forza in un istituto psichiatrico. Amnesty International considera questi tre uomini dei prigionieri di coscienza. Delle registrazioni video mostrano chiaramente che queste persone hanno manifestato pacificamente. Sono state al contrario le forze di sicurezza a dare il via alle violenza durante le manifestazioni. Il caso di questi tre prigionieri di opinione è solo un esempio tra tanti altri degli ostacoli posti dalle autorità russe alla libertà d’espressione.

Leggi promulgate dall’inizio del terzo mandato di Putin, nel maggio 2012:

- Legge federale sulle riunioni pubbliche – giugno 2012

Nel giugno 2012 il presidente Putin ha avallato delle modifiche alla “legge federale sulle riunioni pubbliche” che stabiliscono le condizioni di autorizzazione, le responsabilità e le sanzioni in caso di organizzazione di manifestazioni o eventi pubblici. Nello stesso tempo sono state inasprite le sanzioni per le infrazioni amministrative. Le modifiche introdotte hanno come obiettivo ostacolare ulteriormente lo svolgimento di eventi politici e scoraggiare gli organizzatori tramite sanzioni ancor più severe.

- Legge sugli “agenti stranieri” – novembre 2012

La legge sugli “agenti stranieri” include nuove disposizioni che riguardano le “organizzazioni non commerciali”. In conformità a queste disposizioni le ONG russe sono obbligate a farsi registrare dal Ministero della giustizia come “agenti stranieri” se sono sostenute finanziariamente da fondi stranieri e sono “attive politicamente”. L’obiettivo è chiaro: la formulazione volutamente vaga di “attività politica” permette di mettere i bastoni tra le ruote o perfino di chiudere le organizzazioni per la difesa dei diritti umani che criticano le autorità. Inoltre qualificare le ONG come “agenti stranieri” permette di screditarle agli occhi dell’opinione pubblica. Nella primavera 2013 le autorità hanno perquisito gli uffici di numerose ONG, tra questi anche la sede moscovita di Amnesty International.

- Divieto della “propaganda omosessuale”

La legge deve “proteggere i bambini da qualsiasi materiale che potrebbe indurli a rifiutare i valori tradizionali” e vieta la “propaganda – presso i minori – delle relazioni sessuali non tradizionali”. Con “fare propaganda” si intende “la diffusione di informazioni che promuovono un orientamento sessuale non tradizionale, l’attrattiva di relazioni sessuali non tradizionali, la falsa pretesa di un’uguaglianza sociale tra le relazioni sessuali tradizionali e quelle non tradizionali o l’imposizione di informazioni sulle relazioni sessuali non tradizionali che hanno come scopo creare interesse per questo genere di relazioni”. Questa nuova legge omofoba serve a limitare i diritti delle lesbiche, dei gay e delle persone bisessuali, transessuali e intersessuate (LGBTI), e legittima inoltre i numerosi atti di violenza omofoba in Russia.

- Legge sulla “blasfemia” – luglio 2013

Secondo questa legge gli autori di azioni pubbliche che ledono al sentimento religioso e al rispetto dei credenti rischiano delle multe che possono raggiungere i 500’000 rubli (11'000 euro) e pene detentive fino a un anno. Le manifestazioni all’interno di luoghi di culto possono essere punite con tre anni di detenzione e multe ancor più elevate.

Questa legge supplementare è chiaramente una risposta al caso del gruppo punk femminista Pussy Riot, condannato un anno prima in seguito a una contestata esibizione in una delle più importanti chiese ortodosse di Mosca. Con l’adozione di questa “legge sulla blasfemia” le autorità hanno ora a disposizione la base legale per pronunciare condanne in casi simili.