Il rapporto, diffuso martedì 4 giugno 2013 dalle Nazioni Unite a Ginevra, ha confermato che vi sono fondati motivi per ritenere che "quantità limitate di prodotti chimici tossici" siano state utilizzate in quattro separati attacchi durante gli scorsi mesi di marzo e aprile, anche se afferma che non è stato possibile "determinare gli esatti agenti chimici utilizzati, i loro sistemi di somministrazione o chi li abbia utilizzati".
Il rapporto chiede, inoltre, alle autorità siriane di consentire il pieno accesso agli esperti al fine di arrivare a conclusioni definitive sulla questione.
"Quanti altri rapporti bisogna pubblicare sulla Siria prima che il mondo si svegli e prenda provvedimenti per fermare lo spargimento di sangue di civili?" - ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve deferire la situazione alla Corte penale internazionale e insistere affinché le autorità siriane permettano alla Commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Siria, così come alle organizzazioni di difesa dei diritti umani e umanitarie, pieno accesso al paese".
Il rapporto della Commissione mette in evidenza anche l'impatto negativo della maggiore disponibilità di armi che "procura ulteriori morti e feriti tra i civili".
Si riferisce, in particolare, alle uccisioni di massa nelle città di al-Bayda e Banias nel maggio di quest'anno, dicendo che "le prove raccolte indicano che i responsabili sono le milizie affiliate al governo. Le indagini continuano".
"Qualsiasi sforzo per documentare le violazioni dei diritti umani in Siria, come primo passo per assicurare i responsabili alla giustizia, è gravemente intralciato dal rifiuto del governo di lasciar accedere a molte aree" - ha aggiunto Luther.
Questo è il quinto rapporto della Commissione sulla Siria dal 2011.
Il rapporto copre le violazioni dei diritti umani e gli abusi da parte di tutte le parti del conflitto, tra cui uccisioni illegali, detenzioni arbitrarie e violenza sessuale, così come altri crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Decine di migliaia di persone sono morte a causa del conflitto armato che ha avuto inizio in Siria nel marzo 2011; almeno 1300 persone risultano essere decedute in carcere.
Dall'inizio del 2011, Amnesty International chiede che della situazione della Siria sia adita la CPI.
Mentre è chiaro che la stragrande maggioranza dei crimini di guerra e altre gravi violazioni continuano a essere commessi dalle forze governative, la ricerca dell'organizzazione mette in evidenza un crescendo di violazioni da parte di gruppi armati dell'opposizione, che fanno sempre più ricorso al sequestro, alla tortura e all'uccisione sommaria di soldati, membri di milizie filogovernative e civili.