“Tutta la mia famiglia viveva qui, avevamo 10 case. Mia madre è stata gravemente ferita e ora è ricoverata in ospedale in Turchia. Non sa che i suoi figli sono morti. Mio zio, Mohamed Ali, ha perso 27 membri della sua famiglia. Ha perso la testa, non capisce più niente. È da qualche parte nella campagna. Tutti i sopravvissuti sono andati da qualche parte da parenti o amici. Qui sono rimaste solo macerie.” Hussein al-Saghir, ragazzo di 15 anni che ha parlato a Amnesty International dei suoi 16 parenti uccisi durante i bombardamenti del quartiere Jabal Badro di Aleppo, il 18 febbraio 2013
“Yousef, 7, Mohammed, 5, Ali, 2, Hamza, 12, Zahra, 10, Husna, 8, Fatima, 10, Ahmad, 7, Abdel Karim 2, Hassan, 18 mesi…. Perché ci hanno bombardati? Qui c’erano solo civili. Il nostro quartiere era pieno di vita, di bambini che giocavano ovunque. Ora siamo tutti morti. Anche chi è vivo è morto dentro, siamo stati sepolti da queste macerie." Sara al-Wawi ha perso una ventina di parenti durante gli attacchi aerei sul quartiere di al-Marje (Aleppo) del 18 marzo 2013, racconta a Amnesty International di alcuni dei bambini morti
Washington D.C., Londra, Lugano - 7 agosto 2013. Nuove immagini satellitari di Aleppo forniscono prove recenti delle violazioni dei diritti umani causate dal prolungarsi del conflitto in Siria. A portare il peso della crisi umanitaria è la popolazione civile.
La nuova analisi – ad oggi uno dei più esaustivi esami di immagini satellitari di una regione in cui è in corso un conflitto – mostra come la guerra sia condotta in totale violazione delle regole stabilite dal Diritto internazionale umanitario, causando distruzione, morte e spostamenti di massa. L’analisi è stata fornita dalla American Association for the Advancement of Science (AAAS) in collaborazione con il programma Scienza per i diritti umani di Amnesty International.
L’ampiezza della distruzione rivelata dalle immagini è stata confermata da Donatella Rovera, esperta in situazioni di crisi di Amnesty International, che ha visitato Aleppo il mese scorso. “Aleppo è stata totalmente distrutta, gran parte della popolazione è scappata” ha detto Donatella Rovera, che ha trascorso lunghi periodi in Siria per indagare sulle violazioni dei diritti umani nel corso del conflitto.
Un anno fa (il 6 agosto 2012) in una fase particolarmente intensa del conflitto durante la quale numerose fonti parlavano di un’imminente attacco, Amnesty International aveva reso pubbliche delle immagini satellitari di Aleppo e dei dintorni (http://www.amnesty.org/en/news/syria-satellite-images-aleppo-raise-concerns-over-risk-civilians-2012-08-07). L’organizzazione aveva attirato l’attenzione sulla situazione di grave pericolo per la popolazione civile di Aleppo e invitato tutte le parti a rispettare il diritto umanitario.
Il monitoraggio da parte dell’AAAS della distruzione di Aleppo durante l’anno trascorso lascia pochi dubbi sui motivi dello sconcertante sfollamento di metà della popolazione: una campagna di bombardamenti aerei indiscriminati da parte delle forze governative che ha ridotto la zona in macerie, uccidendo e mutilando un numero imprecisato di civili. A titolo di esempio, le immagini dei quartieri devastati da tre bombardamenti da parte delle forze governative siriane tra il 18 e il 22 febbraio 2013 forniscono le prove allarmanti del tributo umano all’inasprimento del conflitto. In questi tre attacchi sono morti più di 160 residenti, centinaia sono rimasti feriti mentre decine e decine di case sono andate distrutte, lasciando centinaia di persone senza tetto.
Attraverso l’analisi di sette nuove immagini su un periodo di nove mesi (da inizio settembre 2012 a fine maggio 2013), il progetto rappresenta ad oggi la valutazione più completa dei danni materiali alla maggiore città siriana. Oltre alla distruzione delle infrastrutture, l’analisi documenta il danneggiamento generalizzato della città vecchia di Aleppo, un sito del Patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO, tra i quali la distruzione del minareto della Moschea e i danni al suk. Il Diritto internazionale umanitario stabilisce che le parti in conflitto sono obbligate a rispettare e preservare il patrimonio culturale.
Le forze governative hanno inesorabilmente e indiscriminatamente bombardato aree controllate dalle forze di opposizione in tutto il paese, colpendo i civili che sono contemporaneamente vittime di abusi da parte di alcuni gruppi armati dell’opposizione. Nel caso di Aleppo, il monitoraggio mostra una distruzione fisica emblema di bombardamenti inesorabili. Secondo l’AAAS l’esame delle immagini satellitari suggerisce che la distruzione della città è ”fortemente asimmetrica” rispetto ai quartieri controllati dall’opposizione.
L’indagine ha recensito centinaia di costruzioni distrutte o danneggiate durante il periodo di monitoraggio e ha permesso di documentare la moltiplicazione di posti di blocco, aumentati fino a oltre un migliaio nelle immagini datate fine maggio 2013.
Donatella Rovera ha dichiarato: “Un anno fa mettevamo in guardia sulle conseguenze devastanti se la città più popolosa della Siria fosse diventata in un campo di battaglia. Un pericolo che è diventato realtà. Aleppo è stata totalmente distrutta, gran parte della popolazione è in fuga mentre molti rimangono intrappolati in una città messa a ferro e fuoco, in condizioni umanitarie disperate.”
Dall’aprile 2012 Donatella Rovera ha attraversato il confine settentrionale del paese più di 10 volte, documentando l’escalation di crimini di guerra che includono esecuzioni extragiudiziali, esecuzioni sommarie, bombardamenti indiscriminati di zone abitate dai civili, l’impiego di armi messe al bando e l’uccisione di un numero elevato di bambini.
Christoph Koettl, esperto di situazioni di emergenza di Amnesty International USA, a capo del progetto di immagini satellitari del 2012, ha detto: “Le gravi violazioni del diritto internazionale commesse a Aleppo e altrove in Siria sono una conseguenza diretta della paralisi della comunità internazionale, dei ritardi nel condannare questi crimini e nel deferire della situazione ai tribunali competenti. Le immagini sono fotografie di una popolazione che subisce un assedio brutale, fatti documentati dal lavoro di Amnesty International sul posto.”
La situazione degli sfollati
Durante il periodo in esame, l’analisi dell’AAAS ha messo in evidenza un ritmo costante di distruzione delle infrastrutture di Aleppo, siano esse residenziali, religiose, commerciali o industriali. Con l’intensificarsi dei bombardamenti aerei e degli attacchi è andato aumentando rapidamente anche il numero di siriani in fuga.
Attraverso il paese sono quasi sei milioni i siriani costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla spirale di violenza. La maggior parte – 4.25 milioni – sono sfollati all’interno della Siria. Decine di migliaia di sfollati interni siriani si rifugiano in campi improvvisati spuntati lungo il confine con la Turchia dagli inizi dell’autunno del 2012, quando il governo turco ha chiuso le frontiere ai rifugiati siriani (qui trovate immagini satellitari recenti che mostrano la proliferazione di questi campi: http://www.amnestyusa.org/sites/default/custom-scripts/science/explore/ )
Un gran numero di questi sfollati interni, in particolare quelli che si trovano in aree controllate dall’opposizione, hanno poco o nessun accesso agli aiuti internazionali perché si trovano in zone pericolose e difficili da raggiungere ma anche a causa delle restrizioni ai movimenti delle agenzie umanitarie internazionali imposte dal governo siriano. Le agenzie Onu hanno chiesto al governo siriano di permettere loro l’accesso alle zone controllate dall’opposizione, dove gli sfollati interni hanno maggior bisogno di aiuti e i rischi sono maggiori a causa di bombardamenti incessanti e indiscriminati da parte delle forze governative.
Mettere fine alla paralisi internazionale
Unitamente al lavoro di investigazione condotto da Amnesty International sul posto e ai video girati dai cittadini stessi, le immagini satellitari forniscono ulteriori prove dei possibili crimini di guerra perpetrati durante il conflitto in Siria. Amnesty International ha ripetutamente invitato il Consiglio di sicurezza dell’Onu a deferire la situazione in Siria alla Corte penale internazionale, un modo chiaro per comunicare alle parti che chiunque commetta o ordini crimini di guerra o crimini contro l’umanità sarà chiamato a rispondere dei propri atti.
È necessario fare pressione sulle autorità siriane perché permettano alle agenzie Onu e ad altre agenzie di aiuto umanitario di avere accesso illimitato agli sfollati interni e a tutti coloro nel bisogno, permettendo di accedere alle aree in questione attraverso i paesi confinanti come pure attraverso le prime linee in tutto il paese. Va inoltre fatta pressione sull’opposizione armata perché non ostacoli le operazioni di aiuto nelle aree sotto il suo controllo.
È inoltre necessario che, in linea con i propri obblighi internazionali, tutti i paesi confinanti tengano sempre aperte le proprie frontiere a coloro che fuggono dalla Siria. La comunità internazionale, in particolare l’Unione Europea e gli stati membri, devono impegnarsi a condividere la responsabilità di vegliare concretamente e in modo tangibile sui profughi siriani. Un aiuto concreto che dovrebbe includere un accordo per l’accoglienza del maggior numero possibile di profughi come pure un sostegno finanziario e tecnico urgente ai paesi confinanti con la Siria che ospitano la maggior parte delle persone in fuga dal conflitto.
Le immagini satellitari e altre informazioni sono disponibili qui:
Immagini prima e dopo i bombardamenti di Aleppo del febbraio 2013
http://www.amnestyusa.org/science/explore/syria