Numerosi Stati europei non riconoscono l'orientamento sessuale come motivi per i crimini dell'odio © REUTERS / Stoyan Nenov
Numerosi Stati europei non riconoscono l'orientamento sessuale come motivi per i crimini dell'odio © REUTERS / Stoyan Nenov

Unione Europea Occhi puntati sulla violenza omofoba

L’Unione europea (UE) e i suoi Stati membri non mettono in atto le misure necessarie per lottare efficacemente contro i crimini omofobi e transofobi, e per garantire la giusta protezione a tutti ...

L’Unione europea (UE) e i suoi Stati membri non mettono in atto le misure necessarie per lottare efficacemente contro i crimini omofobi e transofobi, e per garantire la giusta protezione a tutti dalla discriminazione, le molestie e la violenza. Questo quanto scrive Amnesty International in un rapporto reso pubblico mercoledì 18 settembre 2013.

“La violenza fondata sull’odio ha un effetto particolarmente nefasto e duraturo per le vittime. Ciononostante la legislazione dell’UE e di numerosi Stati membri non riconosce come motivati dall’odio tutti quei crimini che sono basati sull’orientamento sessuale o l’identità di genere presunte. Questo è inaccettabile poiché nel diritto internazionale in materia di diritti umani l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono considerati motivi di discriminazione protetti,” ha dichiarato Marco Perolini, specialista di discriminazione in Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Intitolato “Because of who I am: Homophobia, transphobia and hate crime in Europe” (A causa di quello che sono: omofobia, transfobia e crimini dell’odio in Europa), il rapporto di Amnesty International mette in luce le lacune esistenti nella legislazione di numerosi paesi europei, dove l’orientamento sessuale e l’identità di genere non sono esplicitamente menzionati come causa dei crimini basati sull’odio. Il rapporto punta pure il dito sul fatto che alcune norme UE in materia di crimini d’odio non siano adattate alla lotta contro la violenza omofoba o transofoba.

Aggressioni non segnalate

Secondo i dati di una ricerca condotta di recente nell’insieme dell’UE, l’ottanta percento degli atti di violenza omofoba o transofoba non vengono segnalati alla polizia, spesso per paura di un’omofobia o transfobia istituzionalizzata. In altri casi gli omosessuali non denunciano le aggressioni subite perché non vivono apertamente la propria omosessualità e temono che la loro famiglia possa scoprirla.

In alcuni paesi come Germania, Bulgaria, Italia, Lettonia e Repubblica ceca, le norme relative ai crimini dell’odio non sono esaustive poiché non includono le infrazioni commesse contro persone a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. Altrove, in Croazia e Grecia ad esempio, le leggi in materia di crimini dell’odio transofobi e omofobi non sono applicate correttamente, quindi succede che tali motivazioni non vengano prese in considerazione o non siano oggetto di indagini approfondite.

Nel febbraio 2012 Michelle, una giovane donna transessuale, è stata pestata da diverse persone a Catania (Italia) a causa della sua identità di genere. I suoi aggressori proferivano insulti del tipo “Disgustoso! Sei un uomo, una checca!”. Michelle ha segnalato l’aggressione alla polizia e un sospetto è stato identificato, ma a causa di lacune nel sistema legislativo italiano la motivazione transofoba non sarà presa in considerazione esplicitamente nella procedura o nel calcolo della pena.

In Svizzera, nonostante le raccomandazioni formulate durante l’Esame periodico universale, la legislazione penale non prevede disposizioni specifiche atte a sanzionare i crimini dell’odio omofobi o transofobi. Una lacuna da colmare secondo Amnesty International e altre Ong.

“L’UE e i suoi Stati membri non possono rispettare il loro obbligo di combattere la discriminazione se non adottano le misure necessarie per combattere contro tutte le forme di violenza causate dall’odio,” ha dichiarato Marco Perolini. “L’attuale politica dei due pesi, due misure induce a pensare che determinate forme di violenza non meritino altrettanta attenzione di altre. Questo è inaccettabile per un’Unione europea fiera di promuovere l’uguaglianza e l’inclusione di tutti.”