Egitto Giornata nera per la libertà di stampa: condannati giornalisti di Al Jazeera

La condanna odierna di tre giornalisti di Al Jazeera, accusati di sostenere un’organizzazione terroristica (Fratellanza Musulmana), è un feroce attacco alla libertà di stampa. È quanto ha dichiarato ...

 

La condanna odierna di tre giornalisti di Al Jazeera, accusati di sostenere un’organizzazione terroristica (Fratellanza Musulmana), è un feroce attacco alla libertà di stampa.  È quanto ha dichiarato Amnesty International.

Al termine del processo, il reporter australiano Peter Greste e l'egiziano-canadese Mohamed Fahmi sono stati condannati a 7 anni di carcere. Il producer egiziano Baher Mohamed ne ha invece ricevuti 10 perché era stato trovato in possesso di un bossolo. In cella dallo scorso dicembre, sono considerati da Amnesty International prigionieri di coscienza.

«È una sentenza devastante per i giornalisti e le loro famiglie. Quando dei giornalisti vengono arrestati e giudicati terroristi solo per aver svolto il loro lavoro, è davvero una giornata nera per la libertà di stampa», ha dichiarato Philip Luther, direttore del Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

«Questi tre uomini si trovano in carcere solo perché alle autorità egiziane non piace quello che pensano. Sono prigionieri di coscienza e devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni» ha aggiunto Philip Luther.

Un osservatore di Amnesty International ha registrato numerose irregolarità nel corso del processo. Durante le 12 udienze, l'accusa non è riuscita a provare che i giornalisti abbiano avuto qualsiasi tipo di legame con un'organizzazione terrorista o che abbiano "falsificato" notizie.

«La sentenza fornisce unulteriore prova che le autorità egiziane non si fermeranno davanti a nulla nella spietata campagna contro coloro che mettono in discussione la narrativa ufficiale, a prescindere da quanto siano credibili le prove nei loro confronti», ha affermato Philip Luther.

A rischio non sono solo i giornalisti. Nell’ultimo anno migliaia di persone sono state imprigionate nell’ambito della repressione del dissenso e sono state emesse condanne a morte di massa nei confronti di sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi.

«Il sistema giudiziario egiziano ha più volte dimostrato di non voler o non saper celebrare processi equi e imparziali quando gli imputati sono presunti sostenitori dell’ex presidente. Invece di mandare in carcere giornalisti e altre persone sospettate di costituire una minaccia, le autorità dovrebbero condurre indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza» ha concluso Luther.