Nonostante le Filippine abbiano ratificato i due principali trattati internazionali contro la tortura, metodi quali le scariche elettriche, le finte esecuzioni, il "waterboarding" (simulazione d’annegamento), la semi-asfissia con sacchetti di plastica, le percosse e gli stupri continuano ad essere utilizzati dalla polizia per estorcere confessioni o somme di denaro.
«Troppi poliziotti abusano del loro potere facendosi beffe del loro dovere di proteggere e servire i cittadini», ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, ora a Manila per il lancio della campagna. «Le leggi ci sono. Sta al governo applicarle, altrimenti rischierà di porre la polizia al di sopra della legge», ha aggiunto Salil Shetty.
L’adozione, cinque anni fa, di una legge contro la tortura avrebbe dovuto essere uno spartiacque storico, ma da allora non c’è stata neanche una condanna.
«Le Filippine mostrano un’incoerenza: il paese è esemplarmente sollecito quando si tratta di firmare trattati sui diritti umani, ma senza esemplari condanne verso i torturatori, questi impegni rischiano di essere promesse vuote», ha detto Salil Shetty. «Il governo filippino sta perdendo l’opportunità di diventare un esempio di impegno per il rispetto dei diritti umani in Asia».
Nel rapporto presentato oggi a Manila, Amnesty International ha incluso oltre 55 agghiaccianti testimonianze raccolte dal 2009, l’anno dell’introduzione della legge contro la tortura; 21 delle persone intervistate erano minorenni quando subirono la tortura. Otto hanno dichiarato di essere state minacciate con le armi o di essere state sottoposte a un gioco chiamato “la ruota della tortura”. Il rapporto denuncia anche una serie di tentate esecuzioni extragiudiziali, compresi i racconti di due persone cui gli agenti di polizia spararono e che vennero credute morte.
Nelle Filippine, di conseguenza, la fiducia nelle forze di polizia da parte della popolazione è molto bassa. Secondo un sondaggio recente condotto da Transparency International, il 69 per cento dei filippini ritiene che la polizia sia corrotta.
Nessuna denuncia per paura di rappresaglie
Poche persone hanno il coraggio di presentare denuncia, sapendo che rischieranno rappresaglie, intimidazioni e minacce da parte degli stessi agenti di polizia o da malviventi da questi assoldati.
Di conseguenza, molte vittime della tortura non rivelano l’inferno che hanno subito. Cinque delle persone intervistate da Amnesty International hanno raccontato di aver ritirato l’iniziale denuncia a causa delle minacce e delle intimidazioni ricevute.
Chi presenta denuncia deve superare una serie di ostacoli burocratici, a causa di regole e procedure incoerenti e non chiare. Le denunce vengono spesso archiviate per ragioni tecniche. Tra le sue raccomandazioni al governo filippino, Amnesty International chiede di istituire un’unica commissione indipendente ed efficace per ricevere le denunce nei confronti delle forze di polizia.
«Dopo cinque anni dall’introduzione della legge, dopo centinaia di denunce e zero condanne, è dolorosamente ovvio che la normativa contro la tortura non viene applicata. Occorre uno sforzo congiunto per sradicare la tortura e la cultura dell’impunità che la perpetua, a partire da misure efficaci di prevenzione e, quando non bastino, procedere con indagini approfondite, condanne adeguate e meccanismi indipendenti di denuncia per assicurare che nessuno sia al di sopra della legge», ha concluso Shetty.
4 dicembre 2014