Spose bambine, gravidanze durante l’adolescenza, omofobia - i diritti sessuali e riproduttivi sono minacciati ovunque nel mondo: le legislazioni in materia di aborto vengono inasprite, l’educazione sessuale viene demonizzata, le relazioni omosessuali criminalizzate. Una situazione che minaccia in particolare la salute delle donne e dei giovani. È il monito di Amnesty International, che lancia una campagna internazionale per la protezione dei diritti sessuali e riproduttivi.
Si stima che tra il 2010 e il 2011 circa 142 milioni di bambine siano state date in sposa. Ogni anno sono 14 milioni le giovani donne diventate madri quando solo adolescenti. 215 milioni di donne non hanno accesso ai contraccettivi. Le relazioni tra persone dello stesso sesso sono punibili in 76 paesi, 36 dei quali africani. Il controllo statale e la criminalizzazione delle relazioni sessuali, la gravidanza, la nascita e l’essere genitori mettono in pericolo la salute e la vita di milioni di persone, soprattutto giovani, ovunque nel mondo. Ora Amnesty International lancia una campagna globale sul tema dei “diritti sessuali e riproduttivi”.
Il Segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty, critica la direzione presa in materia di diritti umani senza mezzi termini: “È assurdo: ci sono Stati le cui leggi accettano il matrimonio tra bambini o lo stupro all’interno del matrimonio mentre al contempo sono illegali aborto, relazioni extra-coniugali o tra persone dello stesso sesso. E questo avviene nel 21esimo secolo,” ha dichiarato in occasione del lancio della campagna, il 6 marzo in Nepal.
Rivendicazioni della campagna
“Ogni persona deve essere libera di fare scelte libere e informate sulla propria sessualità. Tutti devono potersi informare, chiedere consiglio e avere accesso all’assistenza sanitaria. E tutte le persone devono essere protette efficacemente dalla violenza sessuale”, ha spiegato Stella Jegher, esperta di diritti delle donne di Amnesty International Svizzera, elencando le principali rivendicazioni della campagna “My Body, My Rights”, che durerà due anni.
“Gli Stati hanno il dovere di garantire il rispetto dei diritti sessuali e riproduttivi. Non basta abrogare le leggi repressive. Bisogna mettere in atto misure concrete per garantire la protezione e la promozione di questi diritti.”
La campagna si rivolge in particolare ai giovani, che si vuol motivare a conoscere e rivendicare i propri diritti in questo campo. Questi devono poter decidere in modo libero e informato del proprio corpo e della propria sessualità, senza subire coercizione o controllo da parte dello Stato.
La campagna si rivolge anche ai politici, ricordano loro i loro obblighi e chiedendo che non vengano fatti passi indietro in materia di diritti sessuali e riproduttivi.
Attività per il lancio della campagna in occasione dell’8 marzo
Nel mondo, come pure in Svizzera, in occasione della Giornata internazionale della donna, le attiviste e gli attivisti di Amnesty International saranno impegnati in azioni pubbliche per chiedere la protezione dei diritti sessuali e riproduttivi.
È attiva una petizione on-line dedicata al tema: questa può essere firmata sul sito: www.mybodymyrights.ch
Informazioni supplementari
Nel mese di aprile 2014 all’ONU è prevista una conferenza di valutazione del “Programma d’azione” della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICDP), tenutasi al Cairo nel 1994. Nell’autunno del 2014, nel corso di una sessione speciale, l’Assemblea generale dell’ONU valuterà l’eventuale proseguimento del programma. Anche nell’ambito delle discussioni globali in merito all’Agenda di sviluppo post 2015 vengono affrontati temi legati ai diritti sessuali e riproduttivi. Si teme che i progressi in questo campo possano essere messi in discussione dai paesi conservatori o teocratici. Amnesty International ha lanciato una petizione sul tema.
In un documento della campagna “My Body, My Rights” Amnesty International presenta esempi delle crescenti restrizioni e del controllo da parte degli Stati in materia di diritti sessuali e riproduttivi in numerosi paesi. Tra le priorità stabilite da Amnesty International per la campagna vi sono i seguenti paesi o regioni: il Maghreb (leggi che discriminano le donne), El Salvador (divieto dell’aborto), Burkina Faso (gravidanze forzate di ragazze minorenni) e l’Irlanda (aborto).
In preparazione al lancio della campagna “My Body My Rights” a metà febbraio Amnesty International ha presentato un rapporto dedicato alla situazione delle donne in Nepal, e in particolare alla spaventosa incidenza di prolasso uterino causata dalla negazione dei diritti sessuali e riproduttivi. Maggiori informazioni