Legislazione sull’esportazione di armi Non sacrificare i diritti umani in nome dell’economia

Il Consiglio nazionale non deve sacrificare il rispetto dei diritti umani sull’altare dell’economia. Questo il messaggio di Amnesty International alla vigilia dell’atteso voto sull’ammorbidimento ...

Il Consiglio nazionale non deve sacrificare il rispetto dei diritti umani sull’altare dell’economia. Questo il messaggio di Amnesty International alla vigilia dell’atteso voto sull’ammorbidimento della legislazione in materia di esportazione del materiale di guerra. La Svizzera non deve poter esportare beni militari verso Stati nei quali i diritti umani sono regolarmente e sistematicamente violati come il Pakistan o l’Arabia Saudita.

Basandosi sulla situazione difficile nella quale si troverebbe l’industria svizzera degli armamenti una mozione del Consiglio degli Stati chiede di rendere meno rigida la legislazione che regola le esportazioni. Sarebbe abolito il divieto generale di esportare verso paesi che violano gravemente i diritti umani: solo le armi che possono essere direttamente impiegate per commettere violazioni dei diritti umani sarebbero vietate.

“Fornendo armi di qualsiasi tipo a paesi come l’Arabia Saudita o il Pakistan, che violano sistematicamente i diritti umani, la Svizzera si farebbe garante di questi regimi: un fatto inaccettabile.” ha dichiarato Alain Bovard, giurista della Sezione svizzera di Amnesty International, “Ci aspettiamo che il Consiglio nazionale respinga questa mozione mostrando così di essere ancora capace di dare priorità ai diritti umani rispetto alle questioni economiche. Un numero importante di soci della nostra organizzazione hanno espresso questa richiesta inviando, la settimana scorsa, un messaggio in questo senso ai propri rappresentanti cantonali in Parlamento.”

L’approvazione della mozione sarebbe incoerente con la linea difesa dalla Svizzera nel corso dei negoziati che, lo scorso anno, sono sfociati nella creazione di un Trattato internazionale sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty, ATT). Il nostro paese aveva allora sostenuto con fermezza un trattato il cui contenuto rafforzasse in modo significativo i controlli sui trasferimenti internazionali di armamenti. “Meno di un anno dopo aver firmato l’ATT la Svizzera farebbe marcia indietro. Sarebbe un pessimo segnale verso la comunità internazionale”, ha dichiarato Alain Bovard.