Disegno di Chjioke Ugw Clement di una scena di tortura | © Chijioke Ugwu Clement
Disegno di Chjioke Ugw Clement di una scena di tortura | © Chijioke Ugwu Clement

Nigeria L'inferno della tortura

Donne, uomini e bambini anche di soli 12 anni vengono torturati abitualmente in Nigeria dalle forze di polizia e dall’esercito. Pestaggi, fucilate agli arti e stupri sono frequentissimi. È quanto denuncia Amnesty International in un nuovo rapporto reso pubblico il 18 settembre 2014 nell’ambito della campagna mondiale Stop Tortura.

 

Il rapporto, intitolato Welcome to hell fire: Torture and other ill-treatment in Nigeria descrive le modalità con cui spesso le persone vengono arrestate nel corso di ampie retate e torturate a scopo di punizione, per estorcere denaro o “confessioni” per “risolvere” velocemente le indagini.

«Qui siamo oltre le già agghiaccianti torture e uccisioni di presunti membri di Boko haram. In tutta la Nigeria, la dimensione e la gravità delle torture contro donne, uomini e minori da parte di chi dovrebbe proteggerle risultano sconvolgenti anche al più navigato osservatore sui diritti umani», ha detto Netsanet Belay, direttore per la ricerca di Amnesty International.

«In Nigeria non è neanche previsto il reato di tortura. Il parlamento deve immediatamente agire e approvare una legge contro la tortura. Non ci sono scuse per ulteriori ritardi», ha aggiunto Netsanet Belay.

Compilato sulla base di testimonianze e prove raccolte negli ultimi 10 anni, il rapporto di Amnesty International rivela l’uso istituzionalizzato delle stanze della tortura nelle stazioni di polizia e il regolare uso della tortura da parte dell’esercito. La maggior parte delle vittime è detenuta senza poter avere contatti col mondo esterno, con le famiglie, gli avvocati e i magistrati.

La tortura è diventata così parte integrante delle attività di polizia che molte stazioni di polizia hanno un “addetto alla tortura”. Le tecniche sono brutali: estrazione di unghie e denti, soffocamento, scosse elettriche e violenza sessuale.

«La tortura è praticata su questa scala in parte perché nessuno, lungo tutta la catena di comando, è chiamato a risponderne. La Nigeria ha bisogno di un cambio d’approccio radicale per sospendere tutti i pubblici ufficiali contro i quali vi sono sospetti credibili di tortura, per indagare a fondo tutte le denunce e per portare i presunti torturatori di fronte alla giustizia», ha aggiunto Belay.

Nella maggior parte dei casi di tortura commessi dalle forze di sicurezza nigeriane e documentati da Amnesty International, nessuna indagine degna di questo nome è stata aperta e nessuna misura è stata presa per portare i presunti responsabili di fronte alla giustizia.

Il governo nigeriano è consapevole del problema e, nell’ultimo decennio, ha istituito almeno cinque commissioni presidenziali e gruppi di lavoro per riformare il sistema di giustizia penale e sradicare la tortura. Tuttavia, le raccomandazioni di questi organismi vengono attuate con estrema lentezza.

«Il messaggio che lanciamo oggi alle autorità nigeriane è chiaro: introdurre il reato di tortura, porre fine alla detenzione senza contatti col mondo esterno e indagare a fondo su tutte le denunce di tortura. Si tratterebbe dei primi passi per porre fine a questa orribile pratica. È davvero giunto il momento che le autorità nigeriane dimostrino di voler fare sul serio», ha concluso Netsanet Belay.

18 settembre 2014