Edward Snowden durante un evento a Londra nel giugno 2015. © Rudi Netto
Edward Snowden durante un evento a Londra nel giugno 2015. © Rudi Netto

NSA Due anni dopo Snowden i governi resistono alle richieste di mettere fine alla sorveglianza di massa

I governi devono accettare la sconfitta nel dibattito sulla legittimità della sorveglianza di massa e riformare i propri sistemi di raccolta dei dati di intelligence.

I governi devono accettare la sconfitta nel dibattito sulla legittimità della sorveglianza di massa e riformare i propri sistemi di raccolta dei dati di intelligence. È quanto affermano Amnesty International e Privacy International in un documento pubblicato il 5 giugno 2015, esattamente due anni dopo le prime rivelazioni di Edward Snowden che hanno tolto il segreto sulle attività di sorveglianza internazionale da parte dell’intelligence statunitense e britannica.

“L’ago della bilancia del potere inizia a muoversi” ha scritto Edward Snowden in un articolo pubblicato oggi dalla principali testate internazionali. “Con ogni vittoria in tribunale, ogni cambiamento di legge stiamo dimostrando che i fatti sono più convincenti della paura.”

Il documento Two years after Snowden: Protecting human rights in an age of mass surveillance, sottolinea come i governi stiano tentando di mantenere e ampliare la sorveglianza di massa e questo nonostante questa pratica sia stata condannata come violazione dei diritti umani da tribunali, parlamenti e organismi per la difesa dei diritti umani. La pubblicazione del testo coincide con l’adozione da parte del Congresso statunitense del Freedom Act, un esempio solitario e limitato di ritirata legislativa dei poteri di sorveglianza dalle rivelazioni di Snowden.

“Grazie a Edward Snowden milioni di persone “normali” sono informate del fatto che nemmeno i loro segreti più intimi sono al sicuro da governi impiccioni. La posizione di gruppi di esperti nazionali e internazionali è inequivocabile: la sorveglianza di massa delle comunicazioni è una violazione dei diritti umani. Ma il gioco è finito ed è giunta l’ora per i governi di riformare i propri programmi di sorveglianza di massa indiscriminata,” ha detto Carly Nyst, responsabile legale per Privacy International.

“Il fatto che i governi non accettino che la sorveglianza di massa viola i diritti umani è profondamente deludente. Anche se l’approvazione del Freedom Act statunitense dimostra che è possibile ridurre la sorveglianza la possibilità di maggiori poteri di intrusione dello spionaggio in Francia e nel Regno Unito dimostra che la fame dei governi per le informazioni sulla nostra vita privata è insaziabile,” ha dichiarato Sherif Elsayed-Ali, vice direttore Temi globali per Amnesty International.

I governi sfidano l’opinione pubblica estendendo la sorveglianza

Nel corso degli ultimi due anni la sorveglianza di massa è stata condannata perché eccessiva e rappresenta una violazione dei diritti umani da numerose istanze, tra le quali tribunali, esperti di diritto e tecnologia come pure il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite.

Il documento reso pubblico oggi avverte che, nonostante la condanna globale di queste pratiche, i programmi di spionaggio di Regno Unito e Stati Uniti sono protetti dal segreto, mentre altri governi stanno tentando di estendere i propri programmi di sorveglianza.

Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Pakistan e Svizzera stanno vagliando o mettendo in atto nuove leggi sulla sorveglianza che potrebbero aumentare la possibilità di spiare le comunicazioni, dentro e fuori i confini del paese. La settimana prossima il Senato francese si esprimerà su un testo che attribuirebbe alle autorità ampi poteri di sorveglianza.

Inoltre il documento mette in guardia riguardo i progressi tecnologici che abbasseranno i costi della tecnologia di sorveglianza, rendendola più potente ed estesa. Molti mezzi per ora disponibili solo per le agenzie di intelligenze statunitensi o britanniche saranno quindi accessibili per altri paesi nel prossimo futuro.

Un piano di sette punti per proteggere i diritti umani nell’era digitale

Amnesty International e Privacy International hanno inoltre presentato un piano in sette punti, esortando i governi a introdurre sistemi di controllo nell’impiego della sorveglianza, tra i quali un controllo legale appropriato e la supervisione parlamentare.

Inoltre le organizzazioni vogliono che la sorveglianza sia regolata all’interno dei limiti del diritto internazionale umanitario, cosa che potrà accadere solo se la sorveglianza è:

- mirata, basata su prove sufficienti di un illecito ed autorizzata da un’autorità totalmente indipendente, quale un giudice;

- monitorata da processi parlamentari e legali totalmente trasparenti;

- disciplinata da regole e norme sufficientemente dettagliate e di pubblico dominio.

Le due organizzazioni esortano inoltre le più importanti e potenti aziende attive nel web e nelle comunicazioni a fare di più per proteggere le comunicazioni internet e telefoniche di milioni di persone dalla sorveglianza invasiva e da attacchi criminali. Le imprese dovrebbero investire in programmi di criptaggio avanzati e altre tecnologie per la protezione della privacy che permettono di anonimizzare i dati come pure informare meglio gli utilizzatori nel caso in cui la legge le costringa a trasmettere dei dati ai governi.

“La legittimità di queste pratiche di sorveglianza di massa non si discute: rappresenta una violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali. La sorveglianza di massa deve essere smantellata e sostituita con sistema mirato, di misure che rispettino i diritti umani” ha concluso Carly Nyst.