Oltre un anno dalle promesse del governo del Qatar di mettere in atto riforme per migliorare i diritti dei lavoratori migranti, le speranze di veri progressi sono rapidamente svanite. È quanto afferma Amnesty International in un nuovo rapporto pubblicato giovedì 21 maggio 2015.
Intitolato Promising little, delivering less: Qatar and migrant labour abuse ahead of the 2022 Football World Cup, il documento presenta un «tabellone segnapunti »nel quale vengono valutate le risposte della autorità a nove domande relative ai diritti fondamentali dei lavoratori migranti poste da Amnesty International. Un anno dopo si possono constatare progressi modesti in relazione a solo cinque di queste domande, mentre per le quattro rimanenti non vi è stato alcuno sforzo da parte delle autorità.
«Il Qatar non adempie nessuno dei suoi compiti nei confronti dei lavoratori migranti. Lo scorso anno il governo ha promesso di introdurre miglioramenti riguardo i loro diritti ma nella pratica non si notano miglioramenti concreti» ha dichiarato Mustafa Qadri, ricercatore specializzato nei diritti dei migranti del Golfo per Amnesty International.
Nel corso degli ultimi 12 mesi poco è cambiato a livello di legge, politica e pratica per 1.5 milioni di lavoratori migranti in Qatar, che rimangono alla mercé dei loro padrini e datori di lavoro. Non si constatano progressi sulle questioni di base come i permessi di uscita, le restrizioni in materia di cambiamento del datore di lavoro legate alla kafala (sistema di padrinato), la protezione del personale di servizio e la libertà di creare o iscriversi a un sindacato.
«L’assenza di una road map che elenchi obiettivi e scadenze per la messa in atto di riforme dà adito a seri dubbi riguardo le intenzioni del Qatar di lottare contro le violazioni dei diritti umani di cui sono vittima i lavoratori migranti. In mancanza di un intervento rapido gli impegni presi lo corso anno rischiano di essere percepiti come un semplice stratagemma di relazioni pubbliche per permettere all’emirato di mantenere la Coppa del Mondo di calcio del 2022 », ha dichiarato Mustafa Qadri.
La prossima settimana, il 29 maggio, la FIFA (Federazione internazionale di calcio) eleggerà il suo nuovo presidente.
L’organismo che governa il calcio a livello mondiale ha una responsabilità : deve dare la priorità alla questione dello sfruttamento dei lavoratori migranti in Qatar e chiedere alle autorità, sia pubblicamente che privatamente, di mettere in atto le necessarie riforme per difendere i loro diritti.
«La FIFA non lesina mezzi in termini di tempo, soldi e capitale politico per indagare sulla presunta corruzione legata alle candidature della Russia e del Qatar e per stabilire il calendario della Coppa del mondo. Deve però ancora veramente impegnarsi per far sì che la Coppa del mondo Qatar 2022 non si basi sullo sfruttamento dei lavoratori e sulle violazioni dei diritti umani », ha aggiunto Mustafa Qadri.
«La FIFA deve lavorare in stretta collaborazione con il governo, il Comitato supremo Qatar 2022 – l’organismo incaricato di preparare i mondiali di calcio nell’emirato – le grandi società partner dell’evento e tutti gli enti responsabili dell’organizzazione della Coppa del mondo, così da prevenire violazioni dei diritti umani legate alla preparazione di questo evento sportivo. »
La principale proposta di riforma da parte del governo nel 2014, ovvero un sistema di pagamento elettronico dei salari, è ancora in fase di applicazione. Numerosi migranti interrogati da Amnesty International nel corso degli ultimi mesi si sono lamentati di ritardi nei pagamenti o del mancato versamento dei salari.
Il Qatar non ha raggiunto il suo obiettivo di reclutare 300 ispettori del lavoro entro la fine del 2014. Le misure atte a migliorare la sicurezza sui cantieri, a regolamentare le agenzie di reclutamento le cui pratiche sono equiparabili allo sfruttamento, e a migliorare la giustizia per le vittime di sfruttamento sul posto di lavoro non hanno dato risultati.
Anche se l’emirato avesse applicato tutte le riforme annunciate nel maggio 2014, questo non sarebbe sufficiente per rimediare alle cause profonde dello sfruttamento generalizzato dei lavoratori migranti.
In un rapporto pubblicato nel novembre 2013, Amnesty International aveva rivelato che le violazioni dei diritti umani e lo sfruttamento subiti dai lavoratori migranti nel ramo della costruzione sono ordinaria amministrazione nel paese, e in alcuni casi si può perfino parlare di lavori forzati. Anche se in seguito il Qatar si è dichiarato intenzionato ad affrontare il problema per molti migranti la situazione ha subito ben pochi cambiamenti.
Ranjith, lavoratore originario dello Sri-Lanka interrogato da Amnesty nel 2015, afferma di non essere stato pagato dal momento del suo arrivo in Qatar, cinque mesi prima. Non ha una carta d’identità o un contratto di lavoro. Il suo alloggio, situato in un campo di lavoratori nella zona industriale, è esiguo e sporco.
« Voglio solo lavorare e guadagnare dei soldi per mia moglie e per i miei figli. A causa del mio padrino non posso cambiare lavoro. Se vado in polizia mi arresteranno e verrò espulso dal paese perché non ho dei documenti di identità », ha detto a Amnesty International.
« La realtà è che oltre un anno e mezzo dopo la denuncia di sfruttamento generalizzato dei lavoratori migranti da parte di Amnesty International poco è stato fatto per affrontare il problema alla radice. La Coppa del Mondo Qatar 2022 si avvicina, e il tempo stringe », ha affermato Mustafa Qadri. « Con il boom della costruzione e la popolazione di lavoratori migranti che dovrebbe raggiungere i 2.5 milioni, il bisogno di riforme è più urgente che mai.»
L’azione recente delle autorità qatariote, il cui scopo non è affrontare concretamente lo sfruttamento dei lavoratori, fa pensare che la loro intenzione sia coprire queste violazioni dei diritti umani piuttosto che eliminarle.
In effetti i giornalisti e i difensori dei diritti umani che indagano sulle condizioni di lavoro dei migranti in Qatar vengono arrestati e interrogati. Durante il mese di aprile dei giornalisti che indagavano sullo sfruttamento dei lavoratori migranti per la WDR (radio tedesca) e per la BBC sono stati trattenuti.
« Tentando, con misure di detenzione e intimidazione, di mettere a tacere coloro che raccolgono informazioni sulle condizioni di lavoro dei migranti il governo del Qatar mostra di essere più preoccupato per la sua immagine che per la realtà delle violazioni dei diritti umani subite da decine di migliaia di uomini e donne nel paese », ha concluso Mustafa Qadri.