Amnesty International invita inoltre i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di rinunciare al loro diritto di veto. La Svizzera è citata per il trattamento dei richiedenti asilo e per l’insufficiente prevenzione della discriminazione.
Conclusioni
Il rapporto annuale di Amnesty International fornisce un’analisi complessiva della situazione dei diritti umani riscontrata nel 2014 in 160 paesi. Se i leader mondiali non agiranno immediatamente di fronte alla mutata natura dei conflitti e non rimedieranno alle carenze identificate nel rapporto, la prospettiva per i diritti umani nel prossimo anno sarà tetra:
- popolazioni civili sempre più costrette a vivere sotto il controllo di natura quasi statle di violenti gruppi e sottoposte ad attacchi, persecuzione e discriminazione.
- crescenti minacce alla libertà di espressione e ad altri diritti umani, tra cui le violazioni causate da nuove drastiche leggi antiterrorismo e da sorveglianza di massa ingiustificata.
- il peggioramento delle crisi umanitarie e dei rifugiati, con sempre un maggior numero di persone in fuga dai conflitti e i governi ancora impegnati a chiudere le frontiere e la comunità internazionale ancora incapace di fornire assistenza e protezione.
Particolare preoccupazione è data dal crescente potere di gruppi armati non statali, tra cui il gruppo che si è denominato Stato Islamico. Nel 2014 i gruppi armati hanno commesso abusi dei diritti umani in almeno 35 paesi, più di un quinto di quelli su cui Amnesty International ha svolto ricerche.
«Con l’estensione dell’influenza di gruppi come Boko haram, Stato islamico e Al Shabaab oltre i confini nazionali, sempre più civili saranno costretti a vivere sotto un l controllo quasi statale, sottoposti ad abusi , persecuzione e discriminazione», ha dichiarato Manon Schick, direttrice della sezione svizzera di Amnesty International. «I governi devono finirla di affermare che la protezione dei civili è al di là dei loro poteri e devono invece contribuire a porre fine alla sofferenza di milioni di persone. Devono avviare un cambiamento fondamentale nel modo di affrontare le crisi nel mondo».
Il potere di veto all’interno del Consiglio di Sicurezza
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha affrontato le varie crisi in Siria, Iraq, Gaza, Israele e Ucraina persino quando sono stati commessi orribili crimini contro la popolazione civile, da parte degli stati o dei gruppi armati, per propri tornaconto o interesse politici. Amnesty International ora chiede ai cinque stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza di rinunciare al loro diritto di veto in casi di genocidio e di altre atrocità di massa.
«Potrebbe essere una svolta per la comunità internazionale e uno strumento per difendere le vite di civili in pericolo. Così facendo, i cinque stati membri permanenti darebbero alle Nazioni Unite un più ampio margine d’azione per tutelare i civili in caso di gravi rischi per le loro vite e invierebbero un segnale forte che il mondo non resterà a guardare passivamente le atrocità di massa», ha aggiunto Manon Schick.
Misure antiterrorismo non conformi ai diritti umani
Il rapporto annuale descrive il modo in cui molti governi nel 2014 hanno replicato alle minacce alla sicurezza con tattiche draconiane e repressive, come nei seguenti casi:
- Afghanistan: ripetute violazioni dei diritti umani da parte della Direzione nazionale per la sicurezza, tra cui torture e sparizioni forzate;
- Kenya: adozione dell’Emendamento alla legge sulla sicurezza, una normativa repressiva che potrebbe dar luogo ad ampie limitazioni della libertà d’espressione e di movimento;
- Nigeria: la popolazione locale già terrorizzata per anni da Boko Haram, è stata ulteriormente esposta alla violenza da parte delle forze di sicurezza, che hanno compiuto uccisione extragiudiziali, arresti arbitrari di massa e torture;
- Pakistan: le autorità hanno revocato la moratoria sulla pena di morte e iniziato a giustiziare i prigionieri condannati per reati di terrorismo;
- Russia e Asia Centrale: persone accusate di reati di terrorismo o sospettate di militare in gruppi islamici sono state torturate dagli agenti della sicurezza nazionale;
- Turchia: una legge antiterrorismo formulata in modo generico ha continuato a essere usata per criminalizzare il legittimo esercizio della libertà d’espressione.
«Assistiamo a pessimi segnali che i governi continueranno a reprimere le proteste, introdurranno drastiche leggi antiterrorismo e ricorreranno a un’ingiustificata sorveglianza di massa per rispondere alle minacce alla sicurezza. Ma sappiamo che le reazioni impulsive non funzionano. Al contrario, creano un ambiente repressivo nel quale l’estremismo può crescere», ha ammonito Manon Schick.
Rifugiati
Una tragica conseguenza dell’incapacità della comunità internazionale di reagire di fronte alla mutata natura dei conflitti è una delle peggiori crisi dei rifugiati cui il mondo abbia mai assistito, con milioni e milioni di persone – quattro dei quali solo in Siria – in fuga dalla guerra e dalla persecuzione.
«È terribile vedere come i paesi ricchi diano priorità ai tentativi di tenere le persone fuori dai loro confini piuttosto che agli sforzi per tenerle in vita. La crisi globale dei rifugiati è destinata a peggiorare se non verranno prese misure urgenti. I leader mondiali hanno il potere di alleviare la sofferenza di milioni di persone, destinando impegno politico e risorse economiche all’assistenza e alla protezione di coloro che fuggono dai pericoli, fornendo aiuti umanitari con generosità e reinsediando i rifugiati più vulnerabili. La crisi globale dei rifugiati può solo peggiorare se non agiamo con urgenza», ha detto Manon Schick.
Svizzera
Anche la Svizzera presenta alcuni aspetti problematici. «Il trattamento dei richiedenti l’asilo rimane preoccupante in alcuni punti. Si sono riscontrate violazioni del principio di non-refoulement e l'uso della forza durante le espulsioni a volte è stato sproporzionato», ha detto Denise Graf, responsabile di asilo alla Sezione svizzera di Amnesty International. Il Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale [delle Nazioni Unite] ha inoltre raccomandato al governo di adottare una definizione chiara ed esaustiva di discriminazione razziale, che copra tutti i settori della legislazione. Egli ha anche invitato il governo a mettere in atto un efficace sistema di raccolta dei dati sulla discriminazione e di adottare misure per garantire che nessuno possa essere sottoposto a controlli di identità, ricerche o altre operazioni di polizia a causa di razza o etnia.
Londra - Lugano, 25 febbraio 2015