Il sondaggio ha interpellato circa 15000 persone residenti in 13 paesi dei cinque continenti. Il 71% degli interrogati si dichiara fortemente contrario alla sorveglianza dell’utilizzo di Internet da parte degli Stati Uniti. Al contempo circa due terzi degli interrogati hanno dichiarato di auspicare che le aziende tecnologiche come Google, Microsoft e Yahoo rendano più sicure le comunicazioni affinché i governi non possano accedervi.
“Le tecnologie attuali danno ai governi dei poteri senza precedenti, permettendo loro di osservare ciò che facciamo in Internet,” ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “È necessario creare un meccanismo di esame indipendente che sorvegli coloro che ci sorvegliano così da evitare abusi. Sono però pochi gli Stati che oggi hanno leggi che proteggono veramente il nostro diritto fondamentale alla sfera privata, contro una sorveglianza di massa indiscriminata. Anzi, un gran numero di paesi stanno valutando di introdurre leggi che accordano alle autorità dei poteri di sorveglianza ancor più ampi, a scapito dei diritti umani.”
Nel 2013 la divulgazione dei documenti della NSA ha rivelato come le aziende del settore tecnologico abbiano cooperato con le autorità statunitensi per facilitare la tracciabilità dell’uso delle loro applicazioni da parte degli internauti.
“Le aziende tecnologiche devono fare una scelta riguardo il futuro di Internet. Deve essere uno spazio d’espressione o di repressione? Possono chiedere agli utenti di abbandonare i loro diritti alla vita privata quando si connettono, o dare loro il controllo dei loro dati personali”, ha dichiarato Shetty.
La sorveglianza sul territorio nazionale
Nei 13 paesi presi in considerazione dal sondaggio le persone interrogate hanno dichiarato di non volere che il loro governo intercetti, conservi e analizzi le informazioni riguardo l’uso di Internet e della telefonia. In media il 59 % degli interrogati si sono detti opposti alla sorveglianza governativa, approvata solo dal 26 %. In Germania (69%) e Brasile (65%) si registra la più forte opposizione alla sorveglianza di massa da parte del proprio governo. Anche la maggioranza degli americani, il 63%, si sono espressi contro il sistema di sorveglianza governativo, approvato solo dal 20%.
Nemico interno?
Le opinioni sulla sorveglianza cambiano però quando questa tocca gli stranieri residenti in un paese d’accoglienza. Nei 13 paesi oggetto del sondaggio sono leggermente di più, il 45% in media, a pronunciarsi a favore della sorveglianza da parte del governo dell’uso di Internet e della telefonia da parte degli stranieri residenti nel loro paese.
“Il fatto che la popolazione sia meglio disposta ad accettare che il governo sorvegli gli stranieri potrebbe essere indicativo di un clima di paura suscitato proprio per giustificare la sorveglianza. I governi devono lottare contro la xenofobia e ammettere che sacrificare i diritti umani non porterà maggiore sicurezza”, ha dichiarato Shetty.
La sorveglianza in Svizzera
Il tema della sorveglianza è d’attualità anche in Svizzera, dove il parlamento federale ha approvato ieri la nuova legge sul servizio di informazioni. La nuova legge autorizza, a determinate condizioni, delle misure di esplorazione dei segnali via cavo, quindi la sorveglianza di massa generalizzata e non fondata su sospetti. La settimana scorsa Amnesty International si è rivolta ai membri del Consiglio nazionale con una lettera aperta chiedendo loro di respingere questa possibilità.
Amnesty International ha già intentato delle azioni davanti alla giustizia contro i governi americano e britannico per limitare la sorveglianza di massa generalizzata. L’organizzazione lancia la sua nuova campagna #UnfollowMe, che chiede ai governi di fare degli sforzi in materia di supervisione e di trasparenza riguardo la sorveglianza di massa.
Complemento di informazione
Il 10 marzo Amnesty International ha presentato una causa davanti alla giustizia federale americana e contestato la sorveglianza di massa esercitata dalla NSA.
Il 6 febbraio Amnesty International, insieme ad altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani, si è rivolta alla Corte Europea dei Diritti Umani chiedendo si pronunci sulla legalità della sorveglianza di massa generalizzata condotta dai servizi segreti britannici.
Tranne se precisato tutte le cifre sono state fornite da YouGov Plc, che ha realizzato i sondaggi in 13 paesi, on-line, tra il 4 e il 16 febbraio 2015. Per ogni paese il campione include tra le 1000 e le 1847 persone. I dati raccolti per ogni sondaggio sono stati ponderati e sono rappresentativi della popolazione adulta (persone di 18 e più anni) residente nel paese specifico. Le medie sono state calcolate da Amnesty International.