© Amnesty International / Olga Stefatou
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Asilo Rinvii Dublino : La Svizzera fa prova di formalismo eccessivo

18 ottobre 2016
La Svizzera è uno dei paesi che applicano con maggiore rigidità la procedura Dublino. Il caso di una famiglia afghana nel Canton Zurigo in cuiil padre, la madre e i figli sono stati separati e messi in detenzione è esemplare per mostrare come nel corso delle procedure di rinvio le autorità ignorino la Convenzione delle Nazione Unite relativa ai diritti dell’infanzia. Il bene delle famiglie rifugiate e la tradizione umanitaria della Svizzera vengono bellamente ignorati.

Per paura di esser rinviata in Afghanistan una famiglia con quattro bambini residente nel Canton Zugo tenta di opporsi al suo rinvio verso la Norvegia. Questo paese ha respinto la loro domanda d’asilo e pratica una politica dei rinvii molto rigida, al contrario della Svizzera che non rinvia le famiglie verso un paese dove imperversa la guerra civile.

Siccome la famigllia è già registrata in Norvegia, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) riferendosi all’accordo di Dublino non è entrata nel merito della loro richiesta di asilo in Svizzera. A inizio ottobre la famiglia è stata condotta all’aeroporto dove i genitori si sono rifiutati di salire sull’aereo, causando una reazione eccessiva da parte delle autorità.

Famiglie separate

La famiglia è dapprima stata detenuta per una notte, poi però è stata separata. Il padre è stato trasferito in uno stabilimento penitenziario a Zugo. La madre è rimasta con il suo bébé di quattro mesi nella prigione dell’aeroporto di Kloten. I tra altri figli – di 3,5 e 8 anni – sono stati affidati a un foyer, sotto gli ordini dell’autorità per la protezione dei minori e degli adulti (APMA), e questo nonostante il fatto che abbiano dei genitori in Svizzera in grado di prenderli a carico.

La separazione provoca un grave trauma ai bambini ma il Tribunale amministrativo ha confermato, il 17 ottobre, la sua decisione di affido al foyer e la detenzione dei genitori.

Violazione dei diritti dell’infanzia

Amnesty International chiede l’apertura di un’indagine indipendente che dovrà stabilire se le autorità del Canton Zugo hanno agito in conformità al diritto. L’APMA è un’autorità per la proteione dell’infanzia che ha il dovere di preservare l’interesse del fanciullo. Nel caso in questione, invece di rimettere in questione il comportamento dell’Ufficio cantonale delle migrazioni, ha privato i genitori del loro diritto di decidere del luogo di soggiorno dei loro figli, sgravandosi della sua responsabilità in favore dell’Ufficio cantonale delle migrazioni. L’indagine dovrà stabilire perché l’APEA si è comportata così e in quale misura la sua azione é stata compatibile con la Convenzione delle Nazioni Uniti sui diritti dell’infanzia.

È particolarmente discutibile il fatto che i bambini, nonostante un importante rete di relazioni in Svizzera (una nonna vive nel nostro paese), siano stati collocati presso un ente esterno e che i genitori siano stati nell’impossibilità di contattarli per diversi giorni, causando un trauma per tutta la famiglia. Secondo la Convenziona sui diritti dell’infanzia un diritto di visita ai figli deve essere garantito ai genitori detenuti.

Circostanza aggravante l’APMA ha rinunciato a nominare una rappresentanza per i bambini, privandoli così della possibilità di beneficiare di un’assistenza giuridica anche se si tratta del loro alloggio e che diversi parenti prossimi vivono in Svizzera con un permesso di soggiorno valido.

Amnesty International chiede che una perizia pedo-psicologica sia effettuata prima di prendere in considerazione un rinvio verso la Norvegia. Sarà necessario assicurare che una consulenza terapeutica sia garantita in Norvegia. Il rinvio dovrebbe pure venir sospeso per tutto il tempo necessario a stabilire che la famiglia possa disporre in Norvegia della possibilità di ricorrere contro la decisione di rinvio verso l’Afghanistan.

Zugo non è un caso isolato

L’atteggiamento delle autorità del Canton Zugo è particolarmente formalista e disumano ma non rappresenta un’eccezione. Delle organizzazioni di difesa dei diritti umani e di aiuto ai rifugiati come pure gli avvocati che osservano da tempo una politica sempre più restrittiva da parte delle autorità svizzere nelle procedure di rinvio Dublino.

Nel 2012 la Svizzera era lo Stato che effettuava il maggior numero di rinvii sulla base dell’accordo Dublino, con 4'637 persone rinviate. In seconda posizione si trova la Germania, con poco più di 3'000 persone. Le cifre sono diminuite nel 2014 e nel 2015 a causa delle difficoltà incontrate nei rinvii verso l’Italia. Le statistiche aumentano nel 2016 e la Svizzera figura nuovamente in testa alla classifica dei paesei che effettuano il maggior numero di rinvii.

Amnesty International osserva regolarmente che gli altri paesi sono particolarmente prudenti quando si tratta di rinviare delle famiglie, e tengono conto della presenza o meno di una rete di relazioni, mentre la Svizzera continua a respingere le donne solo con bambini piccoli, le persone disabili o dei minori non accompagnati, in violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e la Convenzione delle Nazioni Unite relativa alle persone con handicap, oppure anche il diritto alla vita di famiglia.