© Amnesty International
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Pena di morte 2015 Aumento allarmante delle esecuzioni porta al maggior numero di vittime in oltre 25 anni

Comunicato stampa, 6 aprile 2016, Londra/Berna – Contatto media
Importante aumento delle esecuzioni a livello mondiale – il numero più alto registrato da Amnesty International negli ultimi 25 anni. Tre paesi – Iran, Pakistan e Arabia Saudita – sono responsabili del 90% delle esecuzioni registrate. Per la prima volta la maggior parte dei paesi al mondo erano abolizionisti per tutti i crimini dopo l’abolizione della pena capitale da parte di quattro paesi nel corso del 2015.

Un drammatico aumento del numero delle esecuzioni registrate nel 2015 ha visto mandare al patibolo il numero più elevato di persone negli ultimi 25 anni. Responsabili di questo importante aumento sono Iran, Pakistan e Arabia Saudita. Lo rivela Amnesty International nel pubblicare il proprio rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo.

Almeno 1’634 persone sono state messe a morte nel 2015: un aumento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente e la cifra più importante registrata da Amnesty International dal 1989. Questo totale non include la Cina dove è probabile che altre migliaia di persone siano state messe a morte, ma dove i dati riguardo la pena capitale sono considerati segreto di Stato.

«L’aumento delle esecuzioni è estremamente scioccante. Un numero così importante di persone messe a morte dagli Stati non veniva registrato da 25 anni. Nel 2015 i governi hanno continuato senza sosta a togliere la vita a delle persone sulla base della falsa promessa che la pena capitale ci avrebbe dato maggior sicurezza,» ha dichiarato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International. «Iran, Pakistan e Arabia Saudita hanno battutto ogni record precedente in materia di esecuzioni, avvenute spesso in seguito a processi iniqui. È ora di mettere fine a questo massacro.»

«Fortunatamente i paesi che mettono a morte sono una piccola minoranza, sempre più isolata. La maggior parte degli Stati hanno voltato le spalle alla pena capitale e nel 2015 quattro nuovi paesi hanno totalmente rimosso questa barbara punizione dalle proprie leggi.»

Aumento dovuto a Iran, Pakistan e Arabia Saudita

L’aumento globale delle esecuzioni è da attribuire in gran parte a tre paesi, che insieme sono stati responsabili dell’89% delle esecuzioni avvenute nel 2015 (escludendo la Cina).

In Pakistan è continuata l’ondata di uccisioni da parte dello Stato, avviata dopo la fine della moratoria sulle esecuzioni dei civili entrata in vigore nel dicembre 2014. Oltre 320 persone sono state mandate al patibolo nel 2015, la cifra più alta mai registrata in Pakistan da Amnesty International.

L’Iran ha messo a morte 977 persone nel 2015 – la maggior parte per crimini legati agli stupefacenti. L’anno precedente si erano registrate 743 esecuzioni. L’Iran è pure uno degli ultimi paesi a mettere a morte i minorenni al momento del reato, in violazione del diritto internazionale. Nel 2015 sono state messe a morte almeno quattro persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato per il quale erano state condannate.

In Arabia Saudita le esecuzioni sono aumentate del 76% rispetto alle cifre del 2014, poiché almeno 158 persone sono state messe a morte nel corso dello scorso anno. La maggior parte sono state decapitate, ma sono stati usati anche i plotoni di esecuzione. In alcuni casi i corpi sono stati esposti al pubblico.

C’è stato un importante aumento delle esecuzioni anche in altri paesi, tra i quali Egitto e Somalia.

Il numero dei paesi che mettono a morte è aumentato, da 22 nel 2014 a 25 nel 2015. Almeno sei paesi che non avevano portato a termine esecuzioni nel 2014 lo hanno fatto nel 2015, incluso il Chad dove si sono registrate esecuzioni per la prima volta in un decennio.

I 5 paesi che hanno registrato il maggior numero di esecuzioni nel mondo nel 2015 sono stati Cina, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e gli Stati Uniti – in quest’ordine.

Numerosi stati, tra i quali la Cina, Iran e Arabia Saudita, hanno continuato a condannare alla pena capitale per crimini – tra i quali il traffico di droga, corruzione, «adulterio» e «blasfemia» – che non rispondono agli standard internazionali di «crimini più seri» ai quali deve essere limitato l’uso della pena di morte secondo il diritto internazionale.

Anno di estremi

Nonostante l’importante battuta d’arresto nel 2015, il mondo prosegue la propria marcia verso l’abolizione della pena capitale. Alcuni sviluppi registrati nello scorso anno portano speranza e mostrano come i paesi che rimangono fedeli alla pena capitale siano una minoranza isolata.

Nel 2015 quattro paesi hanno totalmente abolito la pena di morte dalle proprie leggi - Fiji, Madagascar, Repubblica del Congo e Suriname. La Mongolia ha pure promosso un nuovo codice penale che abolisce la pena capitale, che entrerà in vigore più tardi nel 2016.

Per la prima volta una maggioranza dei paesi del mondo - 102 - hanno ora totalmente abolito la pena capitale. In totale 140 paesi erano abolizionisti, nella pratica o nella legge.

«Il 2015 è stato un anno di estremi. Abbiamo assistito a sviluppi inquietanti, ma ci sono stati anche sviluppi che danno speranza. Quattro paesi hanno completamente abolito la pena di morte. Questo significa che oggi la maggior parte del mondo hanno messo al bando la più terribile delle punizioni,» ha dichiarato Salil Shetty.

«Nonostante le battute d’arresto, a breve termine, la tendenza a lungo termine rimane chiara: il mondo si allontana dalla pena capitale. I paesi che ancora mettono a morte devono rendersi conto che stanno dalla parte sbagliata della storia e abolire la più disumana e crudele delle punizioni.»

Riassunti regionali

Americhe

Nella regione continuano i progressi verso la fine dell’impiego della pena capitale. Per il settimo anno consecutivo gli Stati Uniti sono stati l’unico paese a mettere a morte. Negli USA si sono registrate 28 esecuzioni, il numero più basso dal 1991. Il numero di condanne a morte emesse (52) è stato il più basso dal 1977. Lo Stato della Pennsylvania ha imposto una moratoria sulle esecuzioni - in totale 18 stati USA hanno totalmente abolito la pena capitale.

Trinidad e Tobago è stato l’unico altro paese nella regione a parte gli Stati Uniti a imporre delle condanne a morte.

Asia-Pacifico

C’è stato un importante aumento nelle esecuzioni in Asia-Pacifico nel 2015, in particolare a causa del Pakistan, responsabile di quasi il 90% delle esecuzioni (Cina esclusa) registrate da Amnesty International nella regione. Bangladesh, India e Indonesia hanno ripreso le esecuzioni nel 2014. In Indonesia, 14 persone sono state mandate al patibolo per reati legati alle droghe nel corso dell’anno.

La Cina rimane il detentore del record delle esecuzioni, e Amnesty International ritiene che nel corso del 2015 migliaia di persone sono state messe a morte e che siano state emesse migliaia di condanne. Ci sono segnali secondo i quali il numero di esecuzioni in Cina sarebbe diminuito negli anni recenti, ma la segretezza che circonda la pena capitale nel paese rende impossibile verificare queste informazioni.

Europa e Asia Centrale

La Bielorussia è stato l’unico paese a ricorrere alla pena di morte. Nel paese non si sono registrate esecuzioni nel 2015 ma almeno due persone sono state condannate alla pena capitale.

Medio Oriente e Africa del Nord

L’impiego della pena capitale ha subuto un’impennata nel 2015, in una regione che è già causa di forti preoccupazione. Tutti i paesi nella regione – all’eccezione di Oman e Israele – hanno emesso condanne alla pena capitale, mentre in otto stati sono avvenute esecuzioni. Almeno 1’196 esecuzioni sono avvenute nella regione. Un aumento del 26% rispetto alle cifre del 2014, che è dovuto principalmente all’aumento registrato in Iran e in Arabia Saudita. Solo l’Iran è responsabile dell’82% delle esecuzioni registrate nella regione.

Africa Sub-Sahariana

In Africa Sub-Sahariana ci sono stati sviluppi positivi e negativi. Il Madagascar e la Repubbilca del Congo hanno entrambi totalmente abolito la pena capitale e il numero di condanne a morte emesse è diminuito in modo significativo, da 909 nel 2014 a 443 nel 2015, a causa soprattutto della diminuzione registrata in Nigeria.

Il numero di esecuzioni registrate è diminuito di poco – dal 46 a 43 – rispetto all’anno precedente. In Chad però sono riprese le esecuzioni, dopo oltre dodici anni, con la messa a morte di 10 presunti membri di Boko Haram davanti la plotone d’esecuzione in agosto.