In un nuovo rapporto, “Our hearts have gone dark”: The mental health impact of South Sudan’s conflict, l'organizzazione documenta l'impatto psicologico sui sopravvissuti e sui testimoni delle uccisioni di massa, degli stupri, delle torture, dei rapimenti e persino di un caso di cannibalismo forzato.
"Mentre la morte e la distruzione fisica causati dal conflitto e dai decenni che l’hanno preceduto sono immediatamente evidenti, le cicatrici psicologiche sono meno visibili e vengono trascurate," ha dichiarato Muthoni Wanyeki, direttore regionale di Amnesty International per l'Africa orientale, il Corno d’Africa e i Grandi Laghi.
"La fine delle atrocità - compresa la tortura, lo stupro e gli omicidi - sarebbe un primo urgente passo verso la prevenzione di ulteriori conseguenze sulla salute mentale della popolazione, qualcosa deve essere fatto per guarire il danno già fatto, fornendo alle vittime le cure adeguate e altre riparazioni del caso."
Basato su interviste con 161 vittime e testimoni di violazioni dei diritti umani, così come i professionisti della salute mentale, rappresentanti del governo, funzionari delle Nazioni Unite e rappresentanti di organizzazioni non governative, il rapporto rivela una grave carenza in tutto il paese di servizi specifici di presa a carico della salute mentale per le persone bisognose.