• I cinici accordi con la Libia espongono migliaia di migranti al rischio di annegamento, stupro e tortura.
• Il 2017 potrebbe diventare l’anno più mortale lungo la via migratoria più fatale al mondo : il numero di morti è triplicato dal 2015.
FIRMA LA PETIZIONE RIVOLTA AL CONSIGLIO FEDERALE E AI GOVERNI EUROPEI
Il documento, intitolato A perfect storm: The failure of European policies in the Central Mediterranean,spiega che cedendo la maggior fetta di responsabilità delle operazioni di ricerca e soccorso a delle ONG e rafforzando la collaborazione con la guardia costiera libica, i governi europei non prevengono gli annegamenti e chiudono di fatto gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani, tortura e stupro in particolare.
«Invece di agire per salvare delle vite e offrire una protezione, i leader europei danno priorità a misure il cui scopo è impedire a profughi e migranti di raggiungere le frontiere dell’UE, » ha dichiarato John Dalhuisen, direttore per l’Europa di Amnesty International.
I Ministri europei si riuniscono a Tallin giovedì 6 luglio per discutere delle proposte che non faranno che peggiorare una situazione già difficile.
«Gli Stati europei voltano le spalle a una strategia di ricerca e soccorso che riduceva la mortalità in mare, per scegliere una strategia il cui risultato sono migliaia di annegamenti e che non viene in aiuto a uomini, donne e bambini intrappolati in Libia, in preda a indicibili violenze »
Le misure messe in atto dai dirigenti UE in aprile 2015 per rafforzare le capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale avevano fortemente diminuito il numero di morti in mare. Tuttavia questa priorità, che aveva incitato numerosi paesi a schierare imbarcazioni di salvataggio più vicino alle acque territoriali libiche, è stata di corta durata. I governi dell’UE preferiscono privilegiare lo smantellamento della rete di passatori e impedire ai barconi di salpare dalla Libia. Una strategia destinata al fallimento che si traduce in traversate sempre più pericolose per i profughi e i migranti e con il triplo di decessi 0.89% nel secondo semestre 2015, paragonato al 2,7% del 2017.
I passatori hanno modificato le proprie pratiche e utilizzano sempre più imbarcazioni inadatte alla navigazione, senza equipaggiamento di sicurezza a bordo, rendendo ancor più imprevedibile la traversata. Tuttavia, nonostante l’aumento del numero dei morti – oltre 2'000 da gennaio – la UE non ha messo uin atto un’operazione umanitaria specifica e adeguatamente finanziata vicino alle acque territoriali libiche. La cooperazione è orientata sul rafforzamento delle capacità delle guardie costiera libica per impedire le partenze e procedere a blocchi in mare. Le tecniche di intervento utilizzate però non rispettano i protocolli elementari di sicurezza e possono causare dei movimenti di panico e dei rovesciamenti catastrofici.
Inoltre serie accuse gravano su determinate guardia coste che sarebbero conniventi con i passatori, e vi sono elementi che dimostrano la loro brutalità verso i migranti. Degli uomini della Guardia costiera libica hanno sparato verso le imbarcazioni e un rapporto dell’ONU de mese di giugno segnalava che erano direttamente implicate nell’uso di armi da fuoco implicate nel naufragio di imbarcazioni usate dai migranti. Un uomo del Bangladesh ha raccontato quanto successo dopo il soccorso da parte della Guardia costiera libica : «Eravamo 170 a bordo di un canotto. Siamo stati portati in prigione e ci hanno chiesto soldi. Ci hanno detto: «Se pagate, non vu fermerà nessuno perché la Guardia costiera siamo noi… » Le prigioni libiche sono un inferno. »
Ripensare la cooperazione tra UE e Guardia costiera libica
La cooperazione tra la UE e la Guardia costiera libica, inclusa la sua formazione, non include un meccanismo o un sistema adeguato di obbligo di rendere conto con la finalità di sorvegliarne i comportamenti. Le persone soccorso dalle guardie costiera sono rinviate in Libia, dove sono regolarmente detenute e torturate, e dove non esiste diritto di asilo o sistema di asilo. Le persone intrappolate in Libia sono esposte a gravi violazioni dei diritti umani – omicidio, tortura, stupro, rapimenti, lavori forzati, detenzione illimitata e arbitraria in condizioni crudele, disumane e degradanti, ad esempio.
Gli accordi di cooperazione con lo scopo di rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio da parte delle guardie costiere libiche devono avere come condizione il rapido miglioramento della qualità degli interventi e l’obbligo di rispondere in caso di violazioni dei diritti umani di cui fossero dichiarati responsabili. Inoltre le persone soccorse devono essere trasferite a bordo di imbarcazioni che le trasferiscano in paesi dove siano garantiti i loro bisogni in termini di sicurezza e protezione.
« Se il secondo semestre 2017 rifletterà l’andamento del primo e non saranno messe in atto misure urgenti, allora il 2017 diventerà l’anno più mortale lungo la via migratoria più fatale al mondo, » ha dichiarato John Dalhuisen. «L’UE deve dispiegare imbarcazioni supplementari, laddove il bisogno è più urgente, e ripensare la sua collaborazione con la Guardia costiera libica, il cui funzionamento è problematico. Infine, l’unico mezzo durevole e umano per ridurre il numero di migranti e di rifugiati che rischiano le proprie vite in queste terribili traversate è quello di aprire vie di accesso legali e sicure verso l’Europa. »
La Svizzera e Frontex
In qualità di membro del Consiglio di amministrazione di Frontex (l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa lungo le frontiere), la Svizzera esercita un diritto di voto e consacra un budget annuale che dovrebbe aggirarsi attorno ai 12 milioni di franchi per il 2017. Dal momento che Frontex è implicata nella formazione delle Guardie costiera libica, il Consiglio federale deve assicurarsi che questa collaborazione non avvenga a scapito dei diritti umani di migranti e rifugiati.
Non procedere sistematicamente a rinvii Dublino verso l’Italia
Visto l’aumento del numero di persone che sbarcano lungo le soste italiane quest’anno, la Svizzera deve essere più solidale con l’Italia, i cui 200'000 posti per ospitare profughi e migranti sono ormai quasi tutti occupati. Tra le persone che arrivano in Italia si trova n numero importante di persone vulnerabili, come minori non accompagnati o vittime di violenza sessuale e legata al genere. Amnesty International chiede al Consiglio federale di rinunciare ai rinvii di persone vulnerabili verso l’Italia nell’ambito degli accordi Dublino. La SEM deve pure trattare i richiedenti asilo minorenni non accompagnati che si presentano alla frontiera, oppure trasferirli nel paese nel quale hanno maggiori legami, così da rispettare l’interesse superiore dei fanciulli coinvolti.
Firma la petizione di Amnesty rivolata al Consiglio federale e ai governi europei.