© Amnesty International
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Grecia Il calvario delle donne rifugiate

Comunicato stampa, 8 ottober 2015, Londra/Berna – Contatto media
Un nuovo rapporto di Amnesty International rivela il calvario delle donne in fuga dai conflitti. Queste donne si uniscono per lottare contro le violazioni dei diritti umani, inclusa la violenza sessuale, e chiedere una vita migliore in Europa.

I want to decide my future: Uprooted women in Greece speak out, ripercorre i pericolosi viaggi intrapresi da donne e ragazze, illustra le condizioni terribili e i pericoli che affrontano una volta giunte in Grecia. Il documento evidenzia anche la forza e la resilienza di queste donne nell’affrontare le avversità.

“Il fallimento dei governi europei nel aprire vie di accesso legali e sicure ai profughi in fuga dalla guerra espone donne e ragazze al pericolo di gravi abusi,” ha dichiarato Kumi Naidoo, Segretario generale di Amnesty International.

“Nonostante le difficoltà - e contro ogni previsione - queste donne trovano la forza di esprimersi. Chi detiene il potere deve ascoltare le loro voci, e agire. In quest’epoca di #MeToo e #TimesUp siamo fieri di essere qui in Grecia, al fianco delle nostre sorelle sradicate, e di poter dire loro: Vi vediamo, vi sentiamo, vi crediamo e ci batteremo al vostro fianco!.”

Amnesty ha parlato con oltre 100 donne e ragazze che vivono nei campi, ad Atene e nei dintorni, come pure sulle isole greche, dal marzo 2017. Basato su queste testimonianze, il rapporto reso noto oggi, presenta 10 richieste chiare per affrontare le violazioni dei diritti umani vissute dalle donne migranti.

Alla mercé dei passatori

Le donne che viaggiano verso l’Europa sono particolarmente esposte a molestie fisiche, verbali e sessuali da parte dei passatori.

“Quando i governi europei chiudono le proprie porte ai rifugiati, siamo noi donne ad essere più esposte agli abusi da parte dei passatori,” ha detto una rifugiata siriana ad Amnesty International. “Non puoi chiedere aiuto alla polizia o ad altri perché sei “illegale”. I passatori ne approfittano.”

Una volta raggiunta l’Europa, la situazione non migliora. La maggior parte dei rifugiati e dei migranti che arrivano in Grecia ora sono donne e bambini, che costituiscono poco più del 60 percento degli arrivi quest’anno. Ma a causa di un accordo sulla migrazione concluso tra UE e Turchia nel marzo 2016, chi arriva sulle isole greche si trova intrappolato in condizioni terribili, in squallidi campi sponsorizzati dall’Europa.

Il sovraffollamento ha raggiunto un livello drammatico con oltre 15’500 persone che vivono in cinque campi insulari, concepiti per circa 6’400 persone. Migliaia di persone, tra le quali molte persone con bisogni specifici quali disabili e neonati, dormono in tende attorno all’area del campo principale. La mancanza di un sistema sanitario, acqua potabile insufficiente, fiumi di fogne a cielo aperto e infestazioni di topi e ratti sono la norma in questi campi.

“Ogni giorno peggiora… Il campo è così affollato,” ha detto una donna nel campo Moria a Lesbo, attualmente a due volte e mezzo la sua capacità di 3’100 persone.

Mentre tutti i rifugiati e migranti subiscono le conseguenze di queste condizioni, donne e ragazze patiscono conseguenze uniche. Numerose donne incinte hanno raccontato ad Amnesty International di aver dovuto dormire per terra e di non aver praticamente avuto accesso alle cure pre-natali. Lo scorso mese una donna avrebbe dato da sola alla luce al proprio figlio in una tenda a Moria, senza alcuna assistenza medica.

La mancanza di serrature alle porte dei bagni e la scarsa illuminazione significano che attività quotidiana quali andare in bagno, fare una doccia o perfino camminare di notte diventano momenti di grande pericolo per le donne.

Sulla terraferma in Grecia, circa 45’500 rifugiati e migranti vivono in alloggi temporanei in aree urbane o in campi. Le condizioni nei campi sulla terraferma rimangono cattive e quest’anno tre campi che erano stati chiusi perché ritenuti inabitabili sono stati riaperti a causa della mancanza di alloggi, senza un miglioramento delle condizioni di vita.

Che vivano in campi o in appartamenti nell’area urbana, la mancanza di informazioni adeguate e di interpreti donne rappresentano importanti ostacoli nell’accedere ai servizi, ad esempio a consiglio in materia di salute sessuale e riproduttiva o a una consulenza legale.

Solidarietà tra donne

Ciononostante, e malgrado si tratti di una sfida di enormi proporzioni, le donne profughe in Grecia stanno lavorando per cambiare questa situazione. Si stanno infatti unendo per creare iniziative che possano cambiare le loro vite, quali la creazione di spazi “a misura di donna” nelle aree urbane in cui donne e ragazze possano riunirsi ed accedere ai servizi di cui necessitano, ricostruire una rete di sostegno e acquisire conoscenze e competenze di cui hanno bisogno per costruire una vita migliore per se e per le proprie famiglie.

“Costrette a conoscersi da un destino crudele, le donne profughe fuggite da luoghi pericolosi sparsi nel mondo, trovano l'una nell'altra il coraggio, interessi comuni e una notevole resilienza,” ha detto Kumi Naidoo.

“Mentre sulle isole la situazione sta diventando esplosiva, Queste donne prendono in mano il proprio destino e chiedono alle autorità greche di smettere di intrappolare le persone sulle isole. Le condizioni di accoglienza sulla terraferma devono essere migliorate e i governi europei devono fornire alle donne rifugiate il sostegno urgente e la protezione ai quali hanno diritto, e il benvenuto che meritano.”

Sospendere i rinvii dalla Svizzera

Le autorità competenti per l’asilo partono spesso dal principio che i rifugiati possono fare rientro in Grecia senza grandi difficoltà. Le opere di assistenza si occuperebbero di loro, fornendo vitto e alloggio nei casi in cui un sostegno statale non fosse possibile. Come illustra il rapporto pubblicato oggi, le persone in fuga non trovano un rifugio sicuro attualmente in Grecia. La Svizzera dovrebbe quindi rinunciare a rinviare i richiedenti asilo e i rifugiati verso questo paese. Questo soprattutto nel caso di donne sole con o senza bambini e per le ragazze, come pure per ogni persona particolarmente vulnerabile.