“Strike Tracker” è la prossima fase di un indagine approfondita svolta da Amnesty International, in collaborazione con Airwars, sul scioccante bilancio in termine di vittime civili dopo quattro mesi di bombardamenti da parte delle forze di USA, Regno Unito e Francia per cacciare il gruppo armato autoproclamato Stato Islamico dalla città di Raqqa.
Le ricerche sul campo e le analisi condotte da Amnesty International dalla fine della battaglia, nell’ottobre 2017, presentano prove convincenti di evidenti violazioni del diritto internazionale umanitario (le leggi della guerra) da parte della coalizione a guida USA. Queste informazioni hanno indotto la coalizione a rivedere il proprio bilancio di vittime civili, da 23 a oltre 100 – un aumento del 300%.
“Sulla base delle nostre meticolose ricerche sul campo, di centinaia di interviste fatte tra le macerie di Raqqa e di analisi militari e geo-spaziali da parte di esperti, siamo riusciti a far sì che la coalizione a guida USA ammettesse quasi ogni morte civile che abbiamo documentato fino ad ora. Ma quando i cadaveri vengono ancora recuperati dalle macerie e dalle fosse comuni, questa è solo la punta dell’iceberg,” ha dichiarato Milena Marin, Senior Adviser per la ricerca tattica del team di ricerca sulle crisi di Amnesty International.
“C’è una montagna di prove da passare al setaccio, e l’entità della devastazione civile è semplicemente troppo grande per permetterci di fare questo lavoro da soli. Grazie a migliaia di “localizzatori di bombardamenti” (Strike Trackers) coinvolti possiamo circoscrivere precisamene quando e dove i bombardamenti aerei e gli attacchi dell’artiglieria della coalizione hanno distrutto edifici e aumentare in modo significativo la nostra capacità di mappare la distruzione apocalittica di Raqqa.”
Come funziona
“Strike Tracker” permetterà a chiunque abbia un telefono cellulare o un computer di contribuire alla ricerca da parte Amnesty International di uno schema di distruzione di strutture civili – incluse potenziali violazioni delle leggi della Guerra – che, ad oggi, la coalizione non ha voluto riconoscere.
I dati delle Nazioni Unite mostrano che a Raqqa oltre 10’000 edifici sono stati distrutti o danneggiati nel corso della battaglia nel 2017. “Strike Tracker” permetterà di stabilire i tempi della distruzione di ogni edificio, restringendo il tempo da mesi a settimane, perfino giorni. Volontari potranno rintracciare un edificio lungo una linea del tempo composta di immagini satellitari del periodo della battaglia, cercando cambiamenti e segnando le date prima e dopo la distruzione della costruzione.
È previsto che tra i 3’000 e i 5’000 attivisti digitali parteciperanno al progetto, della durata di un mese. Per garantire la qualità, uno degli obiettivi del progetto è che ogni edificio distrutto venga analizzato più volte da diversi “localizzatori di bombardamenti”.
Cosa succede in seguito?
I risultati dello “Strike Tracker” contribuiranno agli sforzi di Amnesty International per:
- aumentare la presa di coscienza del devastante impatto sui civili della distruzione di Raqqa durante la battaglia,
- far cambiare la posizione della coalizione a guida statunitense sulle vittime civili: dalla negazione all’accettare le proprie responsabilità e condurre le necessarie indagini;
- assistere le vittime, i sopravvissuti e le loro famiglie affinché cerchino giustizia e riparazione.
Nel settembre 2018, in una lettera indirizzata ad Amnesty International, il Dipartimento della Difesa USA – le cui forze hanno condotto la maggior parte dei bombardamenti aerei e degli attacchi di artiglieria su Raqqa – ha detto molto chiaramente di non accettare responsabilità per le centinaia di morti causati dalla coalizione. La coalizione non intende risarcire i sopravvissuti e i parenti delle persone uccise a Raqqa, e rifiuta di fornire ulteriori informazioni sulle circostanze dei bombardamenti.
“Le smentite della coalizione sono inaccettabili – la sua offensive militare ha ucciso e mutilato centinaia di civili, lasciando i sopravvissuti a raccogliere i cocci,” ha dichiarato Milena Marin. “I dati che raccoglieremo grazie a “Strike Tracker” ci permetteranno di fare un passo in avanti per stabilire l’entità delle vittime civili e andranno a documentare l’obbligo legale, nonché l’imperativo morale, per la coalizione affinché assuma la piena responsabilità delle proprie azioni. La coalizione deve ammettere le proprie responsabilità e indagare, così da aprire la strada a giustizia e riparazione.”
Amnesty International e Airwars renderanno pubblici i risultati di “Strike Tracker” sotto forma di piattaforma digitale interattiva nei primi mesi del 2019.
Informazioni supplementari
“Strike Tracker” è l’ultimo di una serie di progetti di crowdsourcing denominati Decoders. Dal suo lancio, nel giugno 2016, Amnesty International ha portato a termine quattro progetti, mobilitando oltre 50’000 attivisti digitali provenienti da 150 paesi. Queste persone hanno permesso ai ricercatori di Amnesty di analizzare i successi delle Azioni Urgenti, di individuare villaggi distrutti nel Darfur, permettere di far sì che le aziende petrolifere rendessero conto per fughe di petrolio in Nigeria e analizzare tweet per permettere di identificare abusi e minacce online nei confronti delle donne.
Accesso alla piattaforma “Strike Tracker”: amn.st/strike-tracker (online dalla mattina del 21.11.18)
Altre ricerche di Amnesty International sulla situazione a Raqqa:
- Syria: Raqqa in ruins and civilians devastated after US-led ‘war of annihilation’
- Nowhere to Run – Trapped in Raqqa, Syria
Il lavoro di Airwars su Raqqa: