Le minacce sono continue per chi difende e promuove i diritti umani in Afghanistan ©Colin Foo
Le minacce sono continue per chi difende e promuove i diritti umani in Afghanistan ©Colin Foo

Afghanistan Difensori dei diritti umani sotto attacco

Comunicato stampa, 28 agosto 2019
La comunità dei diritti umani in Afghanistan subisce attacchi sempre più violenti da parte delle autorità e dei gruppi armati, mentre i difensori e gli attivisti dei diritti umani sono confrontati con intimidazioni, molestie, minacce e violenze. Lo ha dichiarato Amnesty International nel presentare un nuovo briefing.

Sullo sfondo dell'escalation di violenza in Afghanistan - dove l'anno scorso si è registrato un numero di morti civili record e il mese scorso è stato il più violento degli ultimi anni due anni - i difensori dei diritti umani e gli attivisti sono stati ampiamente ignorati dal governo afghano e dalla comunità internazionale.

Nel documento, Defenceless Defenders: Attacks on Afghanistan’s Human Rights Community, Amnesty International rivela come il governo afghano abbia ripetutamente omesso di indagare sugli attacchi contro gli attivisti per i diritti umani, accusandoli a volte di "inventare" gli episodi denunciati e persino dicendo loro di prendere le armi per difendersi.

"Questo è uno dei momenti peggiori in cui essere un attivista per i diritti umani in Afghanistan. Non solo operano in uno degli ambienti più pericolosi al mondo, ma devono anche affrontare le minacce da parte del governo e dei gruppi armati. Il governo afghano ha il dovere di rispettare, proteggere e sostenere gli attivisti, di indagare sulle minacce e gli attacchi contro di loro, e di chiedere conto a chi è sospettato di un coinvolgimento", ha detto Omar Waraich, vice direttore di Amnesty International per l'Asia meridionale .

"La comunità internazionale ha un ruolo importante da svolgere qui. Più volte ha reso omaggio al coraggio degli attivisti per i diritti umani afghani, ma non è riuscita a dare il giusto riconoscimento ai risultati che questi hanno ottenuto e a sostenerli efficacemente in un momento di crescente difficoltà. La comunità internazionale deve fare un passo avanti e dare alla comunità dei difensori dei diritti umani afghana il sostegno di cui ha urgente bisogno".

Violenza, minacce e uccisioni

Nel briefing, Amnesty International spiega come i difensori dei diritti umani e gli attivisti sono stati oggetto di intimidazioni, molestie, minacce, sono stati attaccati con armi da fuoco e persino uccisi in attacchi su cui le autorità afghane non hanno indagato e per i quali nessuno è stato processato.

- Nell'ottobre 2015, due membri dello staff della Commissione indipendente per i diritti umani in Afghanistan (AIHRC) sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti quando è esplosa una bomba lungo la strada nella provincia orientale di Nangarhar.

"Ad oggi, il governo purtroppo non ha arrestato nessuno", ha dichiarato un funzionario dell'AIHRC ad Amnesty International. "Non siamo stati informati di alcun progresso [nell'indagine]". 

- Nel settembre 2016, sette colpi di arma da fuoco sono stati sparati contro Khalil Parsa, un attivista per i diritti umani della provincia di Herat, mentre guidava verso casa. L'attacco è avvenuto dopo che aveva ricevuto una serie di minacce, che gli intimavano di interrompere il proprio lavoro per i diritti umani.

Quando ha denunciato queste minacce alla Direzione Nazionale della Sicurezza, a Khalil Parsa è stato semplicemente detto di informare le agenzie di sicurezza “la prossima volta che si verifica un incidente”. Dopo aver lasciato temporaneamente il paese per cercare sicurezza altrove, gli è stato detto che il governo non indagherà sull'attacco che ha subito.

- Nell'ottobre 2018, "Mohammed" (nome di fantasia), stava tornando a casa - a Kabul - quando qualcuno ha iniziato a seguirlo e gli ha sparato, ferendolo al fegato. Mohammed non ha ricevuto alcuna protezione, nonostante si sia rivolto alle autorità. Gli è stato semplicemente detto di comprare una pistola e "proteggersi". Le preoccupazioni per la sua sicurezza lo hanno costretto a trasferirsi.

- Hasiba, nome di fantasia, è un avvocato che difende le donne vittime di violenza domestica, che chiedono il divorzio o che devono affrontare delle accuse penali. 

Dal 2017, Hasiba ha ricevuto ripetute minacce di violenza, compreso di attacchi con l'acido. La polizia ha registrato il suo caso, ma non ha intrapreso ulteriori azioni, costringendola a chiudere il suo studio legale per sette mesi.

Minacciato dal governo

Nel dicembre 2016, il presidente afghano Ashraf Ghani ha promesso di proteggere i diritti dei difensori e degli attivisti dei diritti umani. "La protezione dei difensori dei diritti umani è di esclusiva responsabilità del mio governo e dei suoi rami legislativo e giudiziario", ha dichiarato il presidente Ghani a una conferenza ospitata dall'AIHRC.

Ma invece di tener fede a questo impegno, il governo stesso è stato responsabile di intimidazioni, molestie e minacce contro i difensori e gli attivisti dei diritti umani.

Nel giugno 2016, le autorità afghane hanno dispiegato una forza eccessiva per reprimere una protesta, in piazza Zanbaq di Kabul, che denunciava le vittime civili nel conflitto. 

Uno degli organizzatori ha detto ad Amnesty International che durante una precedente protesta era stato contattato dall'Ufficio del Presidente, che aveva avvertito di sgomberare le tende dei manifestanti perché potevano essere "attaccati" da gruppi armati - fatto che lui ha interpretato come una minaccia.

Nel maggio 2017 la prassi afghana in materia di tortura era sottoposta all'analisi delle Nazioni Unite. In vista dell'esame da parte del Comitato ONU contro la tortura, un gruppo della società civile è stato costretto a rimuovere i nomi degli alti funzionari governativi menzionati in un "rapporto ombra" prima che questo venisse presentato al Comitato.

"Non c'è fiducia"

L'incapacità di proteggere i difensori e gli attivisti dei diritti umani e di indagare sulle minacce e gli attacchi di cui sono oggetto fa sì che diversi attivisti dei diritti umani abbiano detto ad Amnesty International di non avere alcuna fiducia nel governo.

"Non c'è fiducia", ha detto ad Amnesty International l'attivista per i diritti umani 'Ishaqzia' (nome di fantasia). "Abbiamo capito che non intendono proteggerci".

Il sentimento è stato esacerbato da episodi in cui le autorità hanno accusato gli attivisti inventare le minacce subite o di rifiutare la protezione offerta.

Shahzad, nome di fantasia, è un attivista per i diritti umani che ha ricevuto delle minacce dai Talebani via Facebook: “Sei il servo degli ebrei e degli infedeli” c'era scritto in uno dei messaggi, "abbiamo informato i mujaheddin di mandarti all'inferno".

Quando Shahzad ha segnalato le minacce all'AIHRC, questi le ha inoltrate alla Direzione Nazionale per la Sicurezza (NDS), l'agenzia di intelligence afgana. Il NDS ha rifiutato di prendere sul serio le minacce, deridendole come "inventate".

Due attivisti intervistati da Amnesty International hanno detto che quando hanno segnalato degli attacchi subiti, non è stata offerta loro protezione ma invece gli è stato detto di comprare armi e proteggersi.

"I difensori dei diritti umani e gli attivisti afghani hanno dato prova di grande coraggio, e questo nonostante il contesto molto difficile in cui operano. Di fronte a gravi minacce alla loro vita e al loro benessere, continuano a denunciare l'ingiustizia e a difendere i diritti degli altri. È giunto il momento che anche le autorità afghane e la comunità internazionale difendano i loro diritti", ha detto Omar Waraich.