Circa 300 militanti hanno seguito una tavola rotonda dedicata al tema “Agire contro la violenza sessuale sulle donne”, che ha ricordato la necessità di agire in Svizzera per meglio proteggere le donne e le ragazze, e garantire un accesso facilitato alla giustizia a tutte le persone toccate.
“Nella grande maggioranza dei casi, le aggressioni sessuali non vengono denunciate. Le donne temono di non essere credute. Inoltre le vittime devono spesso subire dei trattamenti degradanti da parte delle autorità e del potere giudiziario. La causa principale di questa situazione è il fatto, in molti paesi europei, è in vigore una legge penale in materia di delitti sessuali ormai obsoleta. Di conseguenza molte vittime si trovano in una posizione scomoda in tribunale e non riescono a far riconoscere come tali le aggressioni subite,” ha deplorato Monica Costa Riba, responsabile della campagna per i diritti delle donne per il Segretariato internazionale di Amnesty International (Londra).
“Anche in Svizzera le vittime di violenza sessuale sono troppo spesso marginalizzate. Migliaia di donne e ragazze rimangono in silenzio e non osano avviare le procedure giudiziarie contro gli autori di questi atti. In molti casi gli aggressori sono esentati da qualsiasi sanzione. Questa è una grande ingiustizia del sistema giuridico svizzero,” ha lamentato Bettina Steinbach, psicologa al “Frauenberatung sexuelle Gewalt” (Centro di aiuto alle donne vittime di violenza sessuale) di Zurigo.
Messa in atto della Convenzione di Istanbul
La Convenzione di Istanbul è entrata in vigore in Svizzera nell'aprile 2018, un accordo del Consiglio d’Europa per la prevenzione e la repressione della violenza sessuale contro le donne e della violenza domestica.
“In Svizzera, come in altri paesi, sono necessarie delle riforme della legge penale in materia di delitti sessuali, ormai superata. Questa è in parte contraria alla Convenzione di Istanbul per quel che riguarda le violazioni della sfera sessuale”, ha sottolineato Mathias Reynard, consigliere nazionale socialista vallesano.
Nora Scheidegger, giurista esperta in diritto penale svizzero in materia di delitti sessuali, è favorevole all’introduzione di una nuova fattispecie base che renderebbe punibili gli atti sessuali senza consenso reciproco, e proteggerebbe meglio il diritto all’autodeterminazione sessuale.
La nuova campagna di Amnesty Svizzera, che sarà lanciata a fine maggio, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e i responsabili politici svizzeri sul fatto che la violenza sessuale rappresenta una grave violazione dei diritti umani, e a mettere in luce le misure da mettere in atto per eliminarla.
Maggiori informazioni: amnesty.ch/violenza-sessuale
Maggiore spazio in favore dell’impegno per i diritti umani
Quest’anno Amnesty Svizzera intensificherà pure i propri sforzi per proteggere i difensori dei diritti umani, anche nel nostro paese. L’organizzazione chiede che in Svizzera l’impegno civile e la solidarietà siano rafforzate invece che sanzionate, com’è il caso attualmente con l’articolo 116 della Legge sugli stranieri. Uno degli obiettivi della campagna è la revisione di questo articolo che criminalizza la solidarietà nei confronti di migranti e rifugiati. Frenare l’adozione di leggi anti-ONG simili a quelle recentemente promulgate in Ungheria, e operare per un maggiore riconoscimento della legittimità e dell’importanza del lavoro dei difensori dei diritti umani sono gli obiettivi di questa campagna.
Maggiori informazioni: amnesty.ch/libero
Con un’azione molto coinvolgente gli attivisti che hanno partecipato all’Assemblea generale hanno espresso la propria solidarietà nei confronti di Nasrin Sotoudeh, militante iraniana per i diritti umani attualmente in carcere a causa del suo impegno. Amnesty chiede la liberazione immediata e incondizionata.
Sì all’estensione della norma penale anti-razzismo
In una risoluzione i membri della Sezione svizzera hanno inoltre auspicato l’estensione della norma penale antirazzista alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
I membri di Amnesty International hanno inoltre dichiarato il proprio sostegno allo sciopero delle donne 2019 e annunciato la propria partecipazione. «Le rivendicazioni dello sciopero delle donne per la parità di genere, la parità salariale per un lavoro di valore uguale, la fine della discriminazione contro le persone LGBTI e altre rivendicazioni si basano sui diritti umani e fondamentali», hanno dichiarato in una risoluzione.
Di fronte alle conseguenze drammatiche dei mutamenti climatici in materia di diritti umani, i militanti hanno inoltre espresso la propria solidarietà e il proprio sostegno al movimento di sciopero globale in favore del clima.