Il portale risulta una combinazione di fotografie, video, esperienze immersive a 360 gradi, immagini satellitari, mappe e visualizzazioni numeriche per raccontare le storie dei civili di Raqqa sotto i bombardamenti della coalizione.
Mettendo insieme i dati raccolti in quasi due anni d’indagini, il resoconto fornisce una vivida e brutale descrizione delle oltre 1.600 vite civili andate perdute a causa di migliaia di attacchi aerei da parte di Usa, Regno Unito e Francia e di decine di migliaia di colpi d’artiglieria da parte degli Usa.
Quando l’offensiva cominciò, lo Stato islamico aveva il controllo di Raqqa da quasi quattro anni. Aveva compiuto crimini di guerra e crimini contro l’umanità, torturato e ucciso chiunque osasse opporsi al suo dominio.
Come da noi in precedenza documentato, dall’inizio degli attacchi della coalizione i miliziani dello Stato islamico usarono i civili come scudi umani, minarono le uscite dalla città, istituirono posti di blocco per limitare gli spostamenti della popolazione e spararono a chiunque cercasse di fuggire.
Il nostro lavoro di raccolta dati
Con Airwars abbiamo raccolto e incrociato multiple fonti di dati.
In quattro distinte missioni, anche mentre gli scontri erano ancora in corso, i nostri ricercatori hanno trascorso complessivamente due mesi a Raqqa, svolgendo indagini su oltre 200 siti colpiti da attacchi aerei e intervistando oltre 400 testimoni e sopravvissuti.
Grazie a un innovativo progetto denominato “Strike Trackers”, siamo riusciti a identificare il momento esatto in cui ciascuno degli oltre 11.000 edifici distrutti di Raqqa fu colpito. Hanno collaborato oltre 3.000 attivisti digitali di 124 paesi, che hanno analizzato oltre due milioni di immagini satellitari. I Digital Verification Corps dell’organizzazione per i diritti umani, situati in sei università nel mondo, hanno analizzato e autenticato immagini video riprese durante i combattimenti.
I ricercatori hanno poi analizzato prove open-source, sia in tempo reale che successivamente – compresi migliaia di post pubblicati sui social media e altro materiale – per realizzare un archivio riguardante gli oltre 1.600 civili uccisi dagli attacchi della coalizione. Sono stati raccolti i nomi di oltre 1.000 vittime: 641 di essi sono stati validati direttamente nel corso delle missioni a Raqqa, per gli altri vi sono forti prove multiple a sostegno.
Abbiamo spesso condiviso con Airwars le risultanze con le forze armate statunitensi e con i governi degli Usa, del Regno Unito e della Francia.
La coalizione ha ammesso di aver ucciso 159 civili (circa un decimo del totale), liquidando regolarmente come “non credibili” le altre informazioni. Tuttavia, finora la coalizione non ha esaminato in modo adeguato le denunce relative alle perdite civili né ha intervistato testimoni e sopravvissuti e ha ammesso di non aver condotto indagini sul campo.
Molti dei casi documentati costituiscono con ogni probabilità violazioni del diritto internazionale umanitario e meriterebbero ulteriori indagini.
Interi edifici rasi al suolo
Il grande numero di vittime civili di Raqqa non sorprende dato l’incessante uso di munizioni imprecise a tal punto da risultare indiscriminate quando lanciate nei pressi di obiettivi civili.
Un ufficiale statunitense si è vantato del lancio di circa 30.000 colpi di artiglieria, uno ogni sei minuti per quattro mesi di seguito, più che in ogni altro conflitto successivo a quello del Vietnam.
Con un margine di errore di oltre 100 metri, i colpi di artiglieria privi di direzione sono notoriamente imprecisi e se usati nei centri abitati costituiscono attacchi indiscriminati.