Amnesty International Svizzera sostiene la revisione della legge sulle armi del Consiglio federale. Una revisione necessaria in seguito al rafforzamento delle direttive dell’Unione europea sulle armi. Un referendum, depositato dalle società di tiro, ha raccolto le firme necessarie e quindi i cittadini svizzeri si pronunceranno il 19 maggio prossimo. La Sezione svizzera di Amnesty International raccomanda agli aventi diritto di voto di adottare questa nuova legge.
Adattare il diritto svizzero alla direttiva europea sulle armi permetterà di meglio controllare la detenzione di armi leggere da parte dei privati. Una misura necessaria per lottare contro la violenza armata e la criminalità. Una legge efficace sulle armi permetterà di prevenire i suicidi e la violenza domestica, in particolare contro le donne e le ragazze.
Per queste ragioni la Sezione svizzera di Amnesty International sostiene la «plateforme pour une législation d’avenir sur les armes», che raggruppa diverse organizzazioni che si erano già impegnate, dieci anni fa, a sostegno dell’iniziativa popolare «per la protezione contro la violenza perpetrata con le armi».
Argomenti per una nuova legislazione sulle armi
Numero di armi da fuoco dimezzato
Negli ultimi vent’anni la Svizzera ha rafforzato la propria legislazione sulle armi, salvando così la vita a molte persone e migliorando notevolemente la sicurezza nel nostro paese. Mentre nel 1998 si recensivano 460 vittime di violenza armata, questo numero oggi è dimezzato. Grazie all’introduzione della legge federale sulle armi nel 1999 e i numerosi miglioramenti apportati alla nostra legislazione, oggi si recensiscono “solo” 200 vittime all’anno. E chiaro che più la Svizzera limita l’accesso alle armi da fuoco, più il numero di suicidi e omicidi con arma da fuoco diminuiscono. Ma 200 omicidi l’anno sono ancora troppi. Per questo motivo dobbiamo assolutamente continuare a seguire la strada delle limitazioni.
Limitare l’accesso alle armi semi-automatiche
Negli ultimi anni, in Europa e negli Stati Uniti, diversi attacchi omicidi sono stati perpetrati con armi semi-automatiche. Il loro accesso deve quindi essere limitato all’esercito e alle forze armate e, sulla base di eccezioni, ai tiratori sportivi che possono dimostrare di allenarsi regolarmente con queste armi e di partecipare a competizioni.
Migliorare l’accesso all’informazione
Per migliorare la sicurezza nel campo delle armi un accesso rapido a delle informazioni di qualità deve essere garantito a livello internazionale. Da questo punto di vista grandi progressi sono stati fatti negli ultimi anni. Questa revisione permetterà un ulteriore miglioramento. Delle lacune devono essere colmate sul tema del possesso di armi. Le armi acquistate in precedenza devono venir iscritte nei registri esistenti, un fatto importante in particolare per la polizia.
Per un rigido controllo delle armi
Un miliardo di armi da fuoco sono attualmente in circolazione nel mondo. L’85% di queste armi sono in mano a civili. Inoltre mezzo milione di persone vengono uccise ogni anno con queste armi. Dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre queste cifra. Per questo motivo, Amnesty International si impegna in favore di un controllo efficace delle armi e del commercio di armi a livello nazionale e internazionale.
In questo ambito l’entrata in vigore del Trattato internazionale sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty - ATT), nel 2014, è stato un progresso importante per il quale Amnesty International si è impegnata fin dagli anni ’90. Il Trattato vieta i trasferimenti di armi qualora sussista il rischio che queste possano venir utilizzate per commettere gravi violazioni dei diritti umani o crimini di guerra.
In Svizzera l’accento è sul rafforzamento del controllo sulle armi di piccolo calibro. Nel nostro paese, come negli Stati Uniti, Amnesty denuncia la generalizzazione della violenza armata, una tragedia che riteniamo essere una vera e propria crisi dei diritti umani. In effetti, nel 2016, la media era di 106 persone al giorno uccise con un’arma da fuoco. In totale oltre 38’000 persone sono morte in seguito allo sparo di colpi e 116’000 sono rimaste ferite.