Gennaio
1. In gennaio il governo del Bangladesh ha annunciato che offrirà l’accesso alla scuola e alla formazione ai bambini Rohingya rifugiati. La decisione è stata presa due anni e mezzo dopo che i Rohingya sono stati costretti a fuggire in Bangladesh in seguito alla campagna di pulizia etnica nel loro paese di origine, il Myanmar. Questa decisione è una vittoria per Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani che sono state impegnate in una campagna per garantire l’accesso all’educazione a quasi mezzo milione di bambini Rohingya che si trovano nei campi rifugiati in Bangladesh.
2. Vadim Nesterov, del Kazakistan, è affetto da disabilità mentali e per questo quando ha compiuto i 18 anni, nel 2011, è stato privato della sua capacità giuridica. Incapace di decidere per la sua vita o esercitare i suoi diritti, ci sono poche speranze che possa mai trovare un impiego o sposarsi. In seguito a un rapporto di Amnesty International del 2018, che includeva il suo caso, e grazie anche a un intervento strategico da parte dell’Associazione degli Psicoanalisti del Kazakistan, i diritti giuridici sono finalmente stati ripristinati in gennaio, il che rappresenta una vittoria per le persone disabili in Kazakistan.
Febbraio
3. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha pubblicato un rapporto che elenca oltre 100 compagnie che hanno legami con gli insediamenti illegali israeliani nella Cisgiordania. La lista include numerose imprese specializzate nel turismo digitale tra le quali Airbnb, TripAdvisor, Expedia e Booking.com, che secondo la ricerca di Amnesty International stanno portando del turismo verso gli insediamenti, contribuendo alla loro esistenza ed espansione.
4. In una sentenza di riferimento in un caso nel quale Amnesty International e la Commissione Internazionale dei Giuristi sono intervenuti, la Corte Suprema Canadese ha stabilito che la causa contro una compagnia mineraria con sede a Vancouver potesse essere giudicata in Canada e non in Eritrea dove sono avvenuti i fatti contestati, aprendo quindi la strada verso una causa civile.
Marzo
5. La Corte Penale Internazionale ha deciso di aprire un’indagine su crimini secondo il diritto internazionale da parte di tutte le parti coinvolte nel conflitto in Afghanistan. La Camera d’Appello ha ribaltato una decisione dell’aprile 2019, fortemente criticata da Amnesty International, che aveva deciso di non procedere con le indagini.
6. La Spagna ha annunciato una riforma del codice penale per definire lo stupro come un rapporto sessuale senza reciproco consenso, in linea con gli standard internazionali dei diritti umani. L’annuncio del governo spagnolo è arrivato dopo una serie di gravi casi di stupro di gruppo che il sistema giudiziario aveva affrontato in modo del tutto inadeguato. La proposta di riforma include altre misure per prevenire e per rispondere alle violenze sessuali, e sarà dibattuta in Parlamento. In diversi paesi Europei, tra cui la Svizzera, Amnesty International è impegnata in una campagna per modificare la definizione dello stupro come sesso senza consenso.
7. Il leader spirituale iraniano Mohammad Ali Taheri ha potuto riabbracciare la sua famiglia in Canada. Era stato arrestato nel maggio 2011 in Iran ed condannato a morte per aver creato il gruppo spirituale Erfan-e Halgheh. La sua detenzione aveva causato indignazione a livello internazionale e Amnesty International aveva promosso un appello a suo sostegno, culminato con l’annullamento della condanna. È stato liberato nel 2019 ed è poi fuggito in Canada, da dove ha scritto un post su Facebook per ringraziare tutte le persone che lo hanno sostenuto, anche con la campagna di Amnesty.
8. In Uganda la Corte Costituzionale ha dichiarato nulle parti del Public Order Management Act, che per anni ha conferito poteri eccessivi alla polizia per proibire riunioni pubbliche e manifestazioni. Questa decisione è un barlume di speranza per l’opposizione politica e i difensori dei diritti umani nel paese.
Aprile
9. L’avvocato specializzato in diritti umani cinese Wang Quanzhang ha ritrovato la sua famiglia dopo aver trascorso quattro anni e mezzo in carcere. Era preso di mira per il suo lavoro sul tema della corruzione e per le denunce di violazioni dei diritti umani. Amnesty International ha fatto campagna per il suo rilascio dal momento del suo arresto.
10. Per la prima volta l’US Africa Command (AFRICOM) ha iniziato a pubblicare rapporti regolari sulle accuse di vittime civili causate dagli attacchi aerei USA in Somalia, inclusi tre episodi oggetto di indagini da parte di Amnesty International. In seguito alla pubblicazione del primo rapporto, in aprile, diversi membri del Congresso statunitense hanno avviato delle audizioni affinchè il Pentagono/AFRICOM si assumano le proprie responsabilità. Questi rapporti sono stati pubblicati in seguito a una campagna nella quale chiedevamo maggiore trasparenza da parte di AFRICOM e la pubblicazione di un rapporto innovativo, The Hidden US War in Somalia, che ha fatto sì che per la prima volta gli USA ammettessero l’esistenza di vittime civili in Somalia. Ad oggi AFRICOM ha ammesso 13 vittime civili in Somalia. AFRICOM ha inoltre creato un sito internet per la segnalazione di casi che permette ai parenti e alle vittime di azioni militari USA in Somalia di riferire direttamente di presunte vittime civili.
11. Le autorità dell’Arabia Saudita hanno annunciato piani per non applicare più la pena capitale contro le persone minori di 18 anni al momento del crimine. La pena di morte sarà sostituita con una pena massima di 10 anni di carcere. Ciononostante, le sentenze contro minorenni pronunciate in base alla legge anti-terrorismo possono ancor essere eseguite. Amnesty International continuerà a fare campagna affinché l’Arabia Saudita abolisca la pena capitale in qualsiasi circostanza.
12. L’appello rivolto da Amnesty International alle autorità del Messico per mettere fine alla pericolosa e discriminatoria detenzione nei confronti di migranti e richiedenti asilo ha fatto sì che molti di loro fossero liberati dai 65 centri di detenzione dell’immigrazione.
13. Il governo della Sierra Leone ha cancellato il divieto imposto alle ragazze incinte di frequentare la scuola e partecipare alle sessioni di esami, in seguito ad appelli e una causa sostenuta con successo da Amnesty International e organizzazioni partner. Il divieto era in funzione da circa cinque anni, è ha privato molte giovani donne del loro diritto all’educazione.