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Nel dicembre 2018 una chiara maggioranza del Parlamento svizzero ha approvato l’estensione degli articoli penali contro la discriminazione razziale (art. 261bis CP e art. 171c CPM) anche all'orientamento sessuale. Chiunque oggi in Svizzera invochi pubblicamente all'odio oppure alla discriminazione contro lesbiche, gay e bisessuali non può essere perseguito. In futuro attacchi basati sull’orientamento sessuale sarebbero quindi vietati esattamente come già avviene per le discriminazioni basate su motivi religiosi, razziali o culturali. Di fronte a questa decisione un gruppo di esponenti di destra ha indetto referendum, portando così al voto popolare. Anche nella Svizzera italiana, un’ampia coalizione di associazioni e partiti sostiene la modifica legislativa.
Joana Bienert, membro del coordinamento di Imbarco Immediato, ha sottolineato l’importanza di questa modifica: “Un’occhiata sui giornali degli ultimi mesi è sufficiente per vedere che lesbiche, gay e bisessuali sono ancora esposti a odio e discriminazioni, aprendo così la porta alla violenza. Con l’ampliamento della norma penale antirazzista si può agire alla radice del problema, dove nasce l’odio: con le parole”.
Anche Giorgio Fonio, Granconsigliere PPD, sostiene l’ampliamento della norma penale antirazzista per includervi anche le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale: “Offendere, denigrare, umiliare e insultare una persona solamente perché nutre affetto per un`altra persona del suo stesso sesso merita una condanna ferma da parte di una società avanzata come la nostra. Ognuno, pur con le proprie sensibilità e con le proprie idee, ha l’obbligo e il dovere di esprimersi sempre nel rispetto degli altri”.
Per Sarah Rusconi, portavoce della sezione della Svizzera italiana di Amnesty International, questa modifica legislativa è anche una questione di diritti umani: “Contrariamente a quanto sostengono i contrari, questa modifica non è una limitazione della libertà d’espressione. Si vuole semplicemente garantire che le persone gay, lesbiche e bisessuali abbiano la stessa protezione giuridica delle persone, ad esempio, di fede ebraica o con un passato migratorio. Anche i diritti LGBT sono diritti umani e meritano lo stesso riconoscimento”.
La coalizione “combatti l’odio – vota sì” è convinta che questa modifica sia un primo passo verso una società priva di odio e invita le cittadine e i cittadini a votare un chiaro sì il prossimo 9 febbraio.