Appuntamento giovedì 12 novembre 2020, ore 20.30 in diretta sulla pagina Facebook @AmnestySvizzera
Non è una novità: fuori dai confini svizzeri alcune multinazionali dimenticano il rispetto di regole fondamentali in materia di diritti umani e protezione ambientale. Liberia: popolazioni autoctone cacciate dalle proprie terre con i bulldozer per creare piantagioni di alberi del caucciù; Zambia: nubi di diossido di zolfo, altamente tossico, invadono una città mineraria causando gravi malattie e decessi; Perù: la presenza di una grande miniera ha contaminato aria, acqua e terra con metalli pesanti che causano gravi malattie soprattutto nei bambini. Sono solo alcuni esempi di scandali che hanno coinvolto imprese con sede in Svizzera negli ultimi anni.
È proprio per mettere fine al comportamento spregiudicato di queste multinazionali che si sentono al di sopra delle leggi che è nata l’Iniziativa per multinazionali responsabili, espressione di cittadine e cittadini svizzeri che credono che un’economia rispettosa delle persone e dell’ambiente sia possibile. Le imprese non si devono limitare ad incassare i profitti, chiudendo entrambi gli occhi di fronte alle violazioni e alle distruzioni causate dal proprio operato: devono rispondere delle proprie azioni.
I dirigenti delle multinazionali in realtà dispongono già degli strumenti necessari per un’accurata valutazione dei rischi in termini di violazioni dei diritti umani o di danni ambientali legati alle attività della propria azienda. La maggior parte delle imprese svizzere rispettano già le regole e i protocolli, proteggendo le persone e l’ambiente, e tutelando il marchio di qualità “Made in Switzerland”.
Se però una multinazionale si arricchisce sfruttando il lavoro minorile, o inquinando i fiumi indispensabili per il sostentamento di intere comunità, deve essere chiamata ad assumersene la responsabilità e rispondere delle proprie azioni. Questi fatti gravi avvengono in paesi in cui spesso dilaga la corruzione, e dove lo Stato è poco presente: le persone colpite hanno pochissime chance ottenere un indennizzo.
L’iniziativa per multinazionali responsabili vuole rimediare iscrivendo nella legge delle regole vincolanti, valide per le imprese con sede in Svizzera anche al di là delle nostre frontiere, laddove la giustizia non è garantita, e permettere a chi ha subito un danno causato da una violazione dei diritti umani o dal non rispetto delle norma ambientali di accedere a un tribunale civile in Svizzera, nell’ambito di una procedura contraddittoria, per ottenere il risarcimento del torto subito.
Il 29 novembre 2020 entrerà nella storia: per la prima volta infatti viene sottoposta al popolo un’iniziativa nata per volere della società civile, delle cittadine e dei cittadini e delle organizzazioni nelle quali sono impegnati. L’iniziativa non rappresenta partiti politici né interessi particolari. Si tratta di giustizia e dell’immagine del nostro Paese.
L’iniziativa per multinazionali responsabile offre alla Svizzera l’opportunità di essere al passo con i tempi in materia di imprese e diritti umani, introducendo maggiore trasparenza e accresciuta responsabilità degli attori sociali. Una strada già intrapresa a livello internazionale
Appuntamento giovedì 12 novembre 2020, ore 20.30 in diretta sulla pagina Facebook @AmnestySvizzera
Dick Marty è stato tra i patroni del Gruppo Ticino di Amnesty International al momento della sua fondazione, nel 1974. Profondamente convinto dell’importanza cruciale della difesa dei diritti dell’Uomo in Svizzera e nel resto del mondo, dal 2015 si impegna per il successo dell’Iniziativa per multinazionali responsabili, di cui è co-presidente.
Voluta e sostenuta dalla società civile, dalle associazioni e dalle ONG, l’Iniziativa per multinazionali responsabili, in votazione domenica 29 novembre 2020, rappresenta un unicum nella storia della politica Svizzera.
L’Iniziativa per multinazionali responsabili è stata lanciata nell’aprile 2015 da una coalizione che allora includeva 66 organizzazioni, ha raccolto oltre 120'000 firme ed è stata consegnata alla Cancelleria federale il 10 ottobre 2016. Oggi la coalizione che sostiene l’iniziativa conta 130 organizzazioni, un Comitato borghese, un Comitato degli imprenditori e un Comitato delle Chiese, oltre a 350 comitati locali, diffusi in particolare nella svizzera tedesca e romanda.
Dopo un iter parlamentare particolarmente lungo, finalmente l’iniziativa sarà sottoposta al voto popolare domenica 29 novembre 2020. Se fosse respinta entrerebbe automaticamente in vigore il controprogetto indiretto. Questo non prevede norme vincolanti per le imprese e impone unicamente la pubblicazione di rapporti annuali, e non avrebbe quindi un reale impatto sulla protezione dell’ambiente e delle persone.
Un primo passo verso un’economia più rispettosa di diritti umani e ambiente è stata la petizione “Diritto senza frontiere”, rivolta al Consiglio federale e lanciata nel 2011 da 7 organizzazioni, diventate 50 al momento della consegna delle 135mila firme raccolte.
Modera il giornalista Lorenzo Erroi
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