Per gli iniziativisti questo controprogetto contiene diversi punti negativi, in primis che le regole vincolanti valgono solo per imprese di dimensioni molto grandi e che le disposizioni in materia di responsabilità sono limitate. Ciononostante, il comitato d’iniziativa ha assicurato - anche prima della decisione del 4 marzo - che avrebbe ritirato la propria iniziativa se il controprogetto del Consiglio nazionale diventasse legge. Questo perché il ritiro permetterebbe che le nuove norme entrino in vigore in tempi più rapidi rispetto a un voto popolare, un aspetto importante per le vittime di violazioni dei diritti umani.
Indicazione di voto del Consiglio nazionale riguardante l’iniziativa: no risicato
Dick Marty, già Consigliere agli Stati PLR (TI) e co-presidente del comitato d’iniziativa ha commentato la decisione del Consiglio nazionale: «Le multinazionali devono rispettare i diritti umani e gli standard ambientali. E quando questo non è il caso devono assumersene la responsabilità. Le rivendicazioni dell’Iniziativa per multinazionali responsabili sono un’ovvietà e di conseguenza il sostegno parlamentare è ampio. Quasi la metà dei parlamentari ha votato oggi per un’indicazione di voto favorevole all’Iniziativa. Anche grazie al sostegno crescente – soprattutto nella cerchia borghese – sono fiducioso riguardo all’eventuale voto popolare: secondo gli ultimi sondaggi 3 persone aventi diritto di voto su 4 sostengono la nostra Iniziativa.»
Il Consiglio degli Stati mantiene la propria posizione
Il 9 marzo 2020 il Consiglio degli Stati ha nuovamente discusso l’oggetto e deciso di continuare a sostenere il controprogetto alibi redatto in tempi rapidi dalla Consigliera federale Keller-Sutter. Se questo fosse il caso l’Iniziativa non verrà ovviamente ritirata, dato che nel controprogetto sono totalmente assenti regole vincolanti per evitare violazioni dei diritti umani da parte delle multinazionali. Basato sul dovere di riferire sul rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali tramite dei "rapporti", il controprogetto non prevede alcun tipo di regola vincolante o clausola di responsabilità per impedire alle multinazionali di violare i diritti umani e di inquinare l'ambiente.
"Dei rapporti su carta patinata che non obbligano le aziende a rendere conto dei danni che causano non sono altro che tigri di carta. Non contribuiranno a un miglioramento duraturo della protezione dei diritti umani e dell'ambiente delle popolazioni interessate", afferma Danièle Gosteli Hauser, responsabile dell'economia e dei diritti umani presso la sezione svizzera di Amnesty International.
Votazione in novembre ancora una possibilità
Come sappiamo, la terza settimana di sessione del Parlamento è stata annullata. Avrebbero ancora dovuto tenersi una terza discussione per eliminare le divergenze al Consiglio degli Stati e un’eventuale conferenza di conciliazione sul controprogetto. Non si sono potuti tenere nemmeno il voto sull’iniziativa e un eventuale controprogetto.
La data termine per l’iter parlamentare della nostra iniziativa era il 10 aprile. Il Consiglio federale ha stabilito tramite un’ordinanza la sospensione momentanea dei termini. Informazioni supplementari qui : https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-78503.html
IL CONTESTO
Cosa chiede l’Iniziativa per multinazionali responsabili?
L’Iniziativa per multinazionali responsabili chiede un’ovvietà: le imprese svizzere che attraverso le proprie attività all’estero avvelenano l’acqua potabile oppure espellono con violenza comunità autoctone dalle proprie terre devono rispondere delle proprie azioni.
Chi sostiene l’Iniziativa per multinazionali responsabili?
L’Iniziativa è sostenuta da 120 organizzazioni attive in ambito di diritti umani, politica ambientale e cooperazione allo sviluppo; un comitato economico con oltre 170 imprenditori e imprenditrici; oltre 160 politici del «Comité bourgeois»; Operation Libero; la Conferenza dei Vescovi svizzeri; la Federazione delle chiese protestanti e oltre 350 comitati locali con migliaia di volontari pronti per impegnarsi per la vittoria alle urna.
Gli ultimi sondaggi
Nel mese di febbraio 2020 l’istituto LINK ha svolto due sondaggi rappresentativi, uno telefonicamente e uno online, su mandato dell’Iniziativa per multinazionali responsabili. Essi mostrano che circa 78% degli aventi diritti di voto interpellati voterebbero oggi sì all’Iniziativa per multinazionali responsabili.
Valutazione del controprogetto del Consiglio nazionale
Il controprogetto del Consiglio nazionale tocca molto meno imprese rispetto all’Iniziativa. La responsabilità viene limitata unicamente a società affiliate giuridicamente che eseguono dei controlli; vale solamente per danni all’integrità fisica, alla vita e alla proprietà, e unicamente per un catalogo preciso di diritti umani. Prima di procedere a una denuncia sussiste un arbitrato obbligatorio, che solleva ostacoli per le persone interessate.
Valutazione del controprogetto del Consiglio degli Stati
Il controprogetto degli Stati è una proposta alibi, che in realtà è unicamente un obbligo di segnalazione e quindi non diminuisce le violazioni dei diritti umani e i casi d’inquinamento, come ha sostenuto la Prof. Christine Kaufmann, che dirige il comitato per gestione imprenditoriale responsabile del OCSE. Vedasi anche NZZ del 2 marzo: «Diese Frage kam auch in der OECD vor wenigen Tagen an einer Konferenz zur Sprache. Dabei zeigte sich deutlich, dass sich die Berichterstattungspflicht in der EU nicht bewährt hat.» (Traduzione: «Questa questione è stata ugualmente mezionata qualche giorno fa durante una conferenza in senso al OCSE. È chiaro che l’obbligo di presentare un rapporto non ha fatto le sue prove nell’UE»).
L’obbligo della dovuta diligenza solo per il lavoro minorile e quattro minerali di conflitto scelti casualmente sono altrettanto insufficienti, come ribadisce per esempio anche UNICEF in una lettera inviata a tutti i parlamentari.
In molti paesi sono già possibili azioni legali contro la sede principale della multinazionale
Se si guarda oltre i nostri confini, si vede che in Francia la legge (“Loi de vigilance”) stipula quanto chiede l’Iniziativa per multinazionali responsabili; mentre l’Italia in materia di diritti umani prevede perfino la responsabilità penale; nel Regno Unito, in Canada o nei Paesi Bassi ci sono invece cause pendenti in tribunale.