Mentre i casi di contagio non fanno che aumentare, quasi venti sindacati, associazioni e ONG insieme a oltre 1'000 professionisti/e della salute chiedono maggiore trasparenza e un vero bilancio della situazione del personale di cura durante la pandemia. Unia, il Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD/SSP e l’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri (ASI), la Federazione svizzera delle levatrici, Notfallpflege Schweiz e l’Associazione dei medici assistenti e dei capi clinica sono tra i firmatari di una lettera aperta promossa da Amnesty International il 18 agosto scorso e consegnata oggi al Consiglio federale. Le organizzazioni e i rappresentanti del personale di cura chiedono una valutazione indipendente dell’impatto della crisi sul personale sanitario e delle misure prese per rispondervi. Vista la sovrarappresentazione delle donne e delle persone di origine straniera in queste professioni, la valutazione dovrebbe integrare una prospettiva di genere e una prospettiva legata all’origine delle persone.
Nel mondo almeno 7'000 professionisti/e della salute hanno pagato con la propria vita gli sforzi contro la pandemia. In Svizzera non sono attualmente a disposizione dei dati esaustivi riguardo le conseguenze della pandemia sul personale sanitario: è impossibile sapere quante persone hanno contratto il virus e quante sono morte. Anche se la Cancelleria federale sta conducendo una valutazione sulla gestione della crisi del Covid-19, il Consiglio federale non prevede di includere delle indagini quantitative e delle interviste separate con il personale sanitario.
“Durante la primavera i professionisti della salute di tutti i settori hanno subito una forte pressione fisica e psichica. Queste donne e questi uomini si sono trovati confrontati a un virus nuovo dalle conseguenze incerte, a delle settimane di lavoro interminabili, a dei materiali di protezione insufficienti e all’angoscia di contagiare i propri cari. Con l’arrivo della seconda ondata, lo stato di salute del personale è allarmante poiché per tutte e tutti l’esaurimento è dietro l’angolo. Ordinare una valutazione indipendente è un primo passo indispensabile per far luce sulla gestione della crisi da parte del governo e poter definire delle misure atte a meglio proteggere il personale sanitario dal virus in futuro”, ha dichiarato Béatriz Rosende del VPOD/SSP.
“È necessario che il Consiglio federale valuta l’impatto della crisi e delle misure che sono state messe in atto per proteggere i diritti fondamentali delle persone che esercitano delle professioni essenziali. Ad oggi non è prevista una valutazione quantitativa e qualitativa dettagliata delle conseguenze del Coronavirus sul personale sanitario. Nel momento in cui entriamo nella seconda ondata, il Consiglio federale deve finalmente rimediare a questa lampante mancanza di trasparenza e mettere in funzione degli strumenti della sorveglianza della salute fisica e mentale dei professionisti al fronte”, ha spiegato Pablo Cruchon, coordinatore della campagna per Amnesty International Svizzera.
Lunedì prenderà il via una settimana di proteste da parte del personale sanitario che culminerà in un’azione in Piazza federale a Berna, sabato 31 ottobre.
“Gli applausi non bastano. Il personale di cura chiede delle misure concrete per meglio gestire una seconda ondata di Coronavirus quest’inverno e garantire delle cure di qualità in futuro. È urgente effettuare una valutazione indipendente della crisi di questa primavera per permettere di avere dei dati concreti sui quali basarsi,” sottolinea Yvonne Ribi, segretaria generale dell’ASI.
“Inoltre questa valutazione deve includere un’analisi delle condizioni di lavoro della totalità del personale sanitario, non solo le persone che lavorano negli ospedali. La situazione nelle case di cura, per esempio, è stata particolarmente difficile e questa analisi deve poter mettere in luce queste diverse realtà”, precisa Samuel Burri del sindacato Unia. “Il personale di cura nelle case per anziani è stato fortemente esposto a causa della mancanza del materiale di protezione. Dobbiamo sapere quale effetto questo ha avuto sui contagi e vogliamo capire il motivo di queste mancanze. Tali catastrofi sulle spalle del personale e dei residenti non si devono ripetere,” ha aggiunto.
Campagna di Amnesty in favore del personale sanitario
Nell’ambito di una campagna lanciata lo scorso 18 agosto, Amnesty Svizzera si è impegnata per una miglior protezione dei diritti dei professionisti della salute in Svizzera e nel mondo. L’organizzazione per i diritti umani sostiene il personale del settore sanitario nelle sue rivendicazioni per delle migliori condizioni di lavoro affinché possano lavorare in dignità e sicurezza. Oltre alla lettera aperta indirizzata al Consiglio federale, Amnesty International ha promosso il manifesto “La nostra salute, i loro diritti” per permettere alle persone di esprimere solidarietà al personale sanitario in Svizzera. Questo manifesto sarà consegnato durante l’azione di chiusura della settimana di protesta, sabato 31 ottobre a Berna.
Organizzazioni che hanno sottoscritto la lettera aperta al Consiglio federale (lista in francese) :
Amnesty International Suisse, Syndicat des services publics, Le syndicat UNIA, Syna le syndicat, Fédération suisse des sages-femmes, Association suisse des infirmières et infirmiers, Association suisse des médecins assistant(e)s et chef(fe)s de clinique, SOINS D’URGENCE SUISSE, GIC swissANP Groupe d'intérêt commun ASI, Santé Sexuelle Suisse, INSOS Suisse, Coordination post Beijing des ONG Suisses, Femmes protestantes en Suisse, Femmes de PAix Autour du Monde, L’ONG féministe pour la paix, solidarité femmes de Suisse et du Liechtenstein, Association pour les droits de la femme, Frauenrechte beider Basel, FemWiss: Verein Feministische Wissenschaft Schweiz.