In un anno difficile per i diritti umani a tenere viva la lotta per i diritti umani sono stati i cittadini, mobilitati contro le ingiustizie.© Amnesty International / Jarek Godlewski
In un anno difficile per i diritti umani a tenere viva la lotta per i diritti umani sono stati i cittadini, mobilitati contro le ingiustizie. © Amnesty International / Jarek Godlewski

Rapporto annuale Amnesty International 2020/2021 La pandemia ha conseguenze devastanti per i diritti umani

Comunicato stampa, 7 aprile 2021, Londra/Lugano – Contatto media
Le politiche di austerità che hanno eroso le infrastrutture pubbliche ed esacerbato le disuguaglianze hanno spianato la strada alla devastazione causata dal Covid-19. Parallelamente dei dirigenti hanno strumentalizzato la crisi sanitaria per rafforzare il proprio potere, mentre i meccanismi di cooperazione globale non funzionano in modo adeguato, in particolare per quel che riguarda l’accesso ai vaccini.

"Un gran numero di persone sono rimaste in balia del virus a causa delle politiche divisive, di misure di austerità incaute e della scelta fatta dalle autorità, decenni or sono, di non investire in strutture pubbliche in rovina. Il Covid-19 ha messo in evidenza le disuguaglianze esistenti nei paesi e tra paesi, mettendo in risalto il disinteresse dei nostri dirigenti per la nostra comune umanità", ha dichiarato Agnès Callamard, la nuova Segretaria generale di Amnesty International.

La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze e l’erosione dei servizi pubblici

Il Covid-19 ha peggiorato la già precaria situazione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in molti paesi, intrappolandoli in squallidi campi d’accoglienza, tagliando loro dei rifornimenti vitali o bloccandoli in seguito a controlli alle frontiere più severi.

Il rapporto evidenzia un marcato aumento della violenza di genere e domestica. Molte donne e persone della comunità LGBTI sono confrontate con maggiori difficoltà nella ricerca di protezione e sostegno. Questo a causa delle restrizioni alla libertà di movimento, della mancanza di meccanismi riservati e sicuri che permettano alle vittime di denunciare la violenza mentre sono isolate con i loro aguzzini e la capacità ridotta o la sospensione dei servizi di assistenza.

Chi è in prima linea nella lotta alla pandemia - il personale sanitario e del settore informale - ha subito le conseguenze delle politiche che hanno volutamente lasciato degradare i sistemi sanitari e di protezione sociale, ridotti in condizioni pietose.

"Nel 2020, confrontati con la pressione straordinaria di una pandemia, i sistemi sanitari sono stati messi a dura prova e le persone sono state lasciate in una situazione finanziaria disastrosa. Gli eroi e le eroine del 2020 sono il personale sanitario, in prima linea a salvare vite umane, e tutte le persone si trovano in fondo alla scala del reddito e che hanno lavorato duramente per sfamare le proprie famiglie e mantenere i nostri servizi essenziali. Crudelmente, coloro che hanno dato di più, sono stati meno protetti", ha dichiarato Agnès Callamard.

Pandemia strumentalizzata per intensificare la repressione

Le misure attuate per affrontare la pandemia sono anche state compromesse dal fatto che dei leader hanno sfruttato la crisi, strumentalizzando il Covid-19 per rafforzare il proprio potere.

L’adozione di leggi che criminalizzano i commenti sulla pandemia sono state un modello predominante. In Ungheria, per esempio, il governo del primo ministro Viktor Orbán ha modificato il codice penale del paese, introducendo pene detentive fino a cinque anni per la "diffusione di false informazioni" sul virus. In Bahrain, Kuwait, Oman, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, le autorità hanno usato la pandemia come pretesto per continuare a reprimere il diritto alla libertà di espressione, anche perseguendo le persone che hanno commentato sui social media la risposta del governo alla pandemia per aver diffuso "notizie false".

Altri leader hanno fatto ricorso a uso eccessivo della forza. Nelle Filippine, il presidente Rodrigo Duterte ha detto di aver ordinato alla polizia di sparare "per uccidere" alle persone che protestano o possono causare "problemi" durante il lockdown. In Nigeria, interventi brutali da parte della polizia hanno portato alla morte di persone scese in strada per protestare rivendicando i propri diritti e chiedendo ai responsabili di rendere conto delle proprie azioni. Nel Brasile del presidente Bolsonaro durante la pandemia si è assistito a un aumento della violenza da parte della polizia: almeno 3’181 persone sono state uccise dalla polizia in tutto il paese tra gennaio e giugno - una media di 17 morti al giorno.

Alcuni leader sono andati oltre, usando la distrazione della pandemia per reprimere le critiche senza alcun collegamento con il virus. Per esempio, in India, Narendra Modi ha dato un ulteriore giro di vite contro l'attivismo della società civile, anche con raid antiterrorismo nelle case e negli uffici. Nella Cina del presidente Xi Jinping, il governo ha continuato la persecuzione degli uiguri e di altre minoranze musulmane nello Xinjiang, mentre a Hong Kong, per legittimare la repressione a sfondo politico, è stata introdotta una legge sulla sicurezza nazionale.

L'interesse nazionale ha prevalso sulla cooperazione internazionale

I leader mondiali hanno anche creato scompiglio sulla scena internazionale, ostacolando gli sforzi per una ripresa collettiva, bloccando o minando la cooperazione internazionale.

  • Dei leader dei paesi ricchi che hanno eluso i tentativi di cooperazione globale comprando la maggior parte della fornitura mondiale di vaccini, lasciando poco o niente per gli altri paesi. Inoltre, non sono intervenuti per spingere le aziende farmaceutiche a condividere le proprie conoscenze e tecnologie così da aumentare la fornitura di vaccini anti Covid-19 a livello mondiale.
  • In Cina, il governo di Xi Jinping ha censurato e perseguitato gli operatori sanitari e i giornalisti che hanno tentato di lanciare l'allarme iniziale sul virus, occultando informazioni cruciali.
  • Il G2O ha proposto di sospendere i pagamenti del debito dei paesi più poveri, chiedendo contemporaneamente che il denaro venga poi restituito con gli interessi.
I paesi ricchi, Svizzera inclusa, devono essere più solidali

"L'unica via d'uscita da questa situazione di stallo è la cooperazione internazionale. I paesi membri del G20 e le istituzioni finanziarie internazionali devono ridurre il debito dei 77 paesi più poveri così che possano mettere in atto le misure necessarie per arginare la pandemia e riprendersi dalle sue conseguenze", ha sottolineato Alexandra Karle, direttrice di Amnesty International Svizzera.

"Gli Stati ricchi devono far sì che i vaccini siano disponibili rapidamente per tutte e tutti, ovunque e gratuitamente. Le aziende farmaceutiche devono condividere le proprie conoscenze e tecnologie così che nessuno sia lasciato da parte. La Svizzera, in particolare, deve smettere di ostacolare una deroga alla proprietà intellettuale per i vaccini contro il Covid-19", sostiene Alexandra Karle.

Nel capitolo dedicato alla Svizzera, Amnesty International critica il rifiuto da parte del Consiglio federale di accogliere un importante contingente di rifugiati provenienti dalle isole greche, e questo nonostante si registri un numero molto basso di richieste di asilo e malgrado la disponibilità di numerose città e comuni che hanno espresso la propria volontà di accogliere queste persone.

La forza dei movimenti di protesta

Le politiche repressive hanno ispirato molte persone a unirsi a lotte di lunga data, come si è visto dalle proteste di Black Lives Matter negli Stati Uniti, le proteste del movimento #End SARS in Nigeria, e nuove e creative forme di protesta come gli scioperi virtuali del clima. Il rapporto elenca molte importanti vittorie che gli attivisti per i diritti umani hanno contribuito ad assicurare nel 2020, in particolare nella lotta alla violenza di genere. Queste includono ad esempio le nuove leggi adottate per contrastare la violenza contro le donne e le ragazze in Kuwait, Corea del Sud e Sudan, come anche la depenalizzazione dell'aborto in Argentina, Irlanda del Nord e Corea del Sud.

"Nel 2020 l’impulso è venuto dalle numerosissime persone che hanno manifestato per chiedere un cambiamento. Abbiamo assistito a movimenti di protesta pubblici contro la repressione e le disuguaglianze in Polonia, Hong Kong, Iraq e Cile, per citarne solo alcuni. A spingerci ad andare avanti sono stati i cittadini comuni e i difensori dei diritti umani di tutto il mondo. Queste sono le persone all’avanguardia nella lotta per un mondo migliore, più sicuro e più equo", ha detto Agnès Callamard.